A partire da alcune esperienze didattiche recenti, il contributo indaga le modalità con cui gli atelier ed i laboratori di progettazione possono essere il luogo ideale nel quale istruire e costruire in modo condiviso tra accademia, attori del territorio e mondo professionale, la “domanda di progetto”. Da un’osservazione ex-post di alcune esperienze didattiche che vedono il coinvolgimento di realtà ed istituzioni locali che a diverso titolo operano sul territorio (comuni, regioni, comunità, fondazioni, associazioni, enti locali), sembrano emergere differenti punti di vista che si incrociano attorno ai temi di progetto e che vanno a comporre un processo “circolare” in grado di generare una riverberazione virtuosa e fertile per tutti gli attori implicati. In prima istanza sembrano mettersi a fuoco tre sguardi coinvolti: quello della didattica, portato dalle istanze di apprendimento dello studente, quello delle pratiche che muove invece dal territorio e dal mondo professionale, quello della ricerca che caratterizza infine il percorso di innovazione di cui si fa portatrice l’accademia. L’arricchimento in termini di qualità progettuale sembra allora triplice. Dal punto di vista della didattica ciò consente allo studente di confrontarsi con temi, attori e contesti operativi reali ed articolati, consentendo così di formare nuove figure progettuali in grado di muoversi nella complessità del contesto professionale attuale e a sua volta capaci di costruire domanda di progetto. Dal punto di vista del territorio questo cortocircuito serve a forzare delle logiche talvolta schiacciate sugli aspetti tecnico-normativi o connotate da un consolatorio “problem solving” per abbracciare invece delle visioni inattese e più articolate che solo un punto di vista terzo che introduce scarti e discontinuità, può dare. Dal punto di vista dell’accademia, sembra emergere soprattutto un riposizionamento strategico delle discipline della ricerca sul progetto, ovvero quello di possibile punto di incontro tra processi di scala internazionale e peculiarità delle problematiche locali, diventando così un attore necessario al territorio per essere messo in rete con la dimensione globale, per esplicitare e controllare i processi, per mettere in forma e mappare problemi e valori, per costruire visioni critiche e istruire tavoli per la condivisione e la concertazione delle problematiche del territorio contemporaneo.

L’atelier come incrocio di sguardi: Cortocircuiti virtuosi tra didattica, pratiche e ricerca / Dini, R.. - ELETTRONICO. - (2019), pp. 586-589. (Intervento presentato al convegno Imparare Architettura - VII Forum ProArch tenutosi a Milano nel 16-17 Novembre 2018).

L’atelier come incrocio di sguardi: Cortocircuiti virtuosi tra didattica, pratiche e ricerca

Dini R.
2019

Abstract

A partire da alcune esperienze didattiche recenti, il contributo indaga le modalità con cui gli atelier ed i laboratori di progettazione possono essere il luogo ideale nel quale istruire e costruire in modo condiviso tra accademia, attori del territorio e mondo professionale, la “domanda di progetto”. Da un’osservazione ex-post di alcune esperienze didattiche che vedono il coinvolgimento di realtà ed istituzioni locali che a diverso titolo operano sul territorio (comuni, regioni, comunità, fondazioni, associazioni, enti locali), sembrano emergere differenti punti di vista che si incrociano attorno ai temi di progetto e che vanno a comporre un processo “circolare” in grado di generare una riverberazione virtuosa e fertile per tutti gli attori implicati. In prima istanza sembrano mettersi a fuoco tre sguardi coinvolti: quello della didattica, portato dalle istanze di apprendimento dello studente, quello delle pratiche che muove invece dal territorio e dal mondo professionale, quello della ricerca che caratterizza infine il percorso di innovazione di cui si fa portatrice l’accademia. L’arricchimento in termini di qualità progettuale sembra allora triplice. Dal punto di vista della didattica ciò consente allo studente di confrontarsi con temi, attori e contesti operativi reali ed articolati, consentendo così di formare nuove figure progettuali in grado di muoversi nella complessità del contesto professionale attuale e a sua volta capaci di costruire domanda di progetto. Dal punto di vista del territorio questo cortocircuito serve a forzare delle logiche talvolta schiacciate sugli aspetti tecnico-normativi o connotate da un consolatorio “problem solving” per abbracciare invece delle visioni inattese e più articolate che solo un punto di vista terzo che introduce scarti e discontinuità, può dare. Dal punto di vista dell’accademia, sembra emergere soprattutto un riposizionamento strategico delle discipline della ricerca sul progetto, ovvero quello di possibile punto di incontro tra processi di scala internazionale e peculiarità delle problematiche locali, diventando così un attore necessario al territorio per essere messo in rete con la dimensione globale, per esplicitare e controllare i processi, per mettere in forma e mappare problemi e valori, per costruire visioni critiche e istruire tavoli per la condivisione e la concertazione delle problematiche del territorio contemporaneo.
2019
9788890905476
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