Le metodologie digitali (non intese quindi solo in senso strumentale) possono considerarsi proprie della cultura del nostro tempo. In quest’ottica il presente contributo si propone di approfondire lo studio su alcune relazioni – criticamente selezionate – che intercorrono tra uso del colore e rappresentazione nel digitale, definendo come campo d’azione il Cultural Heritage, a sua volta declinato in Virtual Heritage. Questo può essere volto tanto alla ricostruzione basata su attente indagini documentarie quanto a fini diversi; nel primo caso per esempio per la periodizzazione e la stratificazione degli interventi. Inoltre il concetto di “colore nel digitale” può costituire un campo di sperimentazione di interesse, proprio perché ne consente l’utilizzo con svariate finalità e con tecniche espressive variabili. Come l’uso mimetico scientificamente applicato (con attenzioni alla resa verosimile di materiali attraverso la calibrazione di texture e luci) ovvero in senso squisitamente percettivo con finalità scenografiche/comunicative. O ancora l’uso simbolico con finalità descrittive. Senza escludere tutti gli altri usi possibili che mettono in campo competenze e metodologie operative differenti. A tutto questo, ovviamente, si aggiungano i diversi codici e modalità di rappresentazione, derivati dagli obiettivi della comunicazione, siano essi bidimensionali o tridimensionali, statici o dinamici. Attraverso mappature e periodizzazioni di sintesi (con una breve selezione anche per autori e soggetti) si analizzeranno le operazioni più significative in questo ambito, in relazione allo stato dell’arte. Ci chiediamo dunque se una rilettura critica di alcuni episodi salienti, dai più lontani a quelli più vicini, possa fornire stimoli e spunti per la ricerca: può, e in che misura, la chiave di lettura del colore (anche nelle teorie) estendersi dal campo delle arti figurative e dell’architettura anche a quello digitale? E in particolare nella rappresentazione tridimensionale dinamica applicata allo storytelling e alla restituzione del Cultural Heritage? Conferme e smentite potranno confrontarsi con vecchi e nuovi filoni di indagine.
Cultura e visione cromatica nel digitale / Marotta, Anna; Vitali, Marco. - CD-ROM. - XI A:(2015), pp. 535-546. (Intervento presentato al convegno XI Conferenza del Colore tenutosi a Milano nel 10-11 settembre 2015).
Cultura e visione cromatica nel digitale
MAROTTA, Anna;VITALI, MARCO
2015
Abstract
Le metodologie digitali (non intese quindi solo in senso strumentale) possono considerarsi proprie della cultura del nostro tempo. In quest’ottica il presente contributo si propone di approfondire lo studio su alcune relazioni – criticamente selezionate – che intercorrono tra uso del colore e rappresentazione nel digitale, definendo come campo d’azione il Cultural Heritage, a sua volta declinato in Virtual Heritage. Questo può essere volto tanto alla ricostruzione basata su attente indagini documentarie quanto a fini diversi; nel primo caso per esempio per la periodizzazione e la stratificazione degli interventi. Inoltre il concetto di “colore nel digitale” può costituire un campo di sperimentazione di interesse, proprio perché ne consente l’utilizzo con svariate finalità e con tecniche espressive variabili. Come l’uso mimetico scientificamente applicato (con attenzioni alla resa verosimile di materiali attraverso la calibrazione di texture e luci) ovvero in senso squisitamente percettivo con finalità scenografiche/comunicative. O ancora l’uso simbolico con finalità descrittive. Senza escludere tutti gli altri usi possibili che mettono in campo competenze e metodologie operative differenti. A tutto questo, ovviamente, si aggiungano i diversi codici e modalità di rappresentazione, derivati dagli obiettivi della comunicazione, siano essi bidimensionali o tridimensionali, statici o dinamici. Attraverso mappature e periodizzazioni di sintesi (con una breve selezione anche per autori e soggetti) si analizzeranno le operazioni più significative in questo ambito, in relazione allo stato dell’arte. Ci chiediamo dunque se una rilettura critica di alcuni episodi salienti, dai più lontani a quelli più vicini, possa fornire stimoli e spunti per la ricerca: può, e in che misura, la chiave di lettura del colore (anche nelle teorie) estendersi dal campo delle arti figurative e dell’architettura anche a quello digitale? E in particolare nella rappresentazione tridimensionale dinamica applicata allo storytelling e alla restituzione del Cultural Heritage? Conferme e smentite potranno confrontarsi con vecchi e nuovi filoni di indagine.File | Dimensione | Formato | |
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