La Città Metropolitana di Torino nella sua atipicità rappresenta oggi lo spazio su cui sperimentare in un’ottica post covid19 il rapporto tra la città (Torino con i suoi 880mila abitanti pari al 39% della Città Metropolitana) e le proprie aree interne (52% la superficie montana e 80% i comuni sotto i 5000 abitanti). Torino città densa è stata il traino fin dai tempi della Provincia di Torino, anni in cui la forte dimensione manifatturiera ne ha consolidato la centralità. In città c’era soprattutto più lavoro, ma anche più servizi (scuole, università, ospedali), più svaghi (edicole, cinema, stadi, musei, alimentari, super e ipermercati), e più relazioni, scambi, stimo- li, occasioni. Per questa “contropartita” sempre più persone avevano scelto la migrazione in città o nei comuni della prima e seconda cintura, consapevoli di sacrificare parte della propria qualità di vita (in termini soprattutto di spazi privati, semi privati, contatto con la natura e qualità dell’aria) per maggiori opportunità. In seguito alla pandemia, questa relazione tra ciò che la città è in grado di offrire e ciò che chiede in cambio sembra in parte venir meno. In molti casi si tratta di fenomeni già in atto – dovuti ai cambiamenti degli stili di vita, agli effetti del cambia- mento climatico o alla preoccupazione per i livelli di inquinamento delle aree urbane – che l’attuale rischio sanitario ha accentuato aggiungendone di nuovi. Il risultato è la ricerca di nuovi equilibri nei rapporti tra città e montagna. Già da qualche anno, infatti, le ondate di calore che hanno caratterizzato le ultime primavere-estati hanno visto un forte aumento delle presenze estive nei territori montani con un ritorno alle seconde case per periodi lunghi sul modello degli anni ’70, anche grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alla maggior flessibilità lavorativa (smartworking). A partire dai risultati emersi nell’ambito del progetto Interreg Artaclim, di cui la Città Metropolitana ed il Politecnico di Torino sono partner, il presente contributo indaga le conseguenze dei crescenti rischi climatici (e dei rischi a essi correlati, tra cui le pandemie) sul rapporto tra aree dense e aree in- terne, mettendo in luce quegli aspetti che possono favorire nuove forme di residenzialità. Lo studio evidenzia il difficile equilibrio di questo rapporto: se da un lato i territori interni possono mostrarsi resilienti nel garantire il distanziamento fisico o ad alcuni effetti del cambiamento climatico (come le ondate di calore), dall’altro restano territori fragili fortemente esposti al crescente dissesto idrogeologico dovuto agli eventi climatici estremi.

Nuovi equilibri metropolitani tra città e territori alpini: il progetto Artaclim per l'adattamento e la resilienza di fronte ai cambiamenti climatici / Abate Daga, Ilario; Pede, Elena; Staricco, Luca; Mortari, Irene. - In: URBANISTICA INFORMAZIONI. - ISSN 0392-5005. - STAMPA. - 289 s.i./12:(2020), pp. 29-32. (Intervento presentato al convegno XII Giornata Internazionale di Studi Inu: Benessere e/o Salute? 90 anni di studi, politiche e piani / 12° Inu Study Day: Welfare and/or Health? 90 Years of studies, policies and plans tenutosi a online nel 18/12/2020).

Nuovi equilibri metropolitani tra città e territori alpini: il progetto Artaclim per l'adattamento e la resilienza di fronte ai cambiamenti climatici.

Abate Daga, Ilario;Pede, Elena;Staricco, Luca;Mortari, Irene
2020

Abstract

La Città Metropolitana di Torino nella sua atipicità rappresenta oggi lo spazio su cui sperimentare in un’ottica post covid19 il rapporto tra la città (Torino con i suoi 880mila abitanti pari al 39% della Città Metropolitana) e le proprie aree interne (52% la superficie montana e 80% i comuni sotto i 5000 abitanti). Torino città densa è stata il traino fin dai tempi della Provincia di Torino, anni in cui la forte dimensione manifatturiera ne ha consolidato la centralità. In città c’era soprattutto più lavoro, ma anche più servizi (scuole, università, ospedali), più svaghi (edicole, cinema, stadi, musei, alimentari, super e ipermercati), e più relazioni, scambi, stimo- li, occasioni. Per questa “contropartita” sempre più persone avevano scelto la migrazione in città o nei comuni della prima e seconda cintura, consapevoli di sacrificare parte della propria qualità di vita (in termini soprattutto di spazi privati, semi privati, contatto con la natura e qualità dell’aria) per maggiori opportunità. In seguito alla pandemia, questa relazione tra ciò che la città è in grado di offrire e ciò che chiede in cambio sembra in parte venir meno. In molti casi si tratta di fenomeni già in atto – dovuti ai cambiamenti degli stili di vita, agli effetti del cambia- mento climatico o alla preoccupazione per i livelli di inquinamento delle aree urbane – che l’attuale rischio sanitario ha accentuato aggiungendone di nuovi. Il risultato è la ricerca di nuovi equilibri nei rapporti tra città e montagna. Già da qualche anno, infatti, le ondate di calore che hanno caratterizzato le ultime primavere-estati hanno visto un forte aumento delle presenze estive nei territori montani con un ritorno alle seconde case per periodi lunghi sul modello degli anni ’70, anche grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alla maggior flessibilità lavorativa (smartworking). A partire dai risultati emersi nell’ambito del progetto Interreg Artaclim, di cui la Città Metropolitana ed il Politecnico di Torino sono partner, il presente contributo indaga le conseguenze dei crescenti rischi climatici (e dei rischi a essi correlati, tra cui le pandemie) sul rapporto tra aree dense e aree in- terne, mettendo in luce quegli aspetti che possono favorire nuove forme di residenzialità. Lo studio evidenzia il difficile equilibrio di questo rapporto: se da un lato i territori interni possono mostrarsi resilienti nel garantire il distanziamento fisico o ad alcuni effetti del cambiamento climatico (come le ondate di calore), dall’altro restano territori fragili fortemente esposti al crescente dissesto idrogeologico dovuto agli eventi climatici estremi.
2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2858404