L’articolo affronta la relazione tra università e società, discutendo il ruolo che il design può assumere nell’ambito delle esperienze di co-creazione della conoscenza. La ricerca parte dall’ipotesi che le attuali forme di engagement promosse dalle università non siano pienamente sufficienti a rispondere alle sfide sociali contemporanee, poiché radicate in epistemologie eurocentriche, cartesiane e neoliberali, che perpetuano dinamiche di esclusione e marginalizzazione. La conoscenza, piuttosto che essere riconosciuta come un processo relazionale e situato, rimane vincolata a strutture gerarchiche che limitano l’autodeterminazione delle comunità attraverso l’elaborazione di forme di sapere e di senso che siano emiche. Immaginare nuove pratiche collaborative, nell’ambito delle quali università e “esterno” possano entrare in relazione e produrre nuovo sapere, nuovi modi di sapere e nuove azioni per trasmettere e diffondere tale conoscenza, risulta, quindi, un esercizio stimolante e opportuno. La tesi sostenuta è, dunque, che il design possa essere un alleato in questo processo. La ricerca evidenzia infatti come il design, in particolare nella sua declinazione partecipativa, stia attraversando una promettente fase di riflessione critica, interrogandosi sulle sue dimensioni politiche e ontologiche, e osserva come questa transizione lo ponga in una condizione di particolare prossimità all’accademia, alle prese con i propri processi di riflessione. Al fine di argomentare la posizione, la prima parte dell’articolo, dopo aver chiarito la metodologia adottata, affronta due questioni critiche legate alla co-creazione della conoscenza, ossia la necessità di promuovere una riflessione sulla colonialità degli attuali meccanismi del sapere in accademia e di favorire l’apertura ad altre onto-epistemologie. Successivamente, si analizza il posizionamento del design rispetto a questi stessi temi, rilevando una propensione della disciplina verso una più profonda consapevolezza. Nella seconda parte del contributo, invece, sono esplorate due risorse che “questo” design in transizione, definito “alleato”, può offrire al processo di ripensamento della produzione di conoscenza in ottica più collaborativa e relazionale: la prospettiva pluriversale e la propensione alla progettazione “co-”, che viene qui interpretata in chiave co-munitaria e co-nviviale, enfatizzando la cura, il senso di appartenenza e il riconoscimento reciproco come pilastri di una nuova stagione di sapere co-creato. L'articolo propone infine alcune riflessioni conclusive, riconoscendo i limiti dell'attuale proposta e possibili sviluppi futuri.
Da Università a Pluriversità. Ripensare la co-creazione di conoscenza attraverso un design in transizione, in una prospettiva decoloniale e comunitaria / Ceraolo, Sara. - Design Plurale. Atti della Conferenza annuale della Società Italiana di Design.:(In corso di stampa). (Intervento presentato al convegno Design Plurale. Conferenza Nazionale SID 2025 tenutosi a Napoli nel 26-27 giugno 2025).
Da Università a Pluriversità. Ripensare la co-creazione di conoscenza attraverso un design in transizione, in una prospettiva decoloniale e comunitaria
Sara Ceraolo
In corso di stampa
Abstract
L’articolo affronta la relazione tra università e società, discutendo il ruolo che il design può assumere nell’ambito delle esperienze di co-creazione della conoscenza. La ricerca parte dall’ipotesi che le attuali forme di engagement promosse dalle università non siano pienamente sufficienti a rispondere alle sfide sociali contemporanee, poiché radicate in epistemologie eurocentriche, cartesiane e neoliberali, che perpetuano dinamiche di esclusione e marginalizzazione. La conoscenza, piuttosto che essere riconosciuta come un processo relazionale e situato, rimane vincolata a strutture gerarchiche che limitano l’autodeterminazione delle comunità attraverso l’elaborazione di forme di sapere e di senso che siano emiche. Immaginare nuove pratiche collaborative, nell’ambito delle quali università e “esterno” possano entrare in relazione e produrre nuovo sapere, nuovi modi di sapere e nuove azioni per trasmettere e diffondere tale conoscenza, risulta, quindi, un esercizio stimolante e opportuno. La tesi sostenuta è, dunque, che il design possa essere un alleato in questo processo. La ricerca evidenzia infatti come il design, in particolare nella sua declinazione partecipativa, stia attraversando una promettente fase di riflessione critica, interrogandosi sulle sue dimensioni politiche e ontologiche, e osserva come questa transizione lo ponga in una condizione di particolare prossimità all’accademia, alle prese con i propri processi di riflessione. Al fine di argomentare la posizione, la prima parte dell’articolo, dopo aver chiarito la metodologia adottata, affronta due questioni critiche legate alla co-creazione della conoscenza, ossia la necessità di promuovere una riflessione sulla colonialità degli attuali meccanismi del sapere in accademia e di favorire l’apertura ad altre onto-epistemologie. Successivamente, si analizza il posizionamento del design rispetto a questi stessi temi, rilevando una propensione della disciplina verso una più profonda consapevolezza. Nella seconda parte del contributo, invece, sono esplorate due risorse che “questo” design in transizione, definito “alleato”, può offrire al processo di ripensamento della produzione di conoscenza in ottica più collaborativa e relazionale: la prospettiva pluriversale e la propensione alla progettazione “co-”, che viene qui interpretata in chiave co-munitaria e co-nviviale, enfatizzando la cura, il senso di appartenenza e il riconoscimento reciproco come pilastri di una nuova stagione di sapere co-creato. L'articolo propone infine alcune riflessioni conclusive, riconoscendo i limiti dell'attuale proposta e possibili sviluppi futuri.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/3002900
