Il presente contributo, strettamente legato al disegno e rappresentazione del paesaggio, si origina parte dal “vedutismo”, movimento che si afferma in Italia legando la propria fortuna al gusto e agli interessi dei visitatori e dei collezionisti stranieri che seguono la moda del “Grand Tour”. Tra i vari autori che si annoverano nella schiera dei vedutisti appare significativa l’opera di G. B. Piranesi che indaga il contesto ambientale nella sua forma, sia nel senso linguistico latino che in quello percettivo. Il suo racconto oscilla nel confronto tra le testimonianze di passati splendori e il gusto della città aulica, sia essa classica che barocca, in cui si muovono i personaggi dell’epoca. La dimensione in cui l’architetto - incisore innesta i monumenti romani è quella “eroica” della Storia che i viaggiatori colti e sensibili (come Goethe) vedono presente ovunque, nei minimi dettagli, nei sassi, nei capitelli frammentati, contrapposta ad un degrado persistente. Si tratta dunque di una rappresentazione che si basa su una lettura della realtà, che se pur filtrata attraverso la personalità e quindi il segno dell’autore, è carica di forza comunicativa. La versione napoletana del vedutismo si configura sotto forma di gouache, essa rappresenta la massima espressione artistica e culturale dell’epoca, meritandosi un ruolo e fama di primo piano a livello europeo. I temi principali erano incentrati sul Vesuvio, i monumenti, i panorami, le prime casuali scoperte degli scavi di Pompei ed Ercolano. Le gouaches ci forniscono un quadro della realtà locale di notevole interesse per lo studio percettivo ambientale, urbanistico e cromatico. Nella seconda metà dell’Ottocento il genere esaurisce pian piano la sua vena più genuina per essere in larga misura soppiantato dai progressi della fotografia, veicolo ufficiale di conoscenza internazionale dell’immagine. Il messaggio dei vedutisti è stato di recente raccolto da una nuova generazione di artisti che, nell’intento di valorizzare un determinato ambiente o territorio, realizzano carnets di schizzi, disegni e acquarelli dedicati a determinate aree. Mi riferisco, a titolo di esempio, a quelli dedicati alla Provenza dove centinaia sono le pubblicazioni del genere. Per lo stile figurativo molto vicino a noi e al nostro gusto estetico, questi disegni sono molto apprezzati dai visitatori esterni. In questi carnets si pone l’accento sull’oggetto dello spazio e il ritmo interno del paesaggio, indipendenza delle forme e delle linee, i colori e l’illuminazione; il contenuto di senso dei paesaggi culturali quali costruzioni, rovine, tracce e tutti i segni evocatori di storia. Si avvicinano di molto all’intuizione di goethiana memoria, per la quale nella fisionomia di qualcosa si manifesta il carattere interno. Oggi la conoscenza visiva del paesaggio si è estesa enormemente grazie alle potenzialità tecniche e turistiche con l’ineluttabile trasformazione di certi modelli di accostamento alla natura e ai paesaggi. L’indagine vuole essere una riflessione finalizzata a capire il ruolo della comunicazione grafica del paesaggio che nell’arco di tre secoli si è evoluta nutrendosi dei valori intrinseci ed identitari dei luoghi rappresentati.
Il disegno del paesaggio / Blotto, Laura. - STAMPA. - (2013), pp. 28-34. (Intervento presentato al convegno X Congreso Nacional de Exprecìon Gràfica en Ingenieria, Arquitectura y Carreras Afines tenutosi a Tucuman nel 16, 17 e 18 ottobre 2013).
Il disegno del paesaggio
BLOTTO, Laura
2013
Abstract
Il presente contributo, strettamente legato al disegno e rappresentazione del paesaggio, si origina parte dal “vedutismo”, movimento che si afferma in Italia legando la propria fortuna al gusto e agli interessi dei visitatori e dei collezionisti stranieri che seguono la moda del “Grand Tour”. Tra i vari autori che si annoverano nella schiera dei vedutisti appare significativa l’opera di G. B. Piranesi che indaga il contesto ambientale nella sua forma, sia nel senso linguistico latino che in quello percettivo. Il suo racconto oscilla nel confronto tra le testimonianze di passati splendori e il gusto della città aulica, sia essa classica che barocca, in cui si muovono i personaggi dell’epoca. La dimensione in cui l’architetto - incisore innesta i monumenti romani è quella “eroica” della Storia che i viaggiatori colti e sensibili (come Goethe) vedono presente ovunque, nei minimi dettagli, nei sassi, nei capitelli frammentati, contrapposta ad un degrado persistente. Si tratta dunque di una rappresentazione che si basa su una lettura della realtà, che se pur filtrata attraverso la personalità e quindi il segno dell’autore, è carica di forza comunicativa. La versione napoletana del vedutismo si configura sotto forma di gouache, essa rappresenta la massima espressione artistica e culturale dell’epoca, meritandosi un ruolo e fama di primo piano a livello europeo. I temi principali erano incentrati sul Vesuvio, i monumenti, i panorami, le prime casuali scoperte degli scavi di Pompei ed Ercolano. Le gouaches ci forniscono un quadro della realtà locale di notevole interesse per lo studio percettivo ambientale, urbanistico e cromatico. Nella seconda metà dell’Ottocento il genere esaurisce pian piano la sua vena più genuina per essere in larga misura soppiantato dai progressi della fotografia, veicolo ufficiale di conoscenza internazionale dell’immagine. Il messaggio dei vedutisti è stato di recente raccolto da una nuova generazione di artisti che, nell’intento di valorizzare un determinato ambiente o territorio, realizzano carnets di schizzi, disegni e acquarelli dedicati a determinate aree. Mi riferisco, a titolo di esempio, a quelli dedicati alla Provenza dove centinaia sono le pubblicazioni del genere. Per lo stile figurativo molto vicino a noi e al nostro gusto estetico, questi disegni sono molto apprezzati dai visitatori esterni. In questi carnets si pone l’accento sull’oggetto dello spazio e il ritmo interno del paesaggio, indipendenza delle forme e delle linee, i colori e l’illuminazione; il contenuto di senso dei paesaggi culturali quali costruzioni, rovine, tracce e tutti i segni evocatori di storia. Si avvicinano di molto all’intuizione di goethiana memoria, per la quale nella fisionomia di qualcosa si manifesta il carattere interno. Oggi la conoscenza visiva del paesaggio si è estesa enormemente grazie alle potenzialità tecniche e turistiche con l’ineluttabile trasformazione di certi modelli di accostamento alla natura e ai paesaggi. L’indagine vuole essere una riflessione finalizzata a capire il ruolo della comunicazione grafica del paesaggio che nell’arco di tre secoli si è evoluta nutrendosi dei valori intrinseci ed identitari dei luoghi rappresentati.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/2555562
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