A partire dagli anni 70, a Bruxelles la produzione industriale lascia il posto ad un’economia terziaria, gettando le basi della progressiva polarizzazione della ricchezza caratteristica delle città globali. Con un’offerta lavorativa che si rivolge soprattutto a profili altamente qualificati, cresce la disoccupazione e la precarietà delle fasce più povere, le stesse dove si riscontrano alti tassi di abbandono scolastico e scarse competenze linguistiche. Al tempo stesso, si rendono disponibili gli spazi degli stabilimenti produttivi dismessi. Su questo sfondo, i tre casi studio presentati ridefiniscono valori e diritti intorno al concetto di lavoro. Tre situazioni che potremmo definire di resistenza o di alternativa al concetto di lavoro neoliberale. Tre luoghi in cui lavorare è occasione di emancipazione, passando attraverso la riappropriazione della capacità di fare, e attraverso questa, la riappropriazione del sé sia questa legata ad attività culturali, alla formazione o all’implementazione di nuove forme di protezione sociale. Con il ridefinirsi di valori e di diritti muta anche la spazialità di questi luoghi e le dinamiche urbane alle quali contribuiscono. Sulla base delle esplorazioni progettuali condotte nel corso di un workshop, il nostro paper prova a suggerire quale tipo di urbanità potrebbe sostenere, e al contempo essere alimentata da, diversi equilibri tra vita e lavoro.
Forme emergenti di vita-lavoro. Esplorazione socio-spaziale di tre casi a Bruxelles / MARTIN SANCHEZ, LUIS ANTONIO; Lenna, Verena. - STAMPA. - (2020), pp. 554-558. (Intervento presentato al convegno XXII Conferenza Nazionale SIU "L’Urbanistica italiana di fronte all’Agenda 2030. Portare territori e comunità sulla strada della sostenibilità e della resilienza" tenutosi a Bari nel 5-7 Giugno 2019).
Forme emergenti di vita-lavoro. Esplorazione socio-spaziale di tre casi a Bruxelles
Luis Antonio Martin Sanchez;
2020
Abstract
A partire dagli anni 70, a Bruxelles la produzione industriale lascia il posto ad un’economia terziaria, gettando le basi della progressiva polarizzazione della ricchezza caratteristica delle città globali. Con un’offerta lavorativa che si rivolge soprattutto a profili altamente qualificati, cresce la disoccupazione e la precarietà delle fasce più povere, le stesse dove si riscontrano alti tassi di abbandono scolastico e scarse competenze linguistiche. Al tempo stesso, si rendono disponibili gli spazi degli stabilimenti produttivi dismessi. Su questo sfondo, i tre casi studio presentati ridefiniscono valori e diritti intorno al concetto di lavoro. Tre situazioni che potremmo definire di resistenza o di alternativa al concetto di lavoro neoliberale. Tre luoghi in cui lavorare è occasione di emancipazione, passando attraverso la riappropriazione della capacità di fare, e attraverso questa, la riappropriazione del sé sia questa legata ad attività culturali, alla formazione o all’implementazione di nuove forme di protezione sociale. Con il ridefinirsi di valori e di diritti muta anche la spazialità di questi luoghi e le dinamiche urbane alle quali contribuiscono. Sulla base delle esplorazioni progettuali condotte nel corso di un workshop, il nostro paper prova a suggerire quale tipo di urbanità potrebbe sostenere, e al contempo essere alimentata da, diversi equilibri tra vita e lavoro.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/2977639
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