Nell’universo della rappresentazione grafica (intesa come esito della cultura della visione) il segno come traccia grafica è uno dei più potenti, significativi ed espressivi elementi di linguaggio. Dagli aspetti più diretti, materici e “naturali” (velocità, pressione, emozionalità nel tracciamento) a quelli più culturali e artistici affidati agli aspetti metaforici ed evocativi. Il contributo analizzerà dunque il segno come traccia grafica nelle sue componenti di “significante” (piano dell’espressione) e “significato” (piano del contenuto) in esempi come: la pittura cinese, la Gestalt (psicologia della forma), la grafica liberty, le psicografie futuriste (per esempio Marinetti e Benedetta), l’espressionismo astratto americano (da Robert Motherwell e Mark Rothko al dripping di Jackson Pollock, fino a Hans Hartung, senza dimenticare l’esperienza fondativa di Keith Haring). Di questi aspetti verranno indagati i riverberi anche nel disegno dell’architettura (per esempio Frank Gehry, ma anche Santiago Calatrava), dalle modalità manuali più tradizionali all’elaborazione mediante le nuove metodologie digitali. Partendo dal presupposto che la rappresentazione, in quanto sostituzione (rappresentazione e comunicazione sensibile) di un pensiero, comporta una fase creativa da cui dipende la comunicazione “effettiva” delle idee nella loro essenzialità, il contributo proverà a conoscere in che misura le nuove modalità di tracciamento modifichino e comunichino il pensiero progettuale (nell’arte, nella grafica, nell’architettura). In questo senso e in particolare nell’architettura, il segno come traccia grafica si conferma come strumento fondamentale per l’architetto nella concezione dello spazio, per visualizzare gli effetti, controllare ogni intenzione, ma soprattutto per alimentare l’immaginazione. Negli ultimi anni sono nate diverse tendenze architettoniche con caratteristiche differenti come conseguenza delle possibilità multimediali e tecnologiche che si sono raggiunte nella costruzione e nella rappresentazione: gli architetti spesso sviluppano un linguaggio grafico proprio che consente loro di creare un’identità culturale. Come scrive Kandinskij, il punto grafico è “un piccolo mondo conciso in sé”, che quando viene “dinamizzato” dal mezzo tracciante “feconda” il supporto grafico, generando linee che “sono persone” con storie e caratteri propri: nell’articolata polarizzazione del contesto visivo e grafico ognuna può esprimere così universi ideali e mentali, materiali ed emozionali, verso una nuova complessità, che non disconosca le più antiche culture e tradizioni.

Un linguaggio trasversale: il segno come traccia grafica / Marotta, Anna. - STAMPA. - (2012), pp. 454-460. (Intervento presentato al convegno IV Congreso Internacional de Expresión Gráfica en Ingeniería, Arquitectura y Carreras afines y IX Congreso Nacional de Profesores de Expresión Gráfica en Ingeniería, Arquitectura y Carreras afines tenutosi a Universidad Nacional de La Plata, Argentina nel 17-19 ottobre 2012).

Un linguaggio trasversale: il segno come traccia grafica

MAROTTA, Anna
2012

Abstract

Nell’universo della rappresentazione grafica (intesa come esito della cultura della visione) il segno come traccia grafica è uno dei più potenti, significativi ed espressivi elementi di linguaggio. Dagli aspetti più diretti, materici e “naturali” (velocità, pressione, emozionalità nel tracciamento) a quelli più culturali e artistici affidati agli aspetti metaforici ed evocativi. Il contributo analizzerà dunque il segno come traccia grafica nelle sue componenti di “significante” (piano dell’espressione) e “significato” (piano del contenuto) in esempi come: la pittura cinese, la Gestalt (psicologia della forma), la grafica liberty, le psicografie futuriste (per esempio Marinetti e Benedetta), l’espressionismo astratto americano (da Robert Motherwell e Mark Rothko al dripping di Jackson Pollock, fino a Hans Hartung, senza dimenticare l’esperienza fondativa di Keith Haring). Di questi aspetti verranno indagati i riverberi anche nel disegno dell’architettura (per esempio Frank Gehry, ma anche Santiago Calatrava), dalle modalità manuali più tradizionali all’elaborazione mediante le nuove metodologie digitali. Partendo dal presupposto che la rappresentazione, in quanto sostituzione (rappresentazione e comunicazione sensibile) di un pensiero, comporta una fase creativa da cui dipende la comunicazione “effettiva” delle idee nella loro essenzialità, il contributo proverà a conoscere in che misura le nuove modalità di tracciamento modifichino e comunichino il pensiero progettuale (nell’arte, nella grafica, nell’architettura). In questo senso e in particolare nell’architettura, il segno come traccia grafica si conferma come strumento fondamentale per l’architetto nella concezione dello spazio, per visualizzare gli effetti, controllare ogni intenzione, ma soprattutto per alimentare l’immaginazione. Negli ultimi anni sono nate diverse tendenze architettoniche con caratteristiche differenti come conseguenza delle possibilità multimediali e tecnologiche che si sono raggiunte nella costruzione e nella rappresentazione: gli architetti spesso sviluppano un linguaggio grafico proprio che consente loro di creare un’identità culturale. Come scrive Kandinskij, il punto grafico è “un piccolo mondo conciso in sé”, che quando viene “dinamizzato” dal mezzo tracciante “feconda” il supporto grafico, generando linee che “sono persone” con storie e caratteri propri: nell’articolata polarizzazione del contesto visivo e grafico ognuna può esprimere così universi ideali e mentali, materiali ed emozionali, verso una nuova complessità, che non disconosca le più antiche culture e tradizioni.
2012
9789871494255
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