Il settore del commercio rappresenta oggi una quota rilevante del prodotto interno lordo nazionale. Tra i vari settori e tuttora quello piu dinamico e innovativo. Il Decreto “Bersani” (D.lgs. 114/1998) ha, come noto, introdotto un processo di liberalizzazione del settore commerciale, rinviando alle Regioni la definizione normativa di alcuni aspetti in materia. Il decreto Bersani stabilisce unicamente un insieme di principi generali volti a favorire la concorrenza e la liberta d’impresa, la tutela del consumatore e la trasparenza del mercato, lasciando al livello legislativo regionale la precisazione delle regole di programmazione del settore. Nel faticoso tentativo di perseguire una strada inusitata, le amministrazioni regionali hanno cercato di introdurre vari contrappesi per mitigare i presunti attesi effetti distorsivi della concorrenza di mercato. In particolare, alcune Regioni italiane (tra le quali, il Piemonte, l’Emilia Romagna e il Veneto) hanno di recente previsto forme di perequazione per compensare gli effetti esterni prodotti dai grandi insediamenti commerciali. L’idea di fondo e che senza un meccanismo perequativo gli esercizi di vicinato siano destinati a soccombere alla grande distribuzione, con conseguenze indesiderate anche per le realta urbane. A questo proposito, sono stati definiti criteri specifici per orientare le azioni perequative: criteri che consentano di individuare l’entita monetaria del contrappeso necessario e i destinatari che dovrebbero beneficiare della redistribuzione. L’intento del paper e di interrogarsi su tre questioni fondamentali in proposito: la prima questione e di carattere ‘empirico’ e riguarda l’esistenza o meno di una contrapposizione frontale tra grande distribuzione e piccolo commercio (tale contrapposizione e data tradizionalmente per scontata, ma l’analisi dei dati piu recenti suggerisce quantomeno di rivedere - e riformulare in maniera piu articolata - questa consolidata convinzione); la seconda questione e di carattere ‘etico’ e riguarda le ragioni a sostegno di un intervento pubblico compensativo a seguito di effetti di concorrenza (piu in particolare, il problema sollevato concerne quali effetti esterni di determinate attivita siano da ritenersi collettivamente indesiderabili, nell’ipotesi che solo una qualificazione valoriale coerente possa consentire una valutazione selettiva e giustificabile); la terza questione e di carattere ‘operativo’ e riguarda l’efficacia dei criteri di perequazione introdotti rispetto agli obiettivi presupposti (troppo spesso infatti i criteri impiegati si rivelano semplicistici e disattenti alla dimensione territoriale, con conseguenze controproducenti). Affrontare le tre questioni precedenti vuol essere anche un modo per ridiscutere del significato territoriale ed economico del settore commerciale (in fase di progressiva espansione in molte aree del nostro paese) e del ruolo pubblico in questo campo (in fase di ridimensionamento solo apparente).
"Imperfetta liberalizzazione e insostenibile perequazione nel settore del commercio: fatti, ragioni e strategie" / Brunetta, Grazia; Moroni, S.. - ELETTRONICO. - (2007), pp. 124-125. (Intervento presentato al convegno Lo sviluppo regionale nell’Unione Europea. Obiettivi, strategie, politiche tenutosi a Bolzano nel 26 – 28 settembre 2007).
"Imperfetta liberalizzazione e insostenibile perequazione nel settore del commercio: fatti, ragioni e strategie"
BRUNETTA, GRAZIA;
2007
Abstract
Il settore del commercio rappresenta oggi una quota rilevante del prodotto interno lordo nazionale. Tra i vari settori e tuttora quello piu dinamico e innovativo. Il Decreto “Bersani” (D.lgs. 114/1998) ha, come noto, introdotto un processo di liberalizzazione del settore commerciale, rinviando alle Regioni la definizione normativa di alcuni aspetti in materia. Il decreto Bersani stabilisce unicamente un insieme di principi generali volti a favorire la concorrenza e la liberta d’impresa, la tutela del consumatore e la trasparenza del mercato, lasciando al livello legislativo regionale la precisazione delle regole di programmazione del settore. Nel faticoso tentativo di perseguire una strada inusitata, le amministrazioni regionali hanno cercato di introdurre vari contrappesi per mitigare i presunti attesi effetti distorsivi della concorrenza di mercato. In particolare, alcune Regioni italiane (tra le quali, il Piemonte, l’Emilia Romagna e il Veneto) hanno di recente previsto forme di perequazione per compensare gli effetti esterni prodotti dai grandi insediamenti commerciali. L’idea di fondo e che senza un meccanismo perequativo gli esercizi di vicinato siano destinati a soccombere alla grande distribuzione, con conseguenze indesiderate anche per le realta urbane. A questo proposito, sono stati definiti criteri specifici per orientare le azioni perequative: criteri che consentano di individuare l’entita monetaria del contrappeso necessario e i destinatari che dovrebbero beneficiare della redistribuzione. L’intento del paper e di interrogarsi su tre questioni fondamentali in proposito: la prima questione e di carattere ‘empirico’ e riguarda l’esistenza o meno di una contrapposizione frontale tra grande distribuzione e piccolo commercio (tale contrapposizione e data tradizionalmente per scontata, ma l’analisi dei dati piu recenti suggerisce quantomeno di rivedere - e riformulare in maniera piu articolata - questa consolidata convinzione); la seconda questione e di carattere ‘etico’ e riguarda le ragioni a sostegno di un intervento pubblico compensativo a seguito di effetti di concorrenza (piu in particolare, il problema sollevato concerne quali effetti esterni di determinate attivita siano da ritenersi collettivamente indesiderabili, nell’ipotesi che solo una qualificazione valoriale coerente possa consentire una valutazione selettiva e giustificabile); la terza questione e di carattere ‘operativo’ e riguarda l’efficacia dei criteri di perequazione introdotti rispetto agli obiettivi presupposti (troppo spesso infatti i criteri impiegati si rivelano semplicistici e disattenti alla dimensione territoriale, con conseguenze controproducenti). Affrontare le tre questioni precedenti vuol essere anche un modo per ridiscutere del significato territoriale ed economico del settore commerciale (in fase di progressiva espansione in molte aree del nostro paese) e del ruolo pubblico in questo campo (in fase di ridimensionamento solo apparente).Pubblicazioni consigliate
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https://hdl.handle.net/11583/1647321
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