L'argomento della proposta riguarda la conservazione, la comunicazione e la salvaguardia del patrimonio dissonante causato da conflitti, sia reali (guerra) che di interpretazione. Il progetto si basa sull'analisi di un campione significativo di casi studio relativi a questo specifico patrimonio, caratterizzato da un'eredità controversa che ne ha segnato la storia e in cui ha assunto ruoli differenti. L'analisi mette in evidenza un possibile percorso di risignificazione in atto, in cui la comunicazione dei valori, oltre lo stigma ad esso associato, diventa parte di un nuovo modo di comprendere questo complesso patrimonio da parte della comunità. Questi casi studio vengono analizzati con l'obiettivo specifico di identificare tattiche appropriate per affrontare la conservazione di un patrimonio dissonante che non lo è tanto in virtù di una "eredità macchiata", una memoria difficile da gestire, ma perché acquisisce (o sta acquisendo) dissonanza attraverso una comunicazione che manipola e altera la loro memoria stratificata con l'intento di far diventare un bene un elemento divisivo per le comunità. Si apre così una comprensione del patrimonio dissonante, collegato a quello teorizzato da Tunbridge e Ashworth, che include oggetti al centro di comunità che attribuiscono significati discordanti a un patrimonio, sovrapponendo a una dissonanza originata dalla storia stessa dei significati derivati da cambiamenti che causano un'inversione di valori e messaggi. Questa manipolazione non è legata alla "rimozione del trauma", ma è invece deliberatamente distorta per fomentare sentimenti legati al nazionalismo e per aprire una ferita (vulnus) nella comunità, particolarmente dove le tensioni tra "gruppi sociali" si sono solo parzialmente placate. Nella produzione di questo 'Nuovo' patrimonio dissonante, le piattaforme virtuali (social media) svolgono un ruolo fondamentale, poiché l'accesso ad esse non solo è semplificato e meno filtrato rispetto ai canali di comunicazione ufficiali (radio, stampa), ma anche per la loro visibilità, velocità di diffusione e mancanza di una "validazione". Il messaggio così lanciato raggiunge un vasto pubblico, in particolare tra quei gruppi meno abituati all'uso degli strumenti digitali o meno preparati culturalmente, e quindi più inclini ad assorbire acriticamente contenuti non verificati (ad esempio, fake news). In questo conflitto interpretativo, la questione del "perché conservare" diventa il prodotto di un consenso piuttosto che il risultato delle ragioni profonde che dovrebbero essere alla base delle scelte riguardanti il patrimonio culturale. L'obiettivo del progetto è quindi identificare, attraverso l'analisi di esperienze significative, quali strumenti innovativi possano individuare e controllare questa nuova forma di rischio per il patrimonio, mappando situazioni in cui ci sono tensioni veicolate attraverso una comunicazione manipolata, e identificando tattiche basate sull'analisi di casi virtuosi di risignificazione del patrimonio dissonante, al fine di influenzarne positivamente la salvaguardia e delineare una strategia di gestione per la conservazione e la comunicazione di questo lascito architettonico.
Dissonant heritage and war. Identità come disvalore nel dibattito contemporaneo sulla conservazione del patrimonio / Morezzi, Emanuele; Zampini, Alessia. - In: CITTÀ IN CONTROLUCE. - ISSN 2388-4053. - ELETTRONICO. - 43-44(2024), pp. 167-190.
Dissonant heritage and war. Identità come disvalore nel dibattito contemporaneo sulla conservazione del patrimonio
Morezzi, Emanuele;
2024
Abstract
L'argomento della proposta riguarda la conservazione, la comunicazione e la salvaguardia del patrimonio dissonante causato da conflitti, sia reali (guerra) che di interpretazione. Il progetto si basa sull'analisi di un campione significativo di casi studio relativi a questo specifico patrimonio, caratterizzato da un'eredità controversa che ne ha segnato la storia e in cui ha assunto ruoli differenti. L'analisi mette in evidenza un possibile percorso di risignificazione in atto, in cui la comunicazione dei valori, oltre lo stigma ad esso associato, diventa parte di un nuovo modo di comprendere questo complesso patrimonio da parte della comunità. Questi casi studio vengono analizzati con l'obiettivo specifico di identificare tattiche appropriate per affrontare la conservazione di un patrimonio dissonante che non lo è tanto in virtù di una "eredità macchiata", una memoria difficile da gestire, ma perché acquisisce (o sta acquisendo) dissonanza attraverso una comunicazione che manipola e altera la loro memoria stratificata con l'intento di far diventare un bene un elemento divisivo per le comunità. Si apre così una comprensione del patrimonio dissonante, collegato a quello teorizzato da Tunbridge e Ashworth, che include oggetti al centro di comunità che attribuiscono significati discordanti a un patrimonio, sovrapponendo a una dissonanza originata dalla storia stessa dei significati derivati da cambiamenti che causano un'inversione di valori e messaggi. Questa manipolazione non è legata alla "rimozione del trauma", ma è invece deliberatamente distorta per fomentare sentimenti legati al nazionalismo e per aprire una ferita (vulnus) nella comunità, particolarmente dove le tensioni tra "gruppi sociali" si sono solo parzialmente placate. Nella produzione di questo 'Nuovo' patrimonio dissonante, le piattaforme virtuali (social media) svolgono un ruolo fondamentale, poiché l'accesso ad esse non solo è semplificato e meno filtrato rispetto ai canali di comunicazione ufficiali (radio, stampa), ma anche per la loro visibilità, velocità di diffusione e mancanza di una "validazione". Il messaggio così lanciato raggiunge un vasto pubblico, in particolare tra quei gruppi meno abituati all'uso degli strumenti digitali o meno preparati culturalmente, e quindi più inclini ad assorbire acriticamente contenuti non verificati (ad esempio, fake news). In questo conflitto interpretativo, la questione del "perché conservare" diventa il prodotto di un consenso piuttosto che il risultato delle ragioni profonde che dovrebbero essere alla base delle scelte riguardanti il patrimonio culturale. L'obiettivo del progetto è quindi identificare, attraverso l'analisi di esperienze significative, quali strumenti innovativi possano individuare e controllare questa nuova forma di rischio per il patrimonio, mappando situazioni in cui ci sono tensioni veicolate attraverso una comunicazione manipolata, e identificando tattiche basate sull'analisi di casi virtuosi di risignificazione del patrimonio dissonante, al fine di influenzarne positivamente la salvaguardia e delineare una strategia di gestione per la conservazione e la comunicazione di questo lascito architettonico.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
_EM_Città in controluce_Dissonant Heritage and WAR.pdf
non disponibili
Tipologia:
2a Post-print versione editoriale / Version of Record
Licenza:
Non Pubblico - Accesso privato/ristretto
Dimensione
2.41 MB
Formato
Adobe PDF
|
2.41 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11583/2993558