Il paper si addentra nel termine ambiguo di “periferia” ponendo l’accento sull’eterogeneità e sulla pervasività delle situazioni insediative che possono a esso essere ricondotte. La periferia, condizione sintetica transcalare di marginalità sociale, economica, estetica, segna regioni o parti degli stati, porzioni di aree metropolitane, di città, di quartieri, di edifici, di porzioni di essi, e incerti spazi. Nell’Agenda urbana 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite la periferia diviene una dimensione planetaria, in relazione all’urbanizzazione. Ciò evidenzia un portato etico che subentra ai precedenti modi di costituire l’ufficialità dei valori, di legittimare le azioni di trasformazione dell’habitat. I processi in corso sottolineano come le operazioni di rigenerazione e di upgrade intraprese in Europa e in Italia negli ultimi decenni non hanno diminuito la distanza reale e immaginaria tra i territori esterni e i centri città; anzi in questo momento segnalano la permanenza della condizione periferica. In ciò si annidano forme di disuguaglianza, ma anche opportunità. Due situazioni italiane (Torino, la periferia Nord e Falchera; Genova, i quartieri di Marassi, Sturla e Forte Quezzi) fungono da esplorazioni locali delle dinamiche globali di urbanizzazione. L’esito è un resoconto sull’opportunità di abbandonare le logiche di assimilazione delle periferie a contesti urbani generici. Occorre deviare da ogni obiettivo di “normalizzazione”, a favore della valorizzazione della specificità non eliminabile di queste situazioni in chiave di rilancio progettuale e immaginativo.
La condizione abitativa della periferia / Paone, Fabrizio. - ELETTRONICO. - W1.2 - Opportunità abitative nelle periferie rigenerate:(2020), pp. 259-265. (Intervento presentato al convegno L'Urbanistica italiana di fronte all'Agenda 2030. Portare territori e comunità sulla strada della sostenibilità e della resilienza tenutosi a Matera-Bari nel 5/7 giugno 2019).
La condizione abitativa della periferia
Paone Fabrizio
2020
Abstract
Il paper si addentra nel termine ambiguo di “periferia” ponendo l’accento sull’eterogeneità e sulla pervasività delle situazioni insediative che possono a esso essere ricondotte. La periferia, condizione sintetica transcalare di marginalità sociale, economica, estetica, segna regioni o parti degli stati, porzioni di aree metropolitane, di città, di quartieri, di edifici, di porzioni di essi, e incerti spazi. Nell’Agenda urbana 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite la periferia diviene una dimensione planetaria, in relazione all’urbanizzazione. Ciò evidenzia un portato etico che subentra ai precedenti modi di costituire l’ufficialità dei valori, di legittimare le azioni di trasformazione dell’habitat. I processi in corso sottolineano come le operazioni di rigenerazione e di upgrade intraprese in Europa e in Italia negli ultimi decenni non hanno diminuito la distanza reale e immaginaria tra i territori esterni e i centri città; anzi in questo momento segnalano la permanenza della condizione periferica. In ciò si annidano forme di disuguaglianza, ma anche opportunità. Due situazioni italiane (Torino, la periferia Nord e Falchera; Genova, i quartieri di Marassi, Sturla e Forte Quezzi) fungono da esplorazioni locali delle dinamiche globali di urbanizzazione. L’esito è un resoconto sull’opportunità di abbandonare le logiche di assimilazione delle periferie a contesti urbani generici. Occorre deviare da ogni obiettivo di “normalizzazione”, a favore della valorizzazione della specificità non eliminabile di queste situazioni in chiave di rilancio progettuale e immaginativo.File | Dimensione | Formato | |
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