L’ordine dei Chierici regolari Ministri degli Infermi, detti Camilliani dal nome del fondatore San Camillo de Lellis, trae la sua origine dalla compagnia dei servi degli infermi fondata nel 1582 per l’assistenza agli ammalati nell’ospedale di San Giacomo degli Incurabili a Roma. La compagnia riceve lo statuto di ordine da papa Gregorio XIV con la bolla del 21 settembre 1591 che ne definisce il fine speciale, la formula di vita e le norme. I componenti sono tenuti al rispetto dei voti di castità, povertà e obbedienza, cui si aggiunge l’assistenza agli infermi. La presenza dei Camilliani nel territorio piemontese e ligure si attesta a partire dalla fine del XVI secolo con la fondazione delle case di Genova (Santa Croce e San Camillo, 1594, e Santa Maria dello Zerbino, 1618), Mondovì (1626), Occimiano (1628) e Torino (1678). Carattere distintivo degli insediamenti è l’inserimento all’interno di complessi architettonici preesistenti, con successivi ampliamenti e riplasmazioni degli spazi, ed una stretta connessione con le strutture ospedaliere cittadine in relazione alla spiritualità dell’ordine. Le vicende conseguenti alle soppressioni napoleoniche incidono in modo determinante sulla conservazione di tali beni, sottoponendoli a distruzioni, cambi di proprietà e destinazioni d’uso talora improprie: a fronte della demolizione della casa di Mondovì, si registrano oggi profonde trasformazioni che hanno coinvolto le case di Occimiano e dello Zerbino a Genova. La sede di Santa Croce rappresenta tuttora una presenza fisica nel contesto urbano genovese pur a fronte della demolizione del convento annesso alla chiesa e della successiva riedificazione della casa dell’ordine nella seconda metà del XX secolo. Il presente contributo intende illustrare gli esiti di una ricerca che ha indagato l’attuale consistenza del patrimonio architettonico dell’ordine Camilliano in area piemontese e ligure, focalizzando l’attenzione sui casi in cui gli interventi attuati a partire dal XIX secolo ne hanno determinato modifiche e cancellazioni. Attraverso l’apporto di fonti documentali ed iconografiche inedite e la ricognizione delle testimonianze materiali ancora riconoscibili, si procederà ad indagare la perdita dell’eredità tangibile ed intangibile che ha contraddistinto la storia di tali complessi a seguito delle trasformazioni subite.

La presenza dell’ordine Camilliano in Piemonte e Liguria: trasformazioni, demolizioni e perdita della memoria di un patrimonio architettonico di età moderna / Dabbene, Daniele. - ELETTRONICO. - (2023), pp. 579-594. (Intervento presentato al convegno Rappresentazione, Architettura e Storia. La diffusione degli ordini religiosi nei paesi del Mediterraneo tra Medioevo ed Età Moderna nel 10-11 maggio 2021).

La presenza dell’ordine Camilliano in Piemonte e Liguria: trasformazioni, demolizioni e perdita della memoria di un patrimonio architettonico di età moderna

Daniele Dabbene
2023

Abstract

L’ordine dei Chierici regolari Ministri degli Infermi, detti Camilliani dal nome del fondatore San Camillo de Lellis, trae la sua origine dalla compagnia dei servi degli infermi fondata nel 1582 per l’assistenza agli ammalati nell’ospedale di San Giacomo degli Incurabili a Roma. La compagnia riceve lo statuto di ordine da papa Gregorio XIV con la bolla del 21 settembre 1591 che ne definisce il fine speciale, la formula di vita e le norme. I componenti sono tenuti al rispetto dei voti di castità, povertà e obbedienza, cui si aggiunge l’assistenza agli infermi. La presenza dei Camilliani nel territorio piemontese e ligure si attesta a partire dalla fine del XVI secolo con la fondazione delle case di Genova (Santa Croce e San Camillo, 1594, e Santa Maria dello Zerbino, 1618), Mondovì (1626), Occimiano (1628) e Torino (1678). Carattere distintivo degli insediamenti è l’inserimento all’interno di complessi architettonici preesistenti, con successivi ampliamenti e riplasmazioni degli spazi, ed una stretta connessione con le strutture ospedaliere cittadine in relazione alla spiritualità dell’ordine. Le vicende conseguenti alle soppressioni napoleoniche incidono in modo determinante sulla conservazione di tali beni, sottoponendoli a distruzioni, cambi di proprietà e destinazioni d’uso talora improprie: a fronte della demolizione della casa di Mondovì, si registrano oggi profonde trasformazioni che hanno coinvolto le case di Occimiano e dello Zerbino a Genova. La sede di Santa Croce rappresenta tuttora una presenza fisica nel contesto urbano genovese pur a fronte della demolizione del convento annesso alla chiesa e della successiva riedificazione della casa dell’ordine nella seconda metà del XX secolo. Il presente contributo intende illustrare gli esiti di una ricerca che ha indagato l’attuale consistenza del patrimonio architettonico dell’ordine Camilliano in area piemontese e ligure, focalizzando l’attenzione sui casi in cui gli interventi attuati a partire dal XIX secolo ne hanno determinato modifiche e cancellazioni. Attraverso l’apporto di fonti documentali ed iconografiche inedite e la ricognizione delle testimonianze materiali ancora riconoscibili, si procederà ad indagare la perdita dell’eredità tangibile ed intangibile che ha contraddistinto la storia di tali complessi a seguito delle trasformazioni subite.
2023
978-88-9377-267-9
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2978424