Il tema dello spazio cimiteriale come giardino, o parco progettato, è oggi nuovamente al centro del dibattitto architettonico, secondo diverse linee di interpretazione. Nei cimiteri di montagna l’accezione di hortus conclusus ha assunto tradizionalmente il significato di recinto intimo per la meditazione - anche in funzione della sua prossimità a punti di particolare pregio ambientale - aperto a tutti: un micro spazio pubblico deputato alla riflessione, che offre l’opportunità di riconciliazione con il pensiero della morte e, dunque, una maggiore consapevolezza sul modo di concepire la prospettiva di vita stessa. L’articolo offre uno spunto per approfondire il significato del Vorarlberg, l’area alpina austriaca, come laboratorio di sperimentazione, ieri e oggi, del tema dell’architettura cimiteriale dei piccoli centri, nelle relazioni natura-artificio e tradizione-innovazione. Se la cappella del cimitero di Schwarzach (Karla Kowalskie Michael Szyszkowitz), a sud di Bregenz, proprio anche in relazione alla particolare interpretazione paesaggistica del progetto dello spazio è un esempio di valore del Moderno locale, tale attitudine a qualificare i luoghi di sepoltura come paesaggi costruiti è riscontrabile anche in progetti contemporanei recenti. Il cimitero islamico di Altach Bernardo Bader e Azra Aksamija), a metà strada tra i nuclei urbani di Dornbirn e Feldkirch, è una vera e propria infrastruttura morfologica, un giardino “secco” con suoli caratterizzati da gradienti di densità di grana. Nel villaggio di Krumbach, lungo uno dei rami laterali del corridoio vallivo che attraversa il Bregenerwald, il cimitero è leggibile come suolo infrastrutturato, nella sequenza di bordature delle aree predisposte per le sepolture stesse - anche nel lungo periodo - e nell’essere punteggiato da attrezzature per espletare le funzioni ordinarie di ossequio ai tumuli. Nel cimitero di Gofis (long&vonier architekten ZT), sui primi rilievi a est di Feldkirch, tale infrastrutturazione pare salire in verticale, nel tentativo di mettere in discussione il ritmo un po’ ossessivo dei muri cimiteriali tradizionali, in quanto suddivisi in loculi modulari. A Batschuns, sulle prime propaggini collinari sopra l’abitato di Rothis, l’ampliamento del cimitero del villaggio stesso (Martin Rauch) è strutturato introiettando il tema della temporalità e della temporaneità della facies dei muri verticali di delimitazione - a mezzo della cura del dettaglio costruttivo – al fine di evocare la transitorietà esistenziale e (forse) post-esistenziale.

Inserti "minimi" per la dignità del dopo. Cimitero nel Vorarlberg (Austria) / Mazzotta, Alessandro. - In: ARCHALP. - ISSN 2039-1730. - ELETTRONICO. - 15(2018), pp. 48-53.

Inserti "minimi" per la dignità del dopo. Cimitero nel Vorarlberg (Austria)

Alessandro Mazzotta
2018

Abstract

Il tema dello spazio cimiteriale come giardino, o parco progettato, è oggi nuovamente al centro del dibattitto architettonico, secondo diverse linee di interpretazione. Nei cimiteri di montagna l’accezione di hortus conclusus ha assunto tradizionalmente il significato di recinto intimo per la meditazione - anche in funzione della sua prossimità a punti di particolare pregio ambientale - aperto a tutti: un micro spazio pubblico deputato alla riflessione, che offre l’opportunità di riconciliazione con il pensiero della morte e, dunque, una maggiore consapevolezza sul modo di concepire la prospettiva di vita stessa. L’articolo offre uno spunto per approfondire il significato del Vorarlberg, l’area alpina austriaca, come laboratorio di sperimentazione, ieri e oggi, del tema dell’architettura cimiteriale dei piccoli centri, nelle relazioni natura-artificio e tradizione-innovazione. Se la cappella del cimitero di Schwarzach (Karla Kowalskie Michael Szyszkowitz), a sud di Bregenz, proprio anche in relazione alla particolare interpretazione paesaggistica del progetto dello spazio è un esempio di valore del Moderno locale, tale attitudine a qualificare i luoghi di sepoltura come paesaggi costruiti è riscontrabile anche in progetti contemporanei recenti. Il cimitero islamico di Altach Bernardo Bader e Azra Aksamija), a metà strada tra i nuclei urbani di Dornbirn e Feldkirch, è una vera e propria infrastruttura morfologica, un giardino “secco” con suoli caratterizzati da gradienti di densità di grana. Nel villaggio di Krumbach, lungo uno dei rami laterali del corridoio vallivo che attraversa il Bregenerwald, il cimitero è leggibile come suolo infrastrutturato, nella sequenza di bordature delle aree predisposte per le sepolture stesse - anche nel lungo periodo - e nell’essere punteggiato da attrezzature per espletare le funzioni ordinarie di ossequio ai tumuli. Nel cimitero di Gofis (long&vonier architekten ZT), sui primi rilievi a est di Feldkirch, tale infrastrutturazione pare salire in verticale, nel tentativo di mettere in discussione il ritmo un po’ ossessivo dei muri cimiteriali tradizionali, in quanto suddivisi in loculi modulari. A Batschuns, sulle prime propaggini collinari sopra l’abitato di Rothis, l’ampliamento del cimitero del villaggio stesso (Martin Rauch) è strutturato introiettando il tema della temporalità e della temporaneità della facies dei muri verticali di delimitazione - a mezzo della cura del dettaglio costruttivo – al fine di evocare la transitorietà esistenziale e (forse) post-esistenziale.
2018
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