Fin dall’avvio della formula dei musei di ambientazione/period rooms, oggetti e frutti delle arti applicate sono stati un complemento utile per ricreare periodi storici, temperie culturali, riferimenti a personaggi e situazioni. In tempi più recenti, e nello specifico nella serie di mostre che hanno inaugurato l’attività espositiva del Centre Pompidou, sotto la direzione di Pontus Hulten (1978-1981), le grandi tranches cronologiche e geografiche (Berlino, New York, Mosca, Parigi) sono state costruite utilizzando prodotti di arti applicate/design come cornice e rinforzo della rappresentazione di un’immagine unitaria della cultura visiva scaturita nelle grandi capitali artistiche dell’occidente. Quasi in contemporanea, in Italia, nella fase di straordinaria crescita del finanziamento di iniziative culturali da parte delle amministrazioni a guida di sinistra (Torino, Bologna, Roma e, per certi versi, Milano), la stessa formula viene utilizzata per raccontare al pubblico le decadi del periodo tra le due guerre, a!rontando gli anni scivolosi del Fascismo e mettendo insieme pittura, scultura, fotografia, cinema, moda, grafica e design anche grazie all’evidente impatto delle Triennali. Renato Barilli in primis (La Metafisica, Bologna 1980; Anni trenta, Milano 1981) lancia, tra mille polemiche, il testimone della formula delle mostre “integrate” dove gli oggetti delle eccellenze del progetto “quotidiano” affiancano opere spesso in cerca di affermazione. La stagione dei curatori “superstar”, lo stesso Hulten, Celant e altri, cavalca ulteriormente questa formula, concentrandosi soprattutto su periodi sempre più ampi, che arrivano al secolo, in cui gli oggetti e i loro autori svolgono spesso la funzione di ricucire le fratture, anche violente, attutire frizioni e diventare significanti di valori estetici in contrasto con quelli etici e con lo spazio che il giudizio storico sempre richiede.

Macchine innocue. Il design nelle mostre d’arte tra ambientazione e rimozione / Dellapiana, Elena. - ELETTRONICO. - (2022), pp. 255-273. (Intervento presentato al convegno V convegno nazionale AIS/Design tenutosi a Venezia (ITA) nel 26-27 novembre 2021).

Macchine innocue. Il design nelle mostre d’arte tra ambientazione e rimozione

Dellapiana Elena
2022

Abstract

Fin dall’avvio della formula dei musei di ambientazione/period rooms, oggetti e frutti delle arti applicate sono stati un complemento utile per ricreare periodi storici, temperie culturali, riferimenti a personaggi e situazioni. In tempi più recenti, e nello specifico nella serie di mostre che hanno inaugurato l’attività espositiva del Centre Pompidou, sotto la direzione di Pontus Hulten (1978-1981), le grandi tranches cronologiche e geografiche (Berlino, New York, Mosca, Parigi) sono state costruite utilizzando prodotti di arti applicate/design come cornice e rinforzo della rappresentazione di un’immagine unitaria della cultura visiva scaturita nelle grandi capitali artistiche dell’occidente. Quasi in contemporanea, in Italia, nella fase di straordinaria crescita del finanziamento di iniziative culturali da parte delle amministrazioni a guida di sinistra (Torino, Bologna, Roma e, per certi versi, Milano), la stessa formula viene utilizzata per raccontare al pubblico le decadi del periodo tra le due guerre, a!rontando gli anni scivolosi del Fascismo e mettendo insieme pittura, scultura, fotografia, cinema, moda, grafica e design anche grazie all’evidente impatto delle Triennali. Renato Barilli in primis (La Metafisica, Bologna 1980; Anni trenta, Milano 1981) lancia, tra mille polemiche, il testimone della formula delle mostre “integrate” dove gli oggetti delle eccellenze del progetto “quotidiano” affiancano opere spesso in cerca di affermazione. La stagione dei curatori “superstar”, lo stesso Hulten, Celant e altri, cavalca ulteriormente questa formula, concentrandosi soprattutto su periodi sempre più ampi, che arrivano al secolo, in cui gli oggetti e i loro autori svolgono spesso la funzione di ricucire le fratture, anche violente, attutire frizioni e diventare significanti di valori estetici in contrasto con quelli etici e con lo spazio che il giudizio storico sempre richiede.
2022
9788899243081
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