L’intervento sulle rovine e i monumenti dell’antichità, finalizzato al recupero e riabilitazione degli stessi è cosa fisiologica nella storia delle città e delle architetture. È sempre esistito e ha determinato anche, in particolari circostanze, importanti trasformazioni delle preesistenze. Quattro invece sono le connotazioni che la modernità ha messo in campo in modo peculiare: da una parte, il nodo critico della continuità- discontinuità tra antico e nuovo e, come corollario, la necessità di introdurre il concetto di diversità (in termini di forma-materiale) dell’intervento nuovo rispetto all’antico nonché la conseguente rinuncia all’unità di stile come risultato finale. Dall’altra, l’idea, tutta contemporanea, che tali interventi siano unicamente legati a processi di musealizzazione. Interventi quindi non finalizzati a reintegrare le funzioni originali o altre di tipo operativo, ma rivolti al solo obiettivo di mostrare il monumento e le sue stratificazioni. Terzo, l’introduzione del concetto di reversibilità, inteso in principio come un’istanza morale finalizzata alla salvaguardia del manufatto originale e, successivamente, inteso invece in senso involutivo come vero e proprio terrore dell’errore. Infine, il rapporto critico tra antico e nuovo costituisce uno degli elementi fondamentali nell’interpretazione che le società contemporanee occidentali si danno in chiave di disegno storico-identitario. A partire dalla fine del Settecento e, progressivamente in modo sempre più intenso fino ai giorni nostri, tale rapporto, da un piano eminentemente culturale, si sposta su un piano di politica culturale.

ARCHITETTURE PER L'ARCHEOLOGIA / Caliari, P. F.; DI SANTIS, M.; Gentilini, C.; Martinelli, C.. - ELETTRONICO. - (2012), pp. 176-184. (Intervento presentato al convegno THE ARCHAEOLOGICAL MUSEALIZATION Multidisciplinary Intervention in Archaeological Sites for the Conservation, Communication and Culture tenutosi a TORINO nel 11/11/2011 - 12/11/2011).

ARCHITETTURE PER L'ARCHEOLOGIA

P.F. CALIARI;
2012

Abstract

L’intervento sulle rovine e i monumenti dell’antichità, finalizzato al recupero e riabilitazione degli stessi è cosa fisiologica nella storia delle città e delle architetture. È sempre esistito e ha determinato anche, in particolari circostanze, importanti trasformazioni delle preesistenze. Quattro invece sono le connotazioni che la modernità ha messo in campo in modo peculiare: da una parte, il nodo critico della continuità- discontinuità tra antico e nuovo e, come corollario, la necessità di introdurre il concetto di diversità (in termini di forma-materiale) dell’intervento nuovo rispetto all’antico nonché la conseguente rinuncia all’unità di stile come risultato finale. Dall’altra, l’idea, tutta contemporanea, che tali interventi siano unicamente legati a processi di musealizzazione. Interventi quindi non finalizzati a reintegrare le funzioni originali o altre di tipo operativo, ma rivolti al solo obiettivo di mostrare il monumento e le sue stratificazioni. Terzo, l’introduzione del concetto di reversibilità, inteso in principio come un’istanza morale finalizzata alla salvaguardia del manufatto originale e, successivamente, inteso invece in senso involutivo come vero e proprio terrore dell’errore. Infine, il rapporto critico tra antico e nuovo costituisce uno degli elementi fondamentali nell’interpretazione che le società contemporanee occidentali si danno in chiave di disegno storico-identitario. A partire dalla fine del Settecento e, progressivamente in modo sempre più intenso fino ai giorni nostri, tale rapporto, da un piano eminentemente culturale, si sposta su un piano di politica culturale.
2012
9788842221203
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2853272