Il contributo si concentra, in particolare, su otto architetture d’autore del secondo Novecento distribuite lungo un arco temporale quasi trentennale e riconosciute nel tempo da una critica non sempre consenziente ma di indubbia formazione e militanza. Il nesso che le lega, oltre a uno straordinario carattere civile e comunitario, è l’innovativa “serietà morale” nella prefigurazione di un ordine architettonico singolarmente trasmesso attraverso un’inconsueta originalità espressiva. Provare ad assumerne, seppur azzardando singolari analogie e confronti, alcuni elementi contestuali di reinvenzione tipologica, di carica rivoluzionaria, di drammaticità espressiva, potrebbe contribuire, in questo tempo di crisi e di emergenza, a restituire, amplificandola, l’unicità fondativa, fino a riconoscerne anche significati e forme di “monumenti” di responsabilità civile necessari, direbbe Giulia Veronesi, per un naturale «ricominciamento» anche di un operare critico militante e forse, ci auguriamo, per motivare maggiormente un coinvolgimento in tal senso delle nuove generazioni di studenti. È anche vero – come scrive Roberto Longhi nel 1950 sul primo numero di «Paragone» –, «che l’opera non sta mai da sola, è sempre un rapporto. Per cominciare: almeno un rapporto con un’altra opera d’arte. […] È dunque il senso dell’apertura di rapporto che dà necessità alla risposta critica».
«Gli otto in permanente attesa di giudizio». Monumenti memoriali dell’architettura come invarianti per un nuovo impegno civile / Canella, Gentucca (ARCHITETTI ITALIANI DEL NOVECENTO). - In: Monumento memoriale. Figurazione e tensione plastica come istanza morale / Canella G., Mellano P.. - STAMPA. - Milano : FrancoAngeli, 2025. - ISBN 978-88-351-7257-4. - pp. 134-145
«Gli otto in permanente attesa di giudizio». Monumenti memoriali dell’architettura come invarianti per un nuovo impegno civile
Canella, Gentucca
2025
Abstract
Il contributo si concentra, in particolare, su otto architetture d’autore del secondo Novecento distribuite lungo un arco temporale quasi trentennale e riconosciute nel tempo da una critica non sempre consenziente ma di indubbia formazione e militanza. Il nesso che le lega, oltre a uno straordinario carattere civile e comunitario, è l’innovativa “serietà morale” nella prefigurazione di un ordine architettonico singolarmente trasmesso attraverso un’inconsueta originalità espressiva. Provare ad assumerne, seppur azzardando singolari analogie e confronti, alcuni elementi contestuali di reinvenzione tipologica, di carica rivoluzionaria, di drammaticità espressiva, potrebbe contribuire, in questo tempo di crisi e di emergenza, a restituire, amplificandola, l’unicità fondativa, fino a riconoscerne anche significati e forme di “monumenti” di responsabilità civile necessari, direbbe Giulia Veronesi, per un naturale «ricominciamento» anche di un operare critico militante e forse, ci auguriamo, per motivare maggiormente un coinvolgimento in tal senso delle nuove generazioni di studenti. È anche vero – come scrive Roberto Longhi nel 1950 sul primo numero di «Paragone» –, «che l’opera non sta mai da sola, è sempre un rapporto. Per cominciare: almeno un rapporto con un’altra opera d’arte. […] È dunque il senso dell’apertura di rapporto che dà necessità alla risposta critica».File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/11583/2999409