I cambiamenti culturali, sociali ed economici, lo sviluppo tecnologico e l’insorgere di nuovi temi e questioni sempre più articolate hanno introdotto profondi mutamenti nelle dinamiche di produzione (e ri-produzione) dello spazio, della città, del territorio, portando ad una ridefinizione dei ruoli dei diversi attori coinvolti e determinando uno spostamento dei confini tra discipline. In questo contesto, gli architetti, tradizionalmente impegnati nei processi di trasformazione fisica della realtà, sembrano seguire percorsi professionali diversificati e variegati. Recenti studi e pubblicazioni (Harriss, Hyde, Marcaccio, 2020; Jenson, 2014; Ahuja, Nikolova, Clegg, 2017) rilevano come i laureati in architettura operino non solo all'interno di quel groviglio di pratiche, processi e modalità che tradizionalmente consideriamo come campo dell’Architettura, ma come, sempre più spesso, essi si muovano in aree o campi apparentemente estranei all’ambito che siamo abituati chiamare Architettura. Questi apparenti “sconfinamenti” vanno quindi ad ampliare il campo disciplinare dell’Architettura. Un recente studio del RIBA ha rivelato che oltre il 40% dei laureati in architettura del Regno Unito lavora in settori considerati fino ad oggi “diversi dall'architettura”. A livello europeo, un risultato simile emerge dalla ricerca in corso del partenariato strategico Erasmus+ "Architecture's Afterlife" (http://architectures-afterlife.com/). In risposta alle richieste di un settore in transizione, assistiamo, a livello europeo ad un intenso dibattito intorno all’opportunità di procedere verso una riformulazione dei percorsi formativi indagando sui disallineamenti che tali mutamenti hanno generato tra le competenze richieste dalla società e dal mercato e l’insieme di soft e hard skills proposte nei curricula delle scuole di architettura. In questo senso, il IX Forum ProArch costituisce un’occasione di confronto intorno alle possibilità di ridefinizione dei progetti didattici mediante l’introduzione di percorsi multipli (à la carte) che possano, valorizzando le competenze consolidate già presenti nei curricula e ibridando apporti transdisciplinari, meglio rispondere all'attuale ruolo di un architetto, in transizione. Per fare questo presenteremo i risultati, ancora parziali, del progetto di ricerca europeo Erasmus+ Architecture’s Afterlife che ha indagato i mismatches tra competenze offerte dai percorsi di laurea in architettura, a livello europeo, e competenze richieste ed utilizzate in contesti professionali dai laureati in architettura giungendo a proporre un nuovo, possibile, modello didattico, capace di accompagnare la transizione in atto di un intero settore, quello dell’architettura.

Oltre i confini dell’architettura. Didattica in transizione / Barosio, Michela; Gomes, Santiago. - ELETTRONICO. - (2022), pp. 32-37. (Intervento presentato al convegno IX Forum ProArch, Società Scientifica nazionale dei docenti di Progettazione Architettonica, SSD ICAR 14, 15 e 16. Università degli Studi di Cagliari, Università degli Studi di Sassari. Cagliari, 17-19 novembre 2022 tenutosi a Cagliari nel 17-19 novembre 2022).

Oltre i confini dell’architettura. Didattica in transizione

Michela Barosio;Santiago Gomes
2022

Abstract

I cambiamenti culturali, sociali ed economici, lo sviluppo tecnologico e l’insorgere di nuovi temi e questioni sempre più articolate hanno introdotto profondi mutamenti nelle dinamiche di produzione (e ri-produzione) dello spazio, della città, del territorio, portando ad una ridefinizione dei ruoli dei diversi attori coinvolti e determinando uno spostamento dei confini tra discipline. In questo contesto, gli architetti, tradizionalmente impegnati nei processi di trasformazione fisica della realtà, sembrano seguire percorsi professionali diversificati e variegati. Recenti studi e pubblicazioni (Harriss, Hyde, Marcaccio, 2020; Jenson, 2014; Ahuja, Nikolova, Clegg, 2017) rilevano come i laureati in architettura operino non solo all'interno di quel groviglio di pratiche, processi e modalità che tradizionalmente consideriamo come campo dell’Architettura, ma come, sempre più spesso, essi si muovano in aree o campi apparentemente estranei all’ambito che siamo abituati chiamare Architettura. Questi apparenti “sconfinamenti” vanno quindi ad ampliare il campo disciplinare dell’Architettura. Un recente studio del RIBA ha rivelato che oltre il 40% dei laureati in architettura del Regno Unito lavora in settori considerati fino ad oggi “diversi dall'architettura”. A livello europeo, un risultato simile emerge dalla ricerca in corso del partenariato strategico Erasmus+ "Architecture's Afterlife" (http://architectures-afterlife.com/). In risposta alle richieste di un settore in transizione, assistiamo, a livello europeo ad un intenso dibattito intorno all’opportunità di procedere verso una riformulazione dei percorsi formativi indagando sui disallineamenti che tali mutamenti hanno generato tra le competenze richieste dalla società e dal mercato e l’insieme di soft e hard skills proposte nei curricula delle scuole di architettura. In questo senso, il IX Forum ProArch costituisce un’occasione di confronto intorno alle possibilità di ridefinizione dei progetti didattici mediante l’introduzione di percorsi multipli (à la carte) che possano, valorizzando le competenze consolidate già presenti nei curricula e ibridando apporti transdisciplinari, meglio rispondere all'attuale ruolo di un architetto, in transizione. Per fare questo presenteremo i risultati, ancora parziali, del progetto di ricerca europeo Erasmus+ Architecture’s Afterlife che ha indagato i mismatches tra competenze offerte dai percorsi di laurea in architettura, a livello europeo, e competenze richieste ed utilizzate in contesti professionali dai laureati in architettura giungendo a proporre un nuovo, possibile, modello didattico, capace di accompagnare la transizione in atto di un intero settore, quello dell’architettura.
2022
9791280379023
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2982109