Abstract: “Seminare molto e bene”, così si legge sui manifesti propagandistici promossi dal Ministero dell’Agricoltura e della Foresta nel 1941. La politica autarchica e le necessità alimentari in tempo di guerra, non solo hanno cambiato le esigenze della città, ma ne hanno influenzato la trasformazione. I luoghi simbolo di Torino, così come i balconi e i giardini privati, perdono la loro funzione tradizionale per giocare un ruolo fondamentale nel sostentamento della città: nascono gli “orti di guerra”. Tutti i terreni di proprietà comunale, dal parco del Valentino a piazza Statuto, vengono coltivati a patate, girasoli e cavoli per rispondere all’imperativo del duce “non un lembo di terreno incolto”. Flora cede il posto a Cerere che trasforma l’immagine dell’antica capitale sabauda. Lo studio di questi luoghi potrebbe aiutare a ricostruire un momento della storia della città, di cui oggi forse si sta perdendo traccia, ma la cui memoria iconografica e documentale è conservata presso l’Archivio Storico della Città di Torino.
“Non un lembo di terreno incolto”: Torino e gli orti di guerra / Pozzati, Alice; PICHETTO FRATIN, Anna. - ELETTRONICO. - Sessione C31. Cibo e guerra in età contemporanea:(2015). (Intervento presentato al convegno FOOD AND THE CITY tenutosi a Padova nel 3 - 4 - 5 settembre 2015).
“Non un lembo di terreno incolto”: Torino e gli orti di guerra
Alice Pozzati;PICHETTO FRATIN, ANNA
2015
Abstract
Abstract: “Seminare molto e bene”, così si legge sui manifesti propagandistici promossi dal Ministero dell’Agricoltura e della Foresta nel 1941. La politica autarchica e le necessità alimentari in tempo di guerra, non solo hanno cambiato le esigenze della città, ma ne hanno influenzato la trasformazione. I luoghi simbolo di Torino, così come i balconi e i giardini privati, perdono la loro funzione tradizionale per giocare un ruolo fondamentale nel sostentamento della città: nascono gli “orti di guerra”. Tutti i terreni di proprietà comunale, dal parco del Valentino a piazza Statuto, vengono coltivati a patate, girasoli e cavoli per rispondere all’imperativo del duce “non un lembo di terreno incolto”. Flora cede il posto a Cerere che trasforma l’immagine dell’antica capitale sabauda. Lo studio di questi luoghi potrebbe aiutare a ricostruire un momento della storia della città, di cui oggi forse si sta perdendo traccia, ma la cui memoria iconografica e documentale è conservata presso l’Archivio Storico della Città di Torino.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/2703450
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