L’ampio periodo, quello tra le due guerre, preso in considerazione per avanzare le riflessioni che seguono, trova una sua precisa giustificazione nel considerare che dal 1945 in avanti vengono ripresi e sviluppati alcuni discorsi parzialmente interrotti a causa dei conflitti, ma impostati, a livello internazionale, almeno dagli anni venti e con estremo ritardo in Italia almeno dai trenta. Se è indubbio il mancato aggancio della sponda commerciale-produttiva al progetto di design – parlando di paradosso di un “design senza industria” che porta il design italiano a confrontarsi prevalentemente con l’artigianato e le arti, investendo la sfera artigianale della capacità di qualificare l’oggetto – bisogna aggiungere un fattore non meno importante, quello del retaggio culturale “italico” – ben divulgato da autorevoli progettisti come Gio Ponti che indirizza il progetto degli interni ai “mobili decorativi”.
È possibile costruire mobili di serie?” Ombre e luci sull'arredo democratico italiano dal dopoguerra / Filippini, A; Chiesa, R. - STAMPA. - (2020), pp. 291-306. (Intervento presentato al convegno Quarto Convegno AIS/Design, Associazione Italiana Storici del Design tenutosi a Torino nel 28-29 giugno 2019).
È possibile costruire mobili di serie?” Ombre e luci sull'arredo democratico italiano dal dopoguerra
Filippini A;
2020
Abstract
L’ampio periodo, quello tra le due guerre, preso in considerazione per avanzare le riflessioni che seguono, trova una sua precisa giustificazione nel considerare che dal 1945 in avanti vengono ripresi e sviluppati alcuni discorsi parzialmente interrotti a causa dei conflitti, ma impostati, a livello internazionale, almeno dagli anni venti e con estremo ritardo in Italia almeno dai trenta. Se è indubbio il mancato aggancio della sponda commerciale-produttiva al progetto di design – parlando di paradosso di un “design senza industria” che porta il design italiano a confrontarsi prevalentemente con l’artigianato e le arti, investendo la sfera artigianale della capacità di qualificare l’oggetto – bisogna aggiungere un fattore non meno importante, quello del retaggio culturale “italico” – ben divulgato da autorevoli progettisti come Gio Ponti che indirizza il progetto degli interni ai “mobili decorativi”.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/11583/2993663