I robusti processi di riposizionamento economico che vive l’Occidente negli ultimi decenni del Novecento con la transizione dall’economia industriale alla cosiddetta “economia dell’arricchimento” fanno emergere nuovi temi di progetto all’interno delle discipline territoriali. La dismissione di ampie aree industriali è vista dalla cultura del progetto come opportunità di rifondare le città attraverso nuove politiche e nuovi dispositivi progettuali. Il caso di Torino è esemplare di questo processo in Italia. Città simbolo del fordismo italiano, a partire dagli anni '80 viene investita da un processo incrementale di dismissione di ampie aree industriali a causa della crisi della produzione di massa. A partire da quegli anni Torino prova a reinventarsi proprio nei suoi ex spazi produttivi, rinnegando la sua immagine industriale e rivolgendosi ad altri immaginari egualmente evocativi che segneranno fortemente politiche e progetti negli anni a venire. La crisi iniziata nel 2008 segna uno spartiacque in questo processo. E paradossalmente fa tornare protagonista il sistema manifatturiero torinese, quella parte del sistema economico locale che meglio reagisce negli anni più difficili della crisi economica. Un sistema manifatturiero fortemente ridimensionato rispetto alla stagione fordista ma ancora centrale e capace di creare effetti virtuosi sugli altri comparti economici del territorio. Con questo rinnovato protagonismo del sistema produttivo torinese molte imprese manifatturiere “tornano in città” radicandosi sovente in ex spazi produttivi fordisti, proprio quegli spazi dove negli ultimi vent’anni si era provato a rifondare la città postindustriale. Questo testo si propone di parlare di come, dopo la fine del primo ciclo postfordista, gli spazi della dismissione accolgano non solo pratiche abitative o terziarie come nel trentennio neoliberale, ma anche nuove funzioni produttive. Lo fa con un approccio descrittivo raccontando il mutamento del sistema produttivo torinese e descrivendo tre casi esemplari della nuova Torino produttiva: la nuova Pirelli di Settimo Torinese, Lavazza e il nuovo Manufacturing Center di Mirafiori. Tutti nuovi spazi industriali legati a un modello produttivo radicalmente diverso da quello novecentesco, modello che genera spazi nuovi, corrompendo, riscrivendo e mutando il vecchio capitale fisso della passata stagione industriale fordista. In questo processo pare si possa cogliere un cambiamento di paradigma nel progetto della città contemporanea, che non nega ma accoglie le pratiche produttive. Tuttavia questo nuovo modello di città produttiva in Occidente necessita con urgenza di ridefinire visioni, immaginari e pratiche del progetto contemporaneo.

Oltre la dismissione. Verso un nuovo modello di città produttiva negli spazi dismessi della Torino fordista / MARTIN SANCHEZ, LUIS ANTONIO. - In: CONTESTI. - ISSN 2035-5300. - STAMPA. - 1:(2023), pp. 35-50.

Oltre la dismissione. Verso un nuovo modello di città produttiva negli spazi dismessi della Torino fordista

Luis Martin Sanchez
2023

Abstract

I robusti processi di riposizionamento economico che vive l’Occidente negli ultimi decenni del Novecento con la transizione dall’economia industriale alla cosiddetta “economia dell’arricchimento” fanno emergere nuovi temi di progetto all’interno delle discipline territoriali. La dismissione di ampie aree industriali è vista dalla cultura del progetto come opportunità di rifondare le città attraverso nuove