Nel 1907 la Municipalità di Budapest decide di rinnovare lo zoo di Budapest, inaugurato nel 1866. L'Eclettismo dei padiglioni degli animali e dell'ingresso del complesso sono ormai del tutto fuori moda: in Ungheria si è sviluppata con Odon Lechner un'idea di architettura nazionale basata sull'ornamentazione presente nel mondo rurale su abiti e architetture, ma - soprattutto - con il gruppo dei Fiatalok si è poi imposta una nuova e più radicale idea che affonda le sue radici nella realtà stessa dell'architettura popolare, in particolare in quella della Transilvania, ritenuta la culla intatta della cultura ungherese. Gli interventi nello zoo sono eseguiti su progetto di Kornél Neuschloss, Dezso Zrumecky e Karoly Kos. Se il primo indulge in un affascinante esotismo motivato dalla provenienza degli animali, come nella Casa degli elefanti, Karoly Kos, con Zrumecky, investe sull'immagine nazionale: non a caso recenti studi (Fabo, Gall, 2013) etichettano i loro sedici interventi nello zoo come "Un po' d'aria Transilvana nella capitale". La Casa degli uccelli, provvista di due grandi voliere (una maggiore e una minore) comunicanti con l'interno e di sequenze di "case" per volatili ognuna provvista di piccola voliera esterna separata diventa un esercizio di "architettura nazionale" in cui l'elemento di richiamo è la replica di un canonico campanile di chiesa transilvana del Kalotaszeg (a cui si pone in relazione la voliera minore, citazione dell’abside), decorato da vetrate colorate e preso a modello - nell'interno - per lo spazio centrale del padiglione ungherese di Torino nell'Esposizione del 1911. La struttura lignea a vista, la copertura in scandole, le forme delle aperture, i decori stilizzati a tema aviario, tutto marca indelebilmente l'edificio. La grande voliera, pur esibendo in forma chiara il metallo della struttura e dei grigliati assume comunque una forma a cuspide che abbandona una prima versione più semplice e meno "parlante". Questo edificio, insieme alla casa dei Fagiani e alla Casa degli struzzi, edifici concepiti per altri volatili con comportamenti ed esigenze diverse, insieme alla Casa delle Scimmie, degli Scoiattoli, dei Canguri, e a molti altri, costituisco il cuore "transilvano" dello zoo e non a caso assume il tema della chiesa, centro del villaggio.

La volière “nationale” de Károly Kós au zoo de Budapest (1909) / Cornaglia, P. (NATURES EN SOCIÉTÉS). - In: Encager le ciel. Histoire, anthropologie et esthétique des volières / Bardati F.; Bondaz J.; Lurin, E,; Roustan M.. - STAMPA. - Parigi : Muséum national d'Histoire Naturelle, 2024. - ISBN 978-2-38327-023-2. - pp. 239-259

La volière “nationale” de Károly Kós au zoo de Budapest (1909)

Cornaglia P.
2024

Abstract

Nel 1907 la Municipalità di Budapest decide di rinnovare lo zoo di Budapest, inaugurato nel 1866. L'Eclettismo dei padiglioni degli animali e dell'ingresso del complesso sono ormai del tutto fuori moda: in Ungheria si è sviluppata con Odon Lechner un'idea di architettura nazionale basata sull'ornamentazione presente nel mondo rurale su abiti e architetture, ma - soprattutto - con il gruppo dei Fiatalok si è poi imposta una nuova e più radicale idea che affonda le sue radici nella realtà stessa dell'architettura popolare, in particolare in quella della Transilvania, ritenuta la culla intatta della cultura ungherese. Gli interventi nello zoo sono eseguiti su progetto di Kornél Neuschloss, Dezso Zrumecky e Karoly Kos. Se il primo indulge in un affascinante esotismo motivato dalla provenienza degli animali, come nella Casa degli elefanti, Karoly Kos, con Zrumecky, investe sull'immagine nazionale: non a caso recenti studi (Fabo, Gall, 2013) etichettano i loro sedici interventi nello zoo come "Un po' d'aria Transilvana nella capitale". La Casa degli uccelli, provvista di due grandi voliere (una maggiore e una minore) comunicanti con l'interno e di sequenze di "case" per volatili ognuna provvista di piccola voliera esterna separata diventa un esercizio di "architettura nazionale" in cui l'elemento di richiamo è la replica di un canonico campanile di chiesa transilvana del Kalotaszeg (a cui si pone in relazione la voliera minore, citazione dell’abside), decorato da vetrate colorate e preso a modello - nell'interno - per lo spazio centrale del padiglione ungherese di Torino nell'Esposizione del 1911. La struttura lignea a vista, la copertura in scandole, le forme delle aperture, i decori stilizzati a tema aviario, tutto marca indelebilmente l'edificio. La grande voliera, pur esibendo in forma chiara il metallo della struttura e dei grigliati assume comunque una forma a cuspide che abbandona una prima versione più semplice e meno "parlante". Questo edificio, insieme alla casa dei Fagiani e alla Casa degli struzzi, edifici concepiti per altri volatili con comportamenti ed esigenze diverse, insieme alla Casa delle Scimmie, degli Scoiattoli, dei Canguri, e a molti altri, costituisco il cuore "transilvano" dello zoo e non a caso assume il tema della chiesa, centro del villaggio.
2024
978-2-38327-023-2
Encager le ciel. Histoire, anthropologie et esthétique des volières
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2996720