“L’ingegno proprio degli ingegneri consiste in primo luogo nella capacità di inventare, mettere in atto strategie nuove nelle situazioni impreviste, gestirne l’aspetto economico, e questo grazie alle loro conoscenze matematiche.” Così Bertrand Lemoine, nel 1993 in un piccolo volume Architettura e Ingegneria come professioni (LEMOINE 1993) , riassume la sua concezione della figura dell’ingegnere. In verità la citazione è estratta da una trattazione che, se pur sintetica, si articola in una ricca serie di interessanti riflessioni tese a delineare in cosa essenzialmente consista la differenza tra due professioni che spesso, come avviene nel campo delle costruzioni, si occupano di temi analoghi. Le argomentazioni si concentrano sul rapporto esistente tra l’Architetto e l’Ingegnere, entrambi visti come artisti-tecnici-intellettuali. Sono considerazioni, in gran parte, condivisibili e di indubbia e ricorrente attualità, per esempio quando si soffermano a trattare, con puntuale attenzione, la questione del ruolo dei metodi e dei linguaggi praticati nelle attività formative che finiscono coll’improntare, per buona parte, anche le pratiche professionali. Augusto Cavallari-Murat è stato un ingegnere, investigatore scientifico raffinato e docente di Architettura Tecnica e di Composizione Architettonica presso la facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino; prove di un suo precipuo interesse nei confronti delle questioni di metodo, attuate quando era docente, si ritrovano spesso ribadite con diversità di accenti in molti scritti dedicati al ruolo che nella formazione degli ingegneri progettisti possono assumere alcuni dispositivi concettuali adatti alla risoluzione di problemi complessi, citando quello che lui stesso scriveva: “Sin dal 1952 ho impostato la mia didattica [...] a proposito d’architettura tecnica, di caratteri distributivi e di composizione architettonica nel senso di tradurre l’analisi logica e critica dei fatti funzionali d’uso degli edifici in diagramma geometrico di facile lettura e di significato non equivoco [...] (CAVALLARI-MURAT 1982) . In effetti la fonte di ispirazione di tali diagrammi, che si risolvono in mappe e modelli logici utili per l’analisi di sistemi complessi, è dichiaratamente dedotta da quella teoria dei grafi la cui formalizzazione è certamente più recente, ma che trova nel saggio di Leonhard Euler, contenuto negli Atti dell’Accademia delle Scienze di Pietroburgo del 1736, il preludio di una interessante concezione studiata in ambito urbanistico. L’invenzione -termine che uso nell’accezione latina di ritrovamento- di un nuovo uso del “grafo di Eulero” servì ad Augusto Cavallari-Murat per sperimentare in campo professionale, nella sua intensa attività di didatta e in alcuni ambiti di studio una nuova, attualizzata, revisione del metodo applicandolo all’analisi di itinerari vincolati da relazioni plurime e di diverso livello funzionale, sia si trattasse di layout industriali o di problemi distributivi in edifici complessi per funzioni e flussi o, ancora, per simulare e mettere a confronto risoluzioni di specifici problemi di natura topologica. Nel contributo che vuole rispondere alle vivaci sollecitazioni del IV convegno dell’AISI cogliendo l’occasione per celebrare, a cento anni dalla nascita, Augusto Cavallari-Murat quale illustre figura di studioso, si presentano alcuni esiti prodotti dalle sue visionarie intuizioni e si valutano, attraverso i risultati, ancora oggi qualificanti in ambito didattico, la vitalità scientifico-pedagogica di quelle idee e del suo innovativo metodo, esaminandone l’attualità per continuare a partecipare attivamente alla costituzione di una storia italiana dell’Ingegneria.

Disegnare grafi per dipanare la complessità: Eulero e Augusto Cavallari-Murat indagano luoghi, relazioni, funzioni ideando metodi per l’Ingegneria / Novello, Giuseppa. - STAMPA. - Tomo I:(2012), pp. 265-275. (Intervento presentato al convegno 4° Convegno Nazionale di Storia dell'Ingegneria tenutosi a Napoli nel 16, 17, 18 aprile 2012).

