L’iniziativa “Smart City” promossa dall’Unione Europea è stata accolta dalla Metropoli di Lione avviando una serie di progetti di trasformazione urbana. Ma, sebbene gran parte degli obiettivi ritenuti fondamentali siano d’interesse comune, i modi in cui sono inseguiti lasciano poco spazio a una effettiva partecipazione della cittadinanza ai processi decisionali. Eletta prima città Smart City francese nel 2013 e nel 2014, Lione conta oggi su un capitale di più di 210 milioni di euro riservato ai grandi progetti urbani, concesso in buona percentuale da grandi imprese. L’utilizzo dell’etichetta “smart city” legittima le politiche urbane intraprese, considerate risposte pragmatiche a problemi di natura tecnica, e permette la presenza delle grandi corporazioni quali necessari esperti che ricevono in cambio spazio per testare i loro prodotti. In questo quadro sono stati aperti degli intervalli, materializzati nei laboratori di Erasme e Tubà, dove la “presenza” deliberativa e discorsiva dei cittadini è presuntamente ammessa. Questi spazi sono ritenuti capaci di costruire un collegamento con la cittadinanza e di svolgere un ruolo di perno tra le trasformazioni in corso e la società, ponendosi come luoghi di discussione di temi tecnico-scientifici piuttosto che politici. La domanda da cui parte questo studio è quindi: come funzionano questi meccanismi di coinvolgimento? Per rispondere ci si affida a uno studio attento dei modi in cui è attuata l’inclusione, a un’osservazione degli spazi, e a un’indagine sulle strategie di comunicazione, con l’intenzione di decostruirne le dinamiche, decifrarne le intenzioni, e di evidenziare le ideologie.

Grand Lyon une Métropole Intelligente: tra democrazia e performatività / LLEVAT SOY, Eloy; Viale, Giulia. - ELETTRONICO. - (2018), pp. 1771-1776. (Intervento presentato al convegno Urbanistica è/e azione pubblica. La responsabilità della proposta tenutosi a Roma nel 12-14 giugno 2017).

Grand Lyon une Métropole Intelligente: tra democrazia e performatività

LLEVAT SOY, ELOY;
2018

Abstract

L’iniziativa “Smart City” promossa dall’Unione Europea è stata accolta dalla Metropoli di Lione avviando una serie di progetti di trasformazione urbana. Ma, sebbene gran parte degli obiettivi ritenuti fondamentali siano d’interesse comune, i modi in cui sono inseguiti lasciano poco spazio a una effettiva partecipazione della cittadinanza ai processi decisionali. Eletta prima città Smart City francese nel 2013 e nel 2014, Lione conta oggi su un capitale di più di 210 milioni di euro riservato ai grandi progetti urbani, concesso in buona percentuale da grandi imprese. L’utilizzo dell’etichetta “smart city” legittima le politiche urbane intraprese, considerate risposte pragmatiche a problemi di natura tecnica, e permette la presenza delle grandi corporazioni quali necessari esperti che ricevono in cambio spazio per testare i loro prodotti. In questo quadro sono stati aperti degli intervalli, materializzati nei laboratori di Erasme e Tubà, dove la “presenza” deliberativa e discorsiva dei cittadini è presuntamente ammessa. Questi spazi sono ritenuti capaci di costruire un collegamento con la cittadinanza e di svolgere un ruolo di perno tra le trasformazioni in corso e la società, ponendosi come luoghi di discussione di temi tecnico-scientifici piuttosto che politici. La domanda da cui parte questo studio è quindi: come funzionano questi meccanismi di coinvolgimento? Per rispondere ci si affida a uno studio attento dei modi in cui è attuata l’inclusione, a un’osservazione degli spazi, e a un’indagine sulle strategie di comunicazione, con l’intenzione di decostruirne le dinamiche, decifrarne le intenzioni, e di evidenziare le ideologie.
2018
9788899237127
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