Le forme di occupazione degli spazi produttivi in disuso di tipo workers-control trovano ispirazione nel movimento delle empresas recuperadas che si sono diffuse in Argentina dopo la crisi del 2001 e che si stanno diffondendo rapidamente anche in Europa. Basti pensare ai progetti RiMaflow a Milano o Fralib a Gémenos in Francia . Tutte queste esperienze si radicano su territori in cui vi sono importanti cambiamenti urbanistici e sociali che liberano spazi che si prestano al riuso, e che forse mai, dal dopoguerra, si erano presentate con una tale consapevolezza delle proprie possibilità qui e ora. L’aspetto workers -control è interessante perché mostra la possibilità che gli spazi produttivi occupati chiusi per allimento siano r imessi in produzione da parte dei lavoratori stessi, rendendo così concreta la possibilità di sottrazione al lavoro subordinato attraverso l’autogestione e l’autoproduzione. Si tratta di un’esperienza che ha prodotto un lavoro di scavo sulle fonti che, non trovando un supporto solido nella letteratura ormai classica su il ‘ Il diritto alla città’, ha dissotterrato dalla storia del movimento operaio come proprio precedente l’esperienza consiliare . Per comprendere più in profondità il fenomeno abbiamo analizzato il caso delle Officine Zero a Roma. Dove vi erano le Officine ex -Rail Service Italia di proprietà della Barletta Srl, ora vi è una fabbrica occupata che lavora a una riterritorializzazione dell’economia, in altre parole a evitare la delocalizzazione, l’abbandono e ridestinazioni che possano contribuire alla gentrification, mantenendo vicine al territorio attività roduttive virtuose.

Il caso degli spazi workers-control: Officine Zero tra autoproduzione e territorio / Martini, Laura; vazquez pizzi, Daniele. - ELETTRONICO. - (2015), pp. 1996-2000. (Intervento presentato al convegno XVII conferenza nazionale SIU, Italia '45-'45, Venezia 11-13 giugno 2015 tenutosi a venezia nel 11-13 giugno 2015).

Il caso degli spazi workers-control: Officine Zero tra autoproduzione e territorio

MARTINI, LAURA;
2015

Abstract

Le forme di occupazione degli spazi produttivi in disuso di tipo workers-control trovano ispirazione nel movimento delle empresas recuperadas che si sono diffuse in Argentina dopo la crisi del 2001 e che si stanno diffondendo rapidamente anche in Europa. Basti pensare ai progetti RiMaflow a Milano o Fralib a Gémenos in Francia . Tutte queste esperienze si radicano su territori in cui vi sono importanti cambiamenti urbanistici e sociali che liberano spazi che si prestano al riuso, e che forse mai, dal dopoguerra, si erano presentate con una tale consapevolezza delle proprie possibilità qui e ora. L’aspetto workers -control è interessante perché mostra la possibilità che gli spazi produttivi occupati chiusi per allimento siano r imessi in produzione da parte dei lavoratori stessi, rendendo così concreta la possibilità di sottrazione al lavoro subordinato attraverso l’autogestione e l’autoproduzione. Si tratta di un’esperienza che ha prodotto un lavoro di scavo sulle fonti che, non trovando un supporto solido nella letteratura ormai classica su il ‘ Il diritto alla città’, ha dissotterrato dalla storia del movimento operaio come proprio precedente l’esperienza consiliare . Per comprendere più in profondità il fenomeno abbiamo analizzato il caso delle Officine Zero a Roma. Dove vi erano le Officine ex -Rail Service Italia di proprietà della Barletta Srl, ora vi è una fabbrica occupata che lavora a una riterritorializzazione dell’economia, in altre parole a evitare la delocalizzazione, l’abbandono e ridestinazioni che possano contribuire alla gentrification, mantenendo vicine al territorio attività roduttive virtuose.
2015
9788899237042
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