In prossimità del termine del primo quinquennio di operatività, le aspettative aperte dall’istituzione delle Città metropolitane (L. 56/2014) inducono a sviluppare prime, selettive, riflessioni critiche sugli aspetti positivi (pochi) e su quelli negativi (alcuni) dei percorsi intrapresi per dare esito a quella che appare come l’unica significativa innovazione istituzionale del testo della Costituzione italiana del 1948. Il caso di Torino presenta alcuni tratti specifici che riguardano sia la sua anomalia riferita all’elevato numero (312) di Comuni che la compongono, nonché all’estensione e articolazione morfologica territoriale, sia la struttura normativo-legislativa in materia urbanistica ancora sostanzialmente incentrata sul modello di pianificazione verticale definito dalla storica Lr 56/77 e smi, conformemente alla L. 1150/42. Alle iniziali difficoltà di tipo economico è conseguito il contenimento della spesa e la mancanza assoluta di investimenti. Il primo anno è stato sostanzialmente dedicato all’approvazione dello Statuto, prevedendo l’articolazione del territorio in 11 Zone omogenee (Zo), mentre le elezioni del 2016, con il conseguente cambio di maggioranza, hanno generato un ritardo nella formazione di un Piano strategico, approvato solo a maggio 2018, che traccia una visione di sviluppo unitaria di medio-lungo periodo per l'intero territorio metropolitano, oltre ad un’Agenda operativa annuale che definisce le priorità di azione per il periodo di riferimento. Il Piano territoriale di coordinamento provinciale del 2011 resta il punto di partenza per la redazione del nuovo Ptgm, attualmente in corso.

Una partenza in salita. I primi cinque anni della Città metropolitana di Torino / Giaimo, Carolina; Fiora, Gianfranco. - ELETTRONICO. - (2020), pp. 210-215. (Intervento presentato al convegno Urbanpromo XVI Edizione Progetti per il Paese tenutosi a Torino nel 15 novembre 2019).

Una partenza in salita. I primi cinque anni della Città metropolitana di Torino

Giaimo,Carolina;
2020

Abstract

In prossimità del termine del primo quinquennio di operatività, le aspettative aperte dall’istituzione delle Città metropolitane (L. 56/2014) inducono a sviluppare prime, selettive, riflessioni critiche sugli aspetti positivi (pochi) e su quelli negativi (alcuni) dei percorsi intrapresi per dare esito a quella che appare come l’unica significativa innovazione istituzionale del testo della Costituzione italiana del 1948. Il caso di Torino presenta alcuni tratti specifici che riguardano sia la sua anomalia riferita all’elevato numero (312) di Comuni che la compongono, nonché all’estensione e articolazione morfologica territoriale, sia la struttura normativo-legislativa in materia urbanistica ancora sostanzialmente incentrata sul modello di pianificazione verticale definito dalla storica Lr 56/77 e smi, conformemente alla L. 1150/42. Alle iniziali difficoltà di tipo economico è conseguito il contenimento della spesa e la mancanza assoluta di investimenti. Il primo anno è stato sostanzialmente dedicato all’approvazione dello Statuto, prevedendo l’articolazione del territorio in 11 Zone omogenee (Zo), mentre le elezioni del 2016, con il conseguente cambio di maggioranza, hanno generato un ritardo nella formazione di un Piano strategico, approvato solo a maggio 2018, che traccia una visione di sviluppo unitaria di medio-lungo periodo per l'intero territorio metropolitano, oltre ad un’Agenda operativa annuale che definisce le priorità di azione per il periodo di riferimento. Il Piano territoriale di coordinamento provinciale del 2011 resta il punto di partenza per la redazione del nuovo Ptgm, attualmente in corso.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2963251