Brasilia, concepita come capitale immersa nella natura, rappresenta in realtà l’esito di una tabula rasa ambientale e culturale che ha sostituito il bioma originale del Cerrado con paesaggi esotici, riflettendo una visione coloniale e astratta di natura. Questo contributo indaga la relazione tra idee sociali e naturali nella costruzione del paesaggio brasiliano, proponendo un approccio decoloniale che mira alla denaturalizzazione delle concezioni paesaggistiche. Si evidenzia come il Cerrado, pur essendo la savana più biodiversa al mondo, sia stato storicamente trascurato nella progettazione paesaggistica, a vantaggio di modelli estetici esogeni. Studi recenti, come quelli di Julio Barea Pastore, esplorano invece l’uso delle specie autoctone per costruire un’estetica paesaggistica locale, culturalmente e climaticamente coerente. Parallelamente, emerge la tensione tra la città pianificata e le aree marginali di Brasilia, dove persistono profonde disuguaglianze socio-ambientali. Da un lato, il diritto alla natura viene proposto come evoluzione del diritto alla città, richiamando visioni co-poietiche e partecipative nella progettazione degli spazi naturali. Dall’altro lato, i diritti della natura mirano a superare paradigmi chiusi e antropocentrici, integrando conoscenze alternative e tradizionali attraverso una giustizia cognitiva e un’estetica politica, aprendo nuove possibilità per una transizione ecologica fondata su prospettive plurali e decolonizzate e su una natura non strumentalizzata.

I diritti alla e della natura: riflessioni dal cuore del Brasile / De Lima Amaral, Camilo Vladimir. - In: URBANISTICA INFORMAZIONI. - ISSN 0392-5005. - ELETTRONICO. - Novembre-Dicembre:318(2024), pp. 135-139. [10.62661/ui318-2024-135]

I diritti alla e della natura: riflessioni dal cuore del Brasile

de Lima Amaral, Camilo Vladimir
2024

Abstract

Brasilia, concepita come capitale immersa nella natura, rappresenta in realtà l’esito di una tabula rasa ambientale e culturale che ha sostituito il bioma originale del Cerrado con paesaggi esotici, riflettendo una visione coloniale e astratta di natura. Questo contributo indaga la relazione tra idee sociali e naturali nella costruzione del paesaggio brasiliano, proponendo un approccio decoloniale che mira alla denaturalizzazione delle concezioni paesaggistiche. Si evidenzia come il Cerrado, pur essendo la savana più biodiversa al mondo, sia stato storicamente trascurato nella progettazione paesaggistica, a vantaggio di modelli estetici esogeni. Studi recenti, come quelli di Julio Barea Pastore, esplorano invece l’uso delle specie autoctone per costruire un’estetica paesaggistica locale, culturalmente e climaticamente coerente. Parallelamente, emerge la tensione tra la città pianificata e le aree marginali di Brasilia, dove persistono profonde disuguaglianze socio-ambientali. Da un lato, il diritto alla natura viene proposto come evoluzione del diritto alla città, richiamando visioni co-poietiche e partecipative nella progettazione degli spazi naturali. Dall’altro lato, i diritti della natura mirano a superare paradigmi chiusi e antropocentrici, integrando conoscenze alternative e tradizionali attraverso una giustizia cognitiva e un’estetica politica, aprendo nuove possibilità per una transizione ecologica fondata su prospettive plurali e decolonizzate e su una natura non strumentalizzata.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/3001329