La salute della popolazione militare conosce, dalla prima Restaurazione – e in particolare dall’età carloalbertina – uno straordinario processo di ridefinizione negli Stati del Regno di Sardegna, per diventare una preoccupazione ricorrente in fase preunitaria e poi a Italia unita. A nuove, precise, disposizioni in termini di organizzazione del sistema delle forze armate, corrisponde anche una profonda trasformazione dei contenitori ospedalieri, sempre più, da semplici reimpieghi di ampie strutture, nuovi spazi di sanità a impianto chiaramente definito, secondo il modello estremo dei ‘baraccamenti’, poi convertito nel più agevole ‘a padiglioni’. Le teorie igieniste, in costante crescita di credito a livello europeo, segnano infatti l’abbandono del modello a blocco compatto, proprio del tardo Settecento, peraltro il più delle volte nel sovraffollato contesto cittadino, a favore di quello isolato, ben definito rispetto all’esterno, con un articolato sistema di padiglioni in grado di isolare «morbo da morbo e malato da malato». Gli ospedali militari appaiono come una vera palestra di sperimentazione della nuova soluzione, con esempi di grande impatto, quale l’ospedale Riberi di Torino, cui si affiancano molte strutture minori di supporto e di riserva. Le strutture per la cura della popolazione militare assumono, quindi, carattere di sempre maggiore modernità e complessità, collocazioni periferiche rispetto alla grande crescita urbana, e risentono – al pari di quelle civili – del grande progresso della scienza medica nel corso degli anni presi in considerazione. Con due schede di approfondimento relative all'ospedale divisionale di Alessandria e alle Terme militari di Acqui

«Economizzare le preziose vite dei difensori del trono e dello Stato»: la salute della popolazione militare tra scelte urbanistiche e modelli architettonici / Devoti, Chiara. - In: STORIA DELL'URBANISTICA. - ISSN 2035-8733. - STAMPA. - nuova serie, numero monografico "Gli spazi dei militari e l'urbanistica della città. L'Italia del nord-ovest (1815-1918)", a cura di C. Devoti:10/2018(2018), pp. 373-415.

«Economizzare le preziose vite dei difensori del trono e dello Stato»: la salute della popolazione militare tra scelte urbanistiche e modelli architettonici

Chiara Devoti
2018

Abstract

La salute della popolazione militare conosce, dalla prima Restaurazione – e in particolare dall’età carloalbertina – uno straordinario processo di ridefinizione negli Stati del Regno di Sardegna, per diventare una preoccupazione ricorrente in fase preunitaria e poi a Italia unita. A nuove, precise, disposizioni in termini di organizzazione del sistema delle forze armate, corrisponde anche una profonda trasformazione dei contenitori ospedalieri, sempre più, da semplici reimpieghi di ampie strutture, nuovi spazi di sanità a impianto chiaramente definito, secondo il modello estremo dei ‘baraccamenti’, poi convertito nel più agevole ‘a padiglioni’. Le teorie igieniste, in costante crescita di credito a livello europeo, segnano infatti l’abbandono del modello a blocco compatto, proprio del tardo Settecento, peraltro il più delle volte nel sovraffollato contesto cittadino, a favore di quello isolato, ben definito rispetto all’esterno, con un articolato sistema di padiglioni in grado di isolare «morbo da morbo e malato da malato». Gli ospedali militari appaiono come una vera palestra di sperimentazione della nuova soluzione, con esempi di grande impatto, quale l’ospedale Riberi di Torino, cui si affiancano molte strutture minori di supporto e di riserva. Le strutture per la cura della popolazione militare assumono, quindi, carattere di sempre maggiore modernità e complessità, collocazioni periferiche rispetto alla grande crescita urbana, e risentono – al pari di quelle civili – del grande progresso della scienza medica nel corso degli anni presi in considerazione. Con due schede di approfondimento relative all'ospedale divisionale di Alessandria e alle Terme militari di Acqui
2018
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