Lo studio del rapporto tra ordini religiosi e architettura costituisce un filone importante della recente storiografia architettonica, avviato per quanto riguarda l’età moderna dalla indagine sulla Compagnia di Gesù, assurta a caso storiografico tra le decine di nuove congregazioni religiose sorte in seno alla Riforma cattolica. Poiché molte di queste congregazioni sono nate al di qua delle Alpi, gli studi hanno privilegiato il contesto italiano, senza dubbio stimolante. Ma anche la Francia di primo Seicento, una volta superati i travagli delle guerre di religione, fu attiva protagonista del rinnovamento spirituale e organizzativo della Chiesa, assistendo nel giro di pochi decenni alla fondazione di nuovi ordini, tra cui l’Oratorio di Gesù istituito a Parigi nel 1611 da Pierre de Bérulle. Gli Oratoriani, che, nonostante l’omonimia e gli ideali apostolici condivisi, furono sempre indipendenti e distinti dalla congregazione romana di san Filippo Neri, ebbero il loro centro a Parigi e furono attivi quasi esclusivamente sul territorio transalpino fino alla Rivoluzione. Dediti principalmente al perfezionamento del sacerdozio, furono sempre più chiamati all’istruzione dei giovani e alla conduzione dei collegi, oltre che dei seminari, entrando in questo modo in forte competizione con i Gesuiti. I padri dell’Oratorio sono, perciò, conosciuti soprattutto per il loro ruolo di congregazione insegnante, oltre che per l’importante eredità spirituale di Bérulle. Nonostante la voluminosa bibliografia prodotta nell’ultimo secolo e in anni recenti, il loro rapporto con l’architettura e i loro edifici non hanno, invece, mai destato particolare curiosità fra gli studiosi. Eppure questa congregazione in due secoli di vita ha costruito decine di chiese, collegi, seminari, case in tutta la Francia. Una tale lacuna è legata senz’altro alla maggiore attenzione prestata alle principali occupazioni che distinsero i preti dell’Oratorio: l’insegnamento e la dottrina. Ma in parte deriva anche dal fatto che gli Oratoriani non codificarono una propria peculiare visione dell’architettura, mentre produssero un corpus di studi letterari e teologici notevole per quantità e qualità. Se la storiografia ha potuto speculare sul «modo nostro» dei Gesuiti o sulle istruzioni edilizie lasciate dai fondatori di altri ordini regolari, non ha trovato, invece, appigli concreti per gli Oratoriani, dal momento che essi non definirono né adottarono alcun modello per le loro chiese e per le loro residenze. Tuttavia, l’analisi delle pratiche e dei meccanismi della loro produzione architettonica, intrecciata con alcuni casi particolari di costruzione dei loro templi, lascia emergere spunti che sembrano particolarmente interessanti per una miglior comprensione della teoria e della prassi architettonica delle congregazioni post-tridentine.

L'Oratorio di Francia e l'architettura. Regole, pratiche e progetti per le fabbriche di una congregazione post-tridentina. Da Pierre de Bérulle ad Abel-Louis de Sainte-Marthe (1611-1696) / Caterino, Roberto. - STAMPA. - (2013). [10.6092/polito/porto/2509085]

L'Oratorio di Francia e l'architettura. Regole, pratiche e progetti per le fabbriche di una congregazione post-tridentina. Da Pierre de Bérulle ad Abel-Louis de Sainte-Marthe (1611-1696).

CATERINO, ROBERTO
2013

Abstract

Lo studio del rapporto tra ordini religiosi e architettura costituisce un filone importante della recente storiografia architettonica, avviato per quanto riguarda l’età moderna dalla indagine sulla Compagnia di Gesù, assurta a caso storiografico tra le decine di nuove congregazioni religiose sorte in seno alla Riforma cattolica. Poiché molte di queste congregazioni sono nate al di qua delle Alpi, gli studi hanno privilegiato il contesto italiano, senza dubbio stimolante. Ma anche la Francia di primo Seicento, una volta superati i travagli delle guerre di religione, fu attiva protagonista del rinnovamento spirituale e organizzativo della Chiesa, assistendo nel giro di pochi decenni alla fondazione di nuovi ordini, tra cui l’Oratorio di Gesù istituito a Parigi nel 1611 da Pierre de Bérulle. Gli Oratoriani, che, nonostante l’omonimia e gli ideali apostolici condivisi, furono sempre indipendenti e distinti dalla congregazione romana di san Filippo Neri, ebbero il loro centro a Parigi e furono attivi quasi esclusivamente sul territorio transalpino fino alla Rivoluzione. Dediti principalmente al perfezionamento del sacerdozio, furono sempre più chiamati all’istruzione dei giovani e alla conduzione dei collegi, oltre che dei seminari, entrando in questo modo in forte competizione con i Gesuiti. I padri dell’Oratorio sono, perciò, conosciuti soprattutto per il loro ruolo di congregazione insegnante, oltre che per l’importante eredità spirituale di Bérulle. Nonostante la voluminosa bibliografia prodotta nell’ultimo secolo e in anni recenti, il loro rapporto con l’architettura e i loro edifici non hanno, invece, mai destato particolare curiosità fra gli studiosi. Eppure questa congregazione in due secoli di vita ha costruito decine di chiese, collegi, seminari, case in tutta la Francia. Una tale lacuna è legata senz’altro alla maggiore attenzione prestata alle principali occupazioni che distinsero i preti dell’Oratorio: l’insegnamento e la dottrina. Ma in parte deriva anche dal fatto che gli Oratoriani non codificarono una propria peculiare visione dell’architettura, mentre produssero un corpus di studi letterari e teologici notevole per quantità e qualità. Se la storiografia ha potuto speculare sul «modo nostro» dei Gesuiti o sulle istruzioni edilizie lasciate dai fondatori di altri ordini regolari, non ha trovato, invece, appigli concreti per gli Oratoriani, dal momento che essi non definirono né adottarono alcun modello per le loro chiese e per le loro residenze. Tuttavia, l’analisi delle pratiche e dei meccanismi della loro produzione architettonica, intrecciata con alcuni casi particolari di costruzione dei loro templi, lascia emergere spunti che sembrano particolarmente interessanti per una miglior comprensione della teoria e della prassi architettonica delle congregazioni post-tridentine.
2013
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