Come ampiamente documentato, l’abitare rappresenta un’esperienza fondante dell’esistenza dell’individuo. Diversi sono i livelli dell’interazione tra l’individuo e la propria abitazione: da un lato ci si rapporta quotidianamente con gli aspetti fisico-materico-costruttivi dell’abitazione (ampiezza dei vani, loro distribuzione, condizioni ambientali quali la disponibilità di luce naturale), dall’altro l’interazione si svolge a livello di percezione della qualità dell’abitare, di emozioni che la casa veicola e di relazioni che in essa si snodano. Dimensioni, volumi, qualità dei materiali sono da sempre materia dei professionisti dell’edilizia, mentre gli aspetti soggettivi sono stati spesso tenuti in scarsa considerazione dai canoni progettuali, che hanno così prodotto in passato pratiche edilizie convenzionali che definivano la qualità di un edificio più in base ai criteri di mercato che al comfort e alla funzionalità esperite dagli occupanti. Più recentemente, invece, sembra affermarsi una nuova sensibilità anche verso le componenti della qualità abitativa legate agli aspetti percettivo-cognitivi, relazionali e socio-culturali che contribuiscono a rendere la casa il luogo dell’“Essere e del Benessere”. Per riuscire a cogliere tali dimensioni e implementarle in soluzioni progettuali che massimizzino il comfort e il benessere dell’abitante risulta molto importante adottare un approccio ergonomico user-centred e disporre di strumenti e metodologie di indagine in grado di far emergere i bisogni abitativi degli individui e cioè quanto l’abitazione in cui si vive riesca a rispondervi e quanto invece la casa limiti o modifichi, con i suoi vincoli strutturali, le attività e le preferenze di chi vi abita. Per portare un contributo in tal senso, è stata sviluppata una metodologia di indagine che ha visto collaborare architetti e psicologi, finalizzata ad elaborare uno strumento per investigare la relazione tra la qualità dell’abitare e il benessere dell’utente, facendo emergere le specifiche esigenze abitative. Hanno preso parte all’indagine 90 individui (52%maschi e 48% femmine), di età compresa tra i 16 e gli 80 anni (M=33.76, DS= 16.15) residenti in 3 centri abitativi piemontesi, diversi per dimensioni e livello di urbanizzazione. È stato somministrato un questionario, sviluppato ad hoc, volto ad indagare: 1) prestazioni e funzionalità della casa reale, modalità di utilizzo degli spazi e relazione dell’abitazione con il benessere e la felicità dell’abitante; 2) caratteristiche della casa ideale, attraverso item relativi alle modifiche da apportare a quella reale per rispondere al meglio alle proprie esigenze, ipotetiche modalità di utilizzo dei suoi spazi e sua relazione con il benessere e la felicità. Sono emersi alcuni interessanti risultati, quali il mutare delle esigenze abitative e delle rappresentazioni della casa ideale in relazione all'età, che vengono illustrati nella memoria. Tali risultati emersi hanno permesso di evidenziare, da un lato, come il modello abitativo tipico della società borghese della prima metà del secolo -che risulta, nonostante i cambiamenti cui i modelli abitativi sono andati incontro, ancora permeare il “prodotto casa” di cui usufruiamo- non sia più in grado di rispondere appieno al quadro esigenziale degli utenti del sistema edilizio – definito alla luce degli attuali fenomeni sociali, culturali ed economici- e, dall’altro, di giungere all’elaborazione di una proposta progettuale basata sulle esigenze degli utenti reali.
Qualità abitativa e benessere: Un’indagine empirica / Galati, D.; Tosoni, Piergiorgio; Aghemo, Chiara; Caffaro, F.; LO VERSO, VALERIO ROBERTO MARIA. - 1:(2013), pp. 265-270. (Intervento presentato al convegno L'ergonomia verso un modello di città sostenibile: fattore umano, tecnologie, inclusione sociale, comunicazione tenutosi a Torino nel 18-20 novembre 2013).
Qualità abitativa e benessere: Un’indagine empirica
TOSONI, PIERGIORGIO;AGHEMO, Chiara;LO VERSO, VALERIO ROBERTO MARIA
2013
Abstract
Come ampiamente documentato, l’abitare rappresenta un’esperienza fondante dell’esistenza dell’individuo. Diversi sono i livelli dell’interazione tra l’individuo e la propria abitazione: da un lato ci si rapporta quotidianamente con gli aspetti fisico-materico-costruttivi dell’abitazione (ampiezza dei vani, loro distribuzione, condizioni ambientali quali la disponibilità di luce naturale), dall’altro l’interazione si svolge a livello di percezione della qualità dell’abitare, di emozioni che la casa veicola e di relazioni che in essa si snodano. Dimensioni, volumi, qualità dei materiali sono da sempre materia dei professionisti dell’edilizia, mentre gli aspetti soggettivi sono stati spesso tenuti in scarsa considerazione dai canoni progettuali, che hanno così prodotto in passato pratiche edilizie convenzionali che definivano la qualità di un edificio più in base ai criteri di mercato che al comfort e alla funzionalità esperite dagli occupanti. Più recentemente, invece, sembra affermarsi una nuova sensibilità anche verso le componenti della qualità abitativa legate agli aspetti percettivo-cognitivi, relazionali e socio-culturali che contribuiscono a rendere la casa il luogo dell’“Essere e del Benessere”. Per riuscire a cogliere tali dimensioni e implementarle in soluzioni progettuali che massimizzino il comfort e il benessere dell’abitante risulta molto importante adottare un approccio ergonomico user-centred e disporre di strumenti e metodologie di indagine in grado di far emergere i bisogni abitativi degli individui e cioè quanto l’abitazione in cui si vive riesca a rispondervi e quanto invece la casa limiti o modifichi, con i suoi vincoli strutturali, le attività e le preferenze di chi vi abita. Per portare un contributo in tal senso, è stata sviluppata una metodologia di indagine che ha visto collaborare architetti e psicologi, finalizzata ad elaborare uno strumento per investigare la relazione tra la qualità dell’abitare e il benessere dell’utente, facendo emergere le specifiche esigenze abitative. Hanno preso parte all’indagine 90 individui (52%maschi e 48% femmine), di età compresa tra i 16 e gli 80 anni (M=33.76, DS= 16.15) residenti in 3 centri abitativi piemontesi, diversi per dimensioni e livello di urbanizzazione. È stato somministrato un questionario, sviluppato ad hoc, volto ad indagare: 1) prestazioni e funzionalità della casa reale, modalità di utilizzo degli spazi e relazione dell’abitazione con il benessere e la felicità dell’abitante; 2) caratteristiche della casa ideale, attraverso item relativi alle modifiche da apportare a quella reale per rispondere al meglio alle proprie esigenze, ipotetiche modalità di utilizzo dei suoi spazi e sua relazione con il benessere e la felicità. Sono emersi alcuni interessanti risultati, quali il mutare delle esigenze abitative e delle rappresentazioni della casa ideale in relazione all'età, che vengono illustrati nella memoria. Tali risultati emersi hanno permesso di evidenziare, da un lato, come il modello abitativo tipico della società borghese della prima metà del secolo -che risulta, nonostante i cambiamenti cui i modelli abitativi sono andati incontro, ancora permeare il “prodotto casa” di cui usufruiamo- non sia più in grado di rispondere appieno al quadro esigenziale degli utenti del sistema edilizio – definito alla luce degli attuali fenomeni sociali, culturali ed economici- e, dall’altro, di giungere all’elaborazione di una proposta progettuale basata sulle esigenze degli utenti reali.Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/2520125
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