Nel famoso film di Hitchcock di cui adotto il titolo, il protagonista, costretto a vivere nel proprio appartamento nell'immobilità, inizia ad osservare con pazienza e costanza una realtà che aveva avuto sempre sotto gli occhi, scoprendone così le verità nascoste. Nello stesso modo, il mio studio sull'architettura di Torino tra XIX e XX secolo ha qui approfondito uno sguardo attento su un dettaglio poco noto perché celato all'interno degli edifici, le cui valenze possono essere scoperte e apprezzate solo con una paziente ricerca: le vetrate colorate di finestre e portoni, nei vani scala e negli androni. Nascoste negli spazi distributivi comuni di molteplici palazzi torinesi, in particolare in quelli dei primi anni del Novecento, volti a fornire una vetrina prestigiosa alla nuova classe borghese attraverso innovative manifestazioni stilistiche dell'architettura, si riscontrano esempi di particolare ricercata bellezza, in cui il colore è il protagonista nelle vetrate insieme al disegno - geometrico o sinuoso - creato dal ferro battuto. Gli esempi più eclatanti assecondano le nuove linee movimentate del Liberty, ma anche nei casi in cui il gusto della clientela benestante preferiva affidarsi alla solidità estetica dell'Eclettismo, il colore nelle vetrate delle scale e degli androni risulta comunque l'elemento di spicco. Il gioco combinato tra partiture vetrate con cromatismi diversi, scelti per foggiare un proprio disegno, autonomo oppure indirizzato a enfatizzare quello dello scheletro metallico, genera infatti composizioni in cui il colore diviene il protagonista, prevalendo sulle forme. Un gioco compositivo, dunque, in cui forme e colori dialogano strettamente, mentre l'equilibrio tra le parti risulta variabile anche per il continuo modificarsi delle condizioni di illuminamento, con effetti di luce o di rifrazione che coinvolgono anche gli spazi architettonici circostanti, catalizzando sulle superfici vetrate l'attenzione di chi si inoltra all'interno del fabbricato. Il rilievo comparato tra il disegno dei fronti verso strada, e quello dei serramenti negli spazi comuni all'interno, mi ha consentito di evidenziare, in moltissimi casi, la volontà del progettista di ricercare la continuità tra interno ed esterno dell'edificio mediante analoghi richiami decorativi. Tali richiami nelle zone distributive comuni guidano il visitatore in un percorso visivo in cui le vetrate colorate risultano uno, se non l'unico, degli elementi di maggiore rilievo. Nei numerosi esempi analizzati, il ruolo fondamentale del colore nella composizione architettonica delle vetrate si mantiene non solo nel caso di edifici dai padri illustri come Fenoglio, Benazzo, Vandone di Cortemiglia o Rigotti, bensì anche in una produzione più diffusa, ma sempre di dignitoso livello.

La finestra sul cortile: il colore nelle vetrate di scale e androni, tra istanze internazionali e cultura torinese / Davico, Pia. - ELETTRONICO. - (2015), pp. 163-174. (Intervento presentato al convegno XI Conferenza del Colore-Meeting congiunto con: Colour Group Great Britain, Centre Français de la Couleur, Groupe Français de l'Imagerie Numérique Couleur tenutosi a Milano (Italia) nel 10-11 settembre 2015).

La finestra sul cortile: il colore nelle vetrate di scale e androni, tra istanze internazionali e cultura torinese

DAVICO, PIA
2015

Abstract

Nel famoso film di Hitchcock di cui adotto il titolo, il protagonista, costretto a vivere nel proprio appartamento nell'immobilità, inizia ad osservare con pazienza e costanza una realtà che aveva avuto sempre sotto gli occhi, scoprendone così le verità nascoste. Nello stesso modo, il mio studio sull'architettura di Torino tra XIX e XX secolo ha qui approfondito uno sguardo attento su un dettaglio poco noto perché celato all'interno degli edifici, le cui valenze possono essere scoperte e apprezzate solo con una paziente ricerca: le vetrate colorate di finestre e portoni, nei vani scala e negli androni. Nascoste negli spazi distributivi comuni di molteplici palazzi torinesi, in particolare in quelli dei primi anni del Novecento, volti a fornire una vetrina prestigiosa alla nuova classe borghese attraverso innovative manifestazioni stilistiche dell'architettura, si riscontrano esempi di particolare ricercata bellezza, in cui il colore è il protagonista nelle vetrate insieme al disegno - geometrico o sinuoso - creato dal ferro battuto. Gli esempi più eclatanti assecondano le nuove linee movimentate del Liberty, ma anche nei casi in cui il gusto della clientela benestante preferiva affidarsi alla solidità estetica dell'Eclettismo, il colore nelle vetrate delle scale e degli androni risulta comunque l'elemento di spicco. Il gioco combinato tra partiture vetrate con cromatismi diversi, scelti per foggiare un proprio disegno, autonomo oppure indirizzato a enfatizzare quello dello scheletro metallico, genera infatti composizioni in cui il colore diviene il protagonista, prevalendo sulle forme. Un gioco compositivo, dunque, in cui forme e colori dialogano strettamente, mentre l'equilibrio tra le parti risulta variabile anche per il continuo modificarsi delle condizioni di illuminamento, con effetti di luce o di rifrazione che coinvolgono anche gli spazi architettonici circostanti, catalizzando sulle superfici vetrate l'attenzione di chi si inoltra all'interno del fabbricato. Il rilievo comparato tra il disegno dei fronti verso strada, e quello dei serramenti negli spazi comuni all'interno, mi ha consentito di evidenziare, in moltissimi casi, la volontà del progettista di ricercare la continuità tra interno ed esterno dell'edificio mediante analoghi richiami decorativi. Tali richiami nelle zone distributive comuni guidano il visitatore in un percorso visivo in cui le vetrate colorate risultano uno, se non l'unico, degli elementi di maggiore rilievo. Nei numerosi esempi analizzati, il ruolo fondamentale del colore nella composizione architettonica delle vetrate si mantiene non solo nel caso di edifici dai padri illustri come Fenoglio, Benazzo, Vandone di Cortemiglia o Rigotti, bensì anche in una produzione più diffusa, ma sempre di dignitoso livello.
2015
978-88-99513-00-9
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2656805