Il Teatro Regio di Torino, nella veste realizzata per Carlo Emanuele III, si configura come un tassello (seppur monumentale) del più vasto complesso della Zona di Comando nella capitale, la cui realizzazione era già stata prevista da Amedeo di Castellamonte prima e da Filippo Juvarra poi, quest’ultimo nel 1730 lo aveva collocato, nel piano urbanistico, all’incrocio tra l’Accademia Militare, il palazzo degli Archivi di Corte e quello delle Segreterie di Stato e di Guerra. A causa delle vicisissitudini storiche, la partenza di Juvarra per Madrid e la sua morte nel 1736, il progetto venne poi realizzato da Benedetto Alfieri tra il 1738 e il 1740. Un limite allo studio dell’opera è rappresentato dalla sua scomparsa: l’edificio – con la sola eccezione della facciata – venne completamente devastato da un un incendio nel 1936. L’originalità del paper consiste nello sperimentare e utilizzare come strumento di studio dell’edificio antico, con la sua ricostruzione virtuale, al fine di permetterne il confronto sia con altri esempi di architettura teatrale coevi, che con le rappresentazioni che ne sono state date nei trattati, come L’Encyclopédie Diderot e d’Alembert, o nelle opere pittoriche. La realizzazione di un simile intervento, e la sua attendibilità, sono resi possibili dall’esistenza di un album, Il nuovo Teatro Regio di Torino apertosi nell’anno MDCCXL del Conte Benedetto Alfieri, realizzato nel 1761 dallo stesso progettista. L’importanza di questa raccolta di disegni consiste nell’essere stata composta 21 anni dopo l’ultimazione del teatro; essa è dunque un’opera divulgativa ex-post e non un insieme di elaborati di progetto. Pertanto descrive l’aspetto dell’opera realizzata e fornisce anche indicazioni relative alla decorazione pittorica del plafone. La seconda parte del saggio utilizza il modello immateriale per verificare le opinioni registrate da viaggiatori e compilatori relativamente al teatro. Una possibile ulteriore implementazione del modello e della ricerca valuterà la possibilità di ricostruire il sistema dei collegamenti interni al complesso palatino e degli apparati tecnici della macchina settecentesca, anch’essi descritti nelle tavole dell’album. Non si esclude che, mediante il confronto tra originale immateriale e casi simili tuttora esistenti possano emergere ulteriori osservazioni sulle medesime architetture superstiti.

Nuove letture per il teatro alfieriano: analisi e modelli immateriali / Marotta, Anna; Fassino, Mauro. - STAMPA. - 1:(2012), pp. 377-384. (Intervento presentato al convegno Benedetto Alfieri 1699-1767, architetto di Carlo Emanuele III tenutosi a Torino, Venaria Reale nel 14-16 ottobre 2010).

Nuove letture per il teatro alfieriano: analisi e modelli immateriali

MAROTTA, Anna;FASSINO, MAURO
2012

Abstract

Il Teatro Regio di Torino, nella veste realizzata per Carlo Emanuele III, si configura come un tassello (seppur monumentale) del più vasto complesso della Zona di Comando nella capitale, la cui realizzazione era già stata prevista da Amedeo di Castellamonte prima e da Filippo Juvarra poi, quest’ultimo nel 1730 lo aveva collocato, nel piano urbanistico, all’incrocio tra l’Accademia Militare, il palazzo degli Archivi di Corte e quello delle Segreterie di Stato e di Guerra. A causa delle vicisissitudini storiche, la partenza di Juvarra per Madrid e la sua morte nel 1736, il progetto venne poi realizzato da Benedetto Alfieri tra il 1738 e il 1740. Un limite allo studio dell’opera è rappresentato dalla sua scomparsa: l’edificio – con la sola eccezione della facciata – venne completamente devastato da un un incendio nel 1936. L’originalità del paper consiste nello sperimentare e utilizzare come strumento di studio dell’edificio antico, con la sua ricostruzione virtuale, al fine di permetterne il confronto sia con altri esempi di architettura teatrale coevi, che con le rappresentazioni che ne sono state date nei trattati, come L’Encyclopédie Diderot e d’Alembert, o nelle opere pittoriche. La realizzazione di un simile intervento, e la sua attendibilità, sono resi possibili dall’esistenza di un album, Il nuovo Teatro Regio di Torino apertosi nell’anno MDCCXL del Conte Benedetto Alfieri, realizzato nel 1761 dallo stesso progettista. L’importanza di questa raccolta di disegni consiste nell’essere stata composta 21 anni dopo l’ultimazione del teatro; essa è dunque un’opera divulgativa ex-post e non un insieme di elaborati di progetto. Pertanto descrive l’aspetto dell’opera realizzata e fornisce anche indicazioni relative alla decorazione pittorica del plafone. La seconda parte del saggio utilizza il modello immateriale per verificare le opinioni registrate da viaggiatori e compilatori relativamente al teatro. Una possibile ulteriore implementazione del modello e della ricerca valuterà la possibilità di ricostruire il sistema dei collegamenti interni al complesso palatino e degli apparati tecnici della macchina settecentesca, anch’essi descritti nelle tavole dell’album. Non si esclude che, mediante il confronto tra originale immateriale e casi simili tuttora esistenti possano emergere ulteriori osservazioni sulle medesime architetture superstiti.
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