Arrivando alla Certosa lo sguardo si dirige sul monumentale portale lapideo posizionato quasi al centro della facciata della foresteria ridisegnata da Giovenale Boetto sul rinnovato modello seicentesco del palazzo civile. Costituito da un ampio fornice centinato, con mascherone in chiave, aperto al centro di un piano lavorato a rigoroso bugnato liscio e incorniciato da una non comune edicola a timpano spezzato, sorretta da due colonne monolitiche tuscaniche alveolate, dichiara un modello mediato dai canoni di Vignola. Del portale colpiscono l’austerità del disegno, che rimanda puntualmente a modelli aulici dei palazzi romani di inizio Seicento, e la materia dei fusti delle due colonne che si palesa, sorprendentemente, di un granito proveniente dall’Asia Minore e diffuso capillarmente in età imperiale: il Marmor Troadense. Le due osservazioni convergono nella medesima direzione di confronto con alcuni importanti manufatti di inizio secolo dell’architettura papale romana. Il riferimento più puntuale guarda ai due portali dell’ampliamento del Palazzo del Quirinale realizzato da Carlo Maderno per papa Paolo V Borghese. Ma negli anni intorno alla metà del secolo compare un ulteriore importante riferimento per una pregevole opera marmorea destinata alla chiesa. Il coinvolgimento di Tomaso Orsolino, del cui tabernacolo in marmo viene riferito in un documento al 1651, pare potersi leggere come iniziativa promossa dai committenti certosini pur in probabile accordo con Giovenale Boetto, e trova riscontro nella significativa e continuativa collaborazione dell’Orsolino con i Confratelli della Certosa di Pavia, ma anche con i colleghi di quella di Garegnano a Milano, oltre ai documentati contributi per la Certosa di Genova.

Giovenale Boetto alla Certosa di Pesio: regia e immagine delle architetture di pietra / Gomez Serito, Maurizio. - BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ PER GLI STUDI STORICI, ARCHEOLOGICI ED ARTISTICI DELLA PROVINCIA DI CUNEO N. 170 - 1° semestre 2024:(2024), pp. 203-220. (Intervento presentato al convegno La Certosa di Pesio: 850 anni di storia e spiritualità nelle Alpi Liguri tenutosi a Certosa di Pesio nel 7 ottobre 2023).

Giovenale Boetto alla Certosa di Pesio: regia e immagine delle architetture di pietra

Maurizio, Gomez Serito
2024

Abstract

Arrivando alla Certosa lo sguardo si dirige sul monumentale portale lapideo posizionato quasi al centro della facciata della foresteria ridisegnata da Giovenale Boetto sul rinnovato modello seicentesco del palazzo civile. Costituito da un ampio fornice centinato, con mascherone in chiave, aperto al centro di un piano lavorato a rigoroso bugnato liscio e incorniciato da una non comune edicola a timpano spezzato, sorretta da due colonne monolitiche tuscaniche alveolate, dichiara un modello mediato dai canoni di Vignola. Del portale colpiscono l’austerità del disegno, che rimanda puntualmente a modelli aulici dei palazzi romani di inizio Seicento, e la materia dei fusti delle due colonne che si palesa, sorprendentemente, di un granito proveniente dall’Asia Minore e diffuso capillarmente in età imperiale: il Marmor Troadense. Le due osservazioni convergono nella medesima direzione di confronto con alcuni importanti manufatti di inizio secolo dell’architettura papale romana. Il riferimento più puntuale guarda ai due portali dell’ampliamento del Palazzo del Quirinale realizzato da Carlo Maderno per papa Paolo V Borghese. Ma negli anni intorno alla metà del secolo compare un ulteriore importante riferimento per una pregevole opera marmorea destinata alla chiesa. Il coinvolgimento di Tomaso Orsolino, del cui tabernacolo in marmo viene riferito in un documento al 1651, pare potersi leggere come iniziativa promossa dai committenti certosini pur in probabile accordo con Giovenale Boetto, e trova riscontro nella significativa e continuativa collaborazione dell’Orsolino con i Confratelli della Certosa di Pavia, ma anche con i colleghi di quella di Garegnano a Milano, oltre ai documentati contributi per la Certosa di Genova.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2999561