Il libro che contiene il saggio in oggetto nasce nel quadro del Progetto di ricerca DAStU “Fragilità Territoriali” del Politecnico di Milano, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), Iniziativa Dipartimenti di Eccellenza 2018‒2022 (https://www.eccellenza.dastu.polimi.it/it/), esperienza alla quale Antonio De Rossi ha collaborato in ragione della sua competenza scientifica e pratica progettuale sul tema della rigenerazione delle aree interne e montane. Ù Il volume è stato pubblicato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti presso Edward Elgar Publishing. Il saggio nasce da una collaborazione tra Antonio De Rossi e Arturo Lanzani che prende le mosse dagli anni ’90 dello scorso secolo, quando erano tra i pochi progettisti architettonici e territoriali ad occuparsi del tema degli spazi periferici e marginalizzati, tra contesti rurali, montani e della diffusione insediativa. Il saggio muove dall’idea – che il testo sviluppa sulla lunga durata della storia insediativa italiana, dal Medioevo alla contemporaneità – che la varietà territoriale del paese rappresenti uno straordinario dispositivo anti fragilità, rispetto alle criticità sia ambientali e climatiche sia economico-tecniche che hanno caratterizzato e caratterizzano le vicende della penisola. Ad ogni crisi o cambiamento strutturale l’Italia ha risposto “rimettendo al lavoro” brani territoriali, sistemi insediativi e architettonici differenti, capaci di trasformare le fragilità, attraverso originali configurazioni costruttive dello spazio, in un progetto dai caratteri specifici. Questo dispositivo progettuale capace di interpretare al positivo la varietà territoriale è oggi in pericolo. Il saggio discute le ragioni per cui la crescente fragilità delle città e delle regioni è spesso il risultato di sviluppi infrastrutturali e di azioni sulla materialità del capitale fisso territoriale e sociale avulsi dal palinsesto costruito del paese. La fragilità che caratterizza lo sviluppo infrastrutturale presenta i seguenti tratti ricorrenti: uniformità, cioè il risultato di un approccio settoriale che procede attraverso modalità e progettazioni acontestuali e indifferenziate; e singolarità, ovvero la combinazione acritica di piccoli interventi standard con grandi progetti infrastrutturali. Sulla base di queste caratteristiche, il testo indaga alcuni esempi illustrativi derivanti dalla costruzione di sistemi insediativi e di infrastrutture per la mobilità, l'idraulica e l'energia, discutendo le possibili mosse, modelli e azioni da realizzare contro le recenti tendenze di iniziative che nonostante le loro intenzioni iniziali finiscono per ribadire le stesse criticità delle tradizionali strategie di intervento
Territorial variety as an antifragile resource: the Italian case / DE ROSSI, Antonio; Lanzani, Arturo - In: Fragility and Antifragility in Cities and Regions. Space, Uncertainty and Inequality / Curci F., Chiffi D. (edited by). - ELETTRONICO. - Cheltenham, UK - Northampton, MA, USA : Edward Elgar Publishing, 2024. - ISBN 9781035312542. - pp. 168-183 [10.4337/9781035312559.00019]
Territorial variety as an antifragile resource: the Italian case
Antonio De Rossi;Arturo Lanzani
2024
Abstract
Il libro che contiene il saggio in oggetto nasce nel quadro del Progetto di ricerca DAStU “Fragilità Territoriali” del Politecnico di Milano, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), Iniziativa Dipartimenti di Eccellenza 2018‒2022 (https://www.eccellenza.dastu.polimi.it/it/), esperienza alla quale Antonio De Rossi ha collaborato in ragione della sua competenza scientifica e pratica progettuale sul tema della rigenerazione delle aree interne e montane. Ù Il volume è stato pubblicato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti presso Edward Elgar Publishing. Il saggio nasce da una collaborazione tra Antonio De Rossi e Arturo Lanzani che prende le mosse dagli anni ’90 dello scorso secolo, quando erano tra i pochi progettisti architettonici e territoriali ad occuparsi del tema degli spazi periferici e marginalizzati, tra contesti rurali, montani e della diffusione insediativa. Il saggio muove dall’idea – che il testo sviluppa sulla lunga durata della storia insediativa italiana, dal Medioevo alla contemporaneità – che la varietà territoriale del paese rappresenti uno straordinario dispositivo anti fragilità, rispetto alle criticità sia ambientali e climatiche sia economico-tecniche che hanno caratterizzato e caratterizzano le vicende della penisola. Ad ogni crisi o cambiamento strutturale l’Italia ha risposto “rimettendo al lavoro” brani territoriali, sistemi insediativi e architettonici differenti, capaci di trasformare le fragilità, attraverso originali configurazioni costruttive dello spazio, in un progetto dai caratteri specifici. Questo dispositivo progettuale capace di interpretare al positivo la varietà territoriale è oggi in pericolo. Il saggio discute le ragioni per cui la crescente fragilità delle città e delle regioni è spesso il risultato di sviluppi infrastrutturali e di azioni sulla materialità del capitale fisso territoriale e sociale avulsi dal palinsesto costruito del paese. La fragilità che caratterizza lo sviluppo infrastrutturale presenta i seguenti tratti ricorrenti: uniformità, cioè il risultato di un approccio settoriale che procede attraverso modalità e progettazioni acontestuali e indifferenziate; e singolarità, ovvero la combinazione acritica di piccoli interventi standard con grandi progetti infrastrutturali. Sulla base di queste caratteristiche, il testo indaga alcuni esempi illustrativi derivanti dalla costruzione di sistemi insediativi e di infrastrutture per la mobilità, l'idraulica e l'energia, discutendo le possibili mosse, modelli e azioni da realizzare contro le recenti tendenze di iniziative che nonostante le loro intenzioni iniziali finiscono per ribadire le stesse criticità delle tradizionali strategie di interventoFile | Dimensione | Formato | |
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