Il contributo sviluppato propone una riflessione da una ricerca in corso. L’area del Piemonte Occidentale, compresa nel caso specifico tra la bassa valle Po e la valle dell’Infernotto, risulta molto particolare sia per la varietà degli scenari paesaggistici che la caratterizzano sia per il valore del patrimonio intangibile legato al territorio. Essendo stati il paesaggio, le reti infrastrutturali e il costruito teatro dei principali avvenimenti verificatisi durante la Resistenza (1943-1945), ora risulta molto cospicua l’eredità culturale della comunità connessa a questo tema: diari di guerra, epistolari, carteggi, video interviste, cartoline e fotografie rappresentano il corpus centrale delle fonti a disposizione, le quali sono già state in alcuni casi messe in relazione con la storia politica e sociale del territorio. Tuttavia, alquanto inedito è l’ancoraggio tra le descrizioni rintracciabili nelle fonti e le testimonianze materiali descritte al loro interno, le quali oggi risultano, soprattutto a scala urbana, latenti e non riconoscibili concretamente all’interno del paesaggio. In primo luogo, la ricerca è stata contestualizzata all’interno dell’attuale dibattito che, in ambito nazionale e internazionale, si rivolge da un lato alle problematiche connesse alla salvaguardia del paesaggio e del patrimonio intangibile, mentre dall’altro prende in considerazione le diverse strategie museali adatte a rendere fruibili i territori analoghi a quello considerato. In seguito, lo studio delle fonti, fulcro attorno a cui si è sviluppata tutta la ricerca, sebbene abbia inizialmente fatto riferimento ai diari partigiani pubblicati nel Dopoguerra, si è poi soffermato sulla trascrizione e sull’interpretazione delle video interviste inedite realizzate ai Partigiani e sui racconti dei protagonisti ancora in vita. Queste due differenti forme di testimonianze hanno reso possibile sia la conoscenza di alcuni particolari aneddoti che l’individuazione sul territorio dei luoghi fisici dove si è compiuta la Lotta di Liberazione. Infine, portata a termine questa fase di indagine, grazie al supporto della cartografia storica, è stato possibile mettere a sistema i beni considerati, tracciando una rete di collegamento che ricalcasse i percorsi storici utilizzati al tempo di Guerra. Quindi, sostenendo la teoria proposta nel 1974 da Andrea Emiliani, si è stabilito che la progettazione di un Museo Diffuso per il territorio della bassa valle Po e della valle Infernotto potesse rispondere in maniera adeguata alle esigenze della comunità.

La Resistenza in valle Infernotto e nella bassa valle Po in Piemonte: territori e insediamenti tra storia e memoria / Beltramo, Giulia. - In: STORIA DELL'URBANISTICA. - ISSN 2035-8733. - STAMPA. - 11/2019:(2019), pp. 261-279.

La Resistenza in valle Infernotto e nella bassa valle Po in Piemonte: territori e insediamenti tra storia e memoria.

BELTRAMO, GIULIA
2019

Abstract

Il contributo sviluppato propone una riflessione da una ricerca in corso. L’area del Piemonte Occidentale, compresa nel caso specifico tra la bassa valle Po e la valle dell’Infernotto, risulta molto particolare sia per la varietà degli scenari paesaggistici che la caratterizzano sia per il valore del patrimonio intangibile legato al territorio. Essendo stati il paesaggio, le reti infrastrutturali e il costruito teatro dei principali avvenimenti verificatisi durante la Resistenza (1943-1945), ora risulta molto cospicua l’eredità culturale della comunità connessa a questo tema: diari di guerra, epistolari, carteggi, video interviste, cartoline e fotografie rappresentano il corpus centrale delle fonti a disposizione, le quali sono già state in alcuni casi messe in relazione con la storia politica e sociale del territorio. Tuttavia, alquanto inedito è l’ancoraggio tra le descrizioni rintracciabili nelle fonti e le testimonianze materiali descritte al loro interno, le quali oggi risultano, soprattutto a scala urbana, latenti e non riconoscibili concretamente all’interno del paesaggio. In primo luogo, la ricerca è stata contestualizzata all’interno dell’attuale dibattito che, in ambito nazionale e internazionale, si rivolge da un lato alle problematiche connesse alla salvaguardia del paesaggio e del patrimonio intangibile, mentre dall’altro prende in considerazione le diverse strategie museali adatte a rendere fruibili i territori analoghi a quello considerato. In seguito, lo studio delle fonti, fulcro attorno a cui si è sviluppata tutta la ricerca, sebbene abbia inizialmente fatto riferimento ai diari partigiani pubblicati nel Dopoguerra, si è poi soffermato sulla trascrizione e sull’interpretazione delle video interviste inedite realizzate ai Partigiani e sui racconti dei protagonisti ancora in vita. Queste due differenti forme di testimonianze hanno reso possibile sia la conoscenza di alcuni particolari aneddoti che l’individuazione sul territorio dei luoghi fisici dove si è compiuta la Lotta di Liberazione. Infine, portata a termine questa fase di indagine, grazie al supporto della cartografia storica, è stato possibile mettere a sistema i beni considerati, tracciando una rete di collegamento che ricalcasse i percorsi storici utilizzati al tempo di Guerra. Quindi, sostenendo la teoria proposta nel 1974 da Andrea Emiliani, si è stabilito che la progettazione di un Museo Diffuso per il territorio della bassa valle Po e della valle Infernotto potesse rispondere in maniera adeguata alle esigenze della comunità.
2019
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