Le valli piemontesi del Chisone, Pellice e Germanasca, alle cui pendici sorge la città di Pinerolo (TO), sono conosciute come Valli valdesi per la presenza di questa minoranza cristiana, che aderì alla Riforma protestante nel 1532. La sua stanzialità forzosa in questi territori a cagione delle politiche sabaude (secoli XVI-XIX), ma anche la connessione con le altre realtà riformate europee, ha consentito e consente ancora oggi di leggerne simbolicamente il patrimonio. Le istituzioni valdesi che se ne occupano, oltre a una volontà di protezione e valorizzazione, denotano un approccio che mira alla salvaguardia dell’identità della comunità. Tale tipo di azioni – tradizionali almeno dalla seconda metà del secolo XIX – sembra anticipare quanto dichiarato nella Convenzione di Faro del 2005, con la quale si sarebbe passati da una concezione di tutela incentrata sul bene culturale a una che pone al centro proprio la comunità. Partendo quindi dall’analisi di concetti teorici che questa Convenzione, come altre Carte internazionali (quale la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO del 2003), hanno sollecitato a mettere in discussione, e basandosi sulla nozione di “comunità di eredità”, il volume si propone di analizzare le modalità di patrimonializzazione e conservazione dell’eredità culturale valdese, ponendole in relazione a scenari locali e internazionali.
Comunità patrimoniali tra memoria e identità. Conoscenza, conservazione e valorizzazione nelle Valli valdesi / Rudiero, Riccardo. - STAMPA. - (2020), pp. 1-270.
Comunità patrimoniali tra memoria e identità. Conoscenza, conservazione e valorizzazione nelle Valli valdesi
Riccardo Rudiero
2020
Abstract
Le valli piemontesi del Chisone, Pellice e Germanasca, alle cui pendici sorge la città di Pinerolo (TO), sono conosciute come Valli valdesi per la presenza di questa minoranza cristiana, che aderì alla Riforma protestante nel 1532. La sua stanzialità forzosa in questi territori a cagione delle politiche sabaude (secoli XVI-XIX), ma anche la connessione con le altre realtà riformate europee, ha consentito e consente ancora oggi di leggerne simbolicamente il patrimonio. Le istituzioni valdesi che se ne occupano, oltre a una volontà di protezione e valorizzazione, denotano un approccio che mira alla salvaguardia dell’identità della comunità. Tale tipo di azioni – tradizionali almeno dalla seconda metà del secolo XIX – sembra anticipare quanto dichiarato nella Convenzione di Faro del 2005, con la quale si sarebbe passati da una concezione di tutela incentrata sul bene culturale a una che pone al centro proprio la comunità. Partendo quindi dall’analisi di concetti teorici che questa Convenzione, come altre Carte internazionali (quale la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO del 2003), hanno sollecitato a mettere in discussione, e basandosi sulla nozione di “comunità di eredità”, il volume si propone di analizzare le modalità di patrimonializzazione e conservazione dell’eredità culturale valdese, ponendole in relazione a scenari locali e internazionali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/11583/2852015