Gli investimenti infrastrutturali generati da programmi come la Belt and Road Initiative, il Next Generation EU e il Blue Dot Network stanno portando ad una importante ridefinizione degli spazi logistici europei. In Italia, il porto di Trieste è uno dei luoghi più emblematici dove riflettere riguardo a queste trasformazioni. A partire dal 2016, capitali esteri, sia pubblici che privati, hanno investito in modo rilevante sullo scalo giuliano. L’interessamento è dovuto a molteplici ragioni: al quadro normativo che sancisce Trieste come porto franco d’Europa, ai caratteri fisico-morfologici del porto, che gode di fondali particolarmente profondi, al consolidato sistema di connessioni lungo il corridoio cha va dalla Turchia alla Germania, al forte attivismo dell’Autorità Portuale nel promuovere la piattaforma logistica giuliana come principale porta d’ingresso d’Europa. Forti investimenti, caratteri morfologici e quadri normativi eccezionali e grande vivacità da parte delle autorità locali stanno portando ad un rapido potenziamento delle reti infrastrutturali esistenti e alla costruzione di nuovi spazi all’interno del porto dove, accanto alle attrezzature logistiche, si stanno localizzando molteplici nuove attività produttive italiane e internazionali. Tali trasformazioni hanno la pretesa di riscrivere processi di sviluppo non solo locali e di ridefinire equilibri economici territoriali, invitandoci a riflettere sul ruolo degli attori coinvolti e sui caratteri dei nuovi spazi che si generano. Spazi apparentemente più porosi che in passato, più inclusivi rispetto a usi e programmi, segnati da forme di urbanità per molti aspetti inedite.
La ridefinizione degli spazi della logistica contemporanea: Il porto di Trieste / Ramondetti, Leonardo. - STAMPA. - 5:(2023), pp. 77-83. (Intervento presentato al convegno XXIV Conferenza Nazionale SIU - Società italiana degli Urbanisti Dare valore ai valori in urbanistica tenutosi a Brescia nel 23-24 Giugno 2022).
La ridefinizione degli spazi della logistica contemporanea: Il porto di Trieste
leonardo ramondetti
2023
Abstract
Gli investimenti infrastrutturali generati da programmi come la Belt and Road Initiative, il Next Generation EU e il Blue Dot Network stanno portando ad una importante ridefinizione degli spazi logistici europei. In Italia, il porto di Trieste è uno dei luoghi più emblematici dove riflettere riguardo a queste trasformazioni. A partire dal 2016, capitali esteri, sia pubblici che privati, hanno investito in modo rilevante sullo scalo giuliano. L’interessamento è dovuto a molteplici ragioni: al quadro normativo che sancisce Trieste come porto franco d’Europa, ai caratteri fisico-morfologici del porto, che gode di fondali particolarmente profondi, al consolidato sistema di connessioni lungo il corridoio cha va dalla Turchia alla Germania, al forte attivismo dell’Autorità Portuale nel promuovere la piattaforma logistica giuliana come principale porta d’ingresso d’Europa. Forti investimenti, caratteri morfologici e quadri normativi eccezionali e grande vivacità da parte delle autorità locali stanno portando ad un rapido potenziamento delle reti infrastrutturali esistenti e alla costruzione di nuovi spazi all’interno del porto dove, accanto alle attrezzature logistiche, si stanno localizzando molteplici nuove attività produttive italiane e internazionali. Tali trasformazioni hanno la pretesa di riscrivere processi di sviluppo non solo locali e di ridefinire equilibri economici territoriali, invitandoci a riflettere sul ruolo degli attori coinvolti e sui caratteri dei nuovi spazi che si generano. Spazi apparentemente più porosi che in passato, più inclusivi rispetto a usi e programmi, segnati da forme di urbanità per molti aspetti inedite.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/2988293
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