Assistiamo oggi a un’enorme affluenza di stranieri che si riversano in una città che a stento basta a contenerli. Si tratta in gran parte di persone senza patria: arrivano da ogni parte del mondo, portati dall’ambizione, dalla necessità di lavoro, dal ruolo di ambasciatori; alcuni spinti dai loro vizi, altri dal desiderio di studio; alcuni attratti dagli spettacoli, altri dalle possibilità di intrecciare relazioni o sotto il peso della sfortuna... Arrivano in massa, dopo aver abbandonato le loro case e sperando di trovare un’occasione in quella che è la capitale del mondo, ma non la loro. Non sono parole di oggi: le ha scritte Seneca circa duemila anni fa, di fronte all’abnorme crescita della città di Roma. In apparenza, sembrano perfettamente attagliarsi a descrivere alcuni processi che caratterizzano il mondo contemporaneo. In realtà, dal tempo dei romani tutto o quasi è cambiato: c’è stata l’affermazione delle religioni monoteiste e il profondo riconfigurarsi delle relazioni inter-mediterranee; la scoperta di nuove terre al di là dell’oceano e il loro sistematico sfruttamento; la rivoluzione industriale e la fine (?) del colonialismo. La Riforma, la dichiarazione dei diritti dell’uomo, la Seconda Guerra Mondiale. La natura stessa delle città negli ultimi secoli è profondamente mutata, sia negli assetti interni che nei rapporti con il territorio regionale e statale, oltre che con il più ampio contesto internazionale. Le relazioni centro-periferia; il tessuto economico e i percorsi dell’integrazione sociale; i dislivelli culturali e le forme della sociabilità: sono altrettanti ambiti, fra i molti, in cui il variare dei giochi di scala ha disegnato paesaggi urbani disparati e fra loro scarsamente comparabili. Pure i concetti di cittadinanza, ‘razza’, etnia sono stati scritti e riscritti più volte. In questo panorama generale, il mondo mediterraneo è sempre stato uno degli scenari in cui l’incontro/scontro di popoli e civiltà è stato più ricco, vario, intenso, andando spesso a imprimersi profondamente sul volto della città: non solo sulle coste e nelle aree di confine, ma anche all’interno di paesi comunque affacciati sul mare, e per cui il mare costituiva un ineludibile orizzonte di riferimento. A testimoniarlo non sono solo la configurazione degli spazi urbani e la circolazione di determinati modelli insediativi (porti, fiere, fondaci, ghetti), ma anche gli usi linguistici e i costumi alimentari, le pratiche sociali e giuridiche, molte delle più tipiche espressioni culturali e artistiche europee, frutto di un’antichissima – seppur non sempre pacifica – abitudine alla convivenza con lo straniero. L’incontro si propone di sollecitare i soci dell’AISU a riflettere sugli aspetti di continuità, come sui momenti di snodo e frattura, che hanno a lungo condizionato la dimensione multietnica delle nostre città. Si vorrebbe così focalizzare l’attenzione sulle specificità dei luoghi e dei periodi di una storia millenaria, che ha dato vita a un patrimonio culturale – materiale e immateriale – che pare oggi messo variamente e duramente a repentaglio. Intendiamo discuterne in una prospettiva eminentemente storica − a partire da ben documentati casi di studio, tali da offrire spunti di comparazione − senza tuttavia rinunciare a interrogarci sul senso delle nostre ricerche in uno scenario travagliato quale quello in cui viviamo. COORDINAMENTO SCIENTIFICO Marco Folin, Università di Genova Alireza Naser Eslami, Università di Genova

Maestranze specializzate nelle città del Quattrocento: strategie di multiculturalità nei cantieri, / Beltramo, Silvia. - (2018), pp. 215-225. (Intervento presentato al convegno La città multietnica nel mondo Mediterraneo. Storia, cultura, patrimonio tenutosi a GENOVA nel 4-5 maggio 2018).

Maestranze specializzate nelle città del Quattrocento: strategie di multiculturalità nei cantieri,

silvia beltramo
2018

Abstract

Assistiamo oggi a un’enorme affluenza di stranieri che si riversano in una città che a stento basta a contenerli. Si tratta in gran parte di persone senza patria: arrivano da ogni parte del mondo, portati dall’ambizione, dalla necessità di lavoro, dal ruolo di ambasciatori; alcuni spinti dai loro vizi, altri dal desiderio di studio; alcuni attratti dagli spettacoli, altri dalle possibilità di intrecciare relazioni o sotto il peso della sfortuna... Arrivano in massa, dopo aver abbandonato le loro case e sperando di trovare un’occasione in quella che è la capitale del mondo, ma non la loro. Non sono parole di oggi: le ha scritte Seneca circa duemila anni fa, di fronte all’abnorme crescita della città di Roma. In apparenza, sembrano perfettamente attagliarsi a descrivere alcuni processi che caratterizzano il mondo contemporaneo. In realtà, dal tempo dei romani tutto o quasi è cambiato: c’è stata l’affermazione delle religioni monoteiste e il profondo riconfigurarsi delle relazioni inter-mediterranee; la scoperta di nuove terre al di là dell’oceano e il loro sistematico sfruttamento; la rivoluzione industriale e la fine (?) del colonialismo. La Riforma, la dichiarazione dei diritti dell’uomo, la Seconda Guerra Mondiale. La natura stessa delle città negli ultimi secoli è profondamente mutata, sia negli assetti interni che nei rapporti con il territorio regionale e statale, oltre che con il più ampio contesto internazionale. Le relazioni centro-periferia; il tessuto economico e i percorsi dell’integrazione sociale; i dislivelli culturali e le forme della sociabilità: sono altrettanti ambiti, fra i molti, in cui il variare dei giochi di scala ha disegnato paesaggi urbani disparati e fra loro scarsamente comparabili. Pure i concetti di cittadinanza, ‘razza’, etnia sono stati scritti e riscritti più volte. In questo panorama generale, il mondo mediterraneo è sempre stato uno degli scenari in cui l’incontro/scontro di popoli e civiltà è stato più ricco, vario, intenso, andando spesso a imprimersi profondamente sul volto della città: non solo sulle coste e nelle aree di confine, ma anche all’interno di paesi comunque affacciati sul mare, e per cui il mare costituiva un ineludibile orizzonte di riferimento. A testimoniarlo non sono solo la configurazione degli spazi urbani e la circolazione di determinati modelli insediativi (porti, fiere, fondaci, ghetti), ma anche gli usi linguistici e i costumi alimentari, le pratiche sociali e giuridiche, molte delle più tipiche espressioni culturali e artistiche europee, frutto di un’antichissima – seppur non sempre pacifica – abitudine alla convivenza con lo straniero. L’incontro si propone di sollecitare i soci dell’AISU a riflettere sugli aspetti di continuità, come sui momenti di snodo e frattura, che hanno a lungo condizionato la dimensione multietnica delle nostre città. Si vorrebbe così focalizzare l’attenzione sulle specificità dei luoghi e dei periodi di una storia millenaria, che ha dato vita a un patrimonio culturale – materiale e immateriale – che pare oggi messo variamente e duramente a repentaglio. Intendiamo discuterne in una prospettiva eminentemente storica − a partire da ben documentati casi di studio, tali da offrire spunti di comparazione − senza tuttavia rinunciare a interrogarci sul senso delle nostre ricerche in uno scenario travagliato quale quello in cui viviamo. COORDINAMENTO SCIENTIFICO Marco Folin, Università di Genova Alireza Naser Eslami, Università di Genova
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