Disegnare grafi per dipanare la complessità: Eulero e Augusto Cavallari-Murat indagano luoghi, relazioni, funzioni ideando metodi per l’Ingegneria

NOVELLO, Giuseppa
2012

Abstract

“L’ingegno proprio degli ingegneri consiste in primo luogo nella capacità di inventare, mettere in atto strategie nuove nelle situazioni impreviste, gestirne l’aspetto economico, e questo grazie alle loro conoscenze matematiche.” Così Bertrand Lemoine, nel 1993 in un piccolo volume Architettura e Ingegneria come professioni (LEMOINE 1993) , riassume la sua concezione della figura dell’ingegnere. In verità la citazione è estratta da una trattazione che, se pur sintetica, si articola in una ricca serie di interessanti riflessioni tese a delineare in cosa essenzialmente consista la differenza tra due professioni che spesso, come avviene nel campo delle costruzioni, si occupano di temi analoghi. Le argomentazioni si concentrano sul rapporto esistente tra l’Architetto e l’Ingegnere, entrambi visti come artisti-tecnici-intellettuali. Sono considerazioni, in gran parte, condivisibili e di indubbia e ricorrente attualità, per esempio quando si soffermano a trattare, con puntuale attenzione, la questione del ruolo dei metodi e dei linguaggi praticati nelle attività formative che finiscono coll’improntare, per buona parte, anche le pratiche professionali. Augusto Cavallari-Murat è stato un ingegnere, investigatore scientifico raffinato e docente di Architettura Tecnica e di Composizione Architettonica presso la facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino; prove di un suo precipuo interesse nei confronti delle questioni di metodo, attuate quando era docente, si ritrovano spesso ribadite con diversità di accenti in molti scritti dedicati al ruolo che nella formazione degli ingegneri progettisti possono assumere alcuni dispositivi concettuali adatti alla risoluzione di problemi complessi, citando quello che lui stesso scriveva: “Sin dal 1952 ho impostato la mia didattica [...] a proposito d’architettura tecnica, di caratteri distributivi e di composizione architettonica nel senso di tradurre l’analisi logica e critica dei fatti funzionali d’uso degli edifici in diagramma geometrico di facile lettura e di significato non equivoco [...] (CAVALLARI-MURAT 1982) . In effetti la fonte di ispirazione di tali diagrammi, che si risolvono in mappe e modelli logici utili per l’analisi di sistemi complessi, è dichiaratamente dedotta da quella teoria dei grafi la cui formalizzazione è certamente più recente, ma che trova nel saggio di Leonhard Euler, contenuto negli Atti dell’Accademia delle Scienze di Pietroburgo del 1736, il preludio di una interessante concezione studiata in ambito urbanistico. L’invenzione -termine che uso nell’accezione latina di ritrovamento- di un nuovo uso del “grafo di Eulero” servì ad Augusto Cavallari-Murat per sperimentare in campo professionale, nella sua intensa attività di didatta e in alcuni ambiti di studio una nuova, attualizzata, revisione del metodo applicandolo all’analisi di itinerari vincolati da relazioni plurime e di diverso livello funzionale, sia si trattasse di layout industriali o di problemi distributivi in edifici complessi per funzioni e flussi o, ancora, per simulare e mettere a confronto risoluzioni di specifici problemi di natura topologica. Nel contributo che vuole rispondere alle vivaci sollecitazioni del IV convegno dell’AISI cogliendo l’occasione per celebrare, a cento anni dalla nascita, Augusto Cavallari-Murat quale illustre figura di studioso, si presentano alcuni esiti prodotti dalle sue visionarie intuizioni e si valutano, attraverso i risultati, ancora oggi qualificanti in ambito didattico, la vitalità scientifico-pedagogica di quelle idee e del suo innovativo metodo, esaminandone l’attualità per continuare a partecipare attivamente alla costituzione di una storia italiana dell’Ingegneria.
2012
9788887479485
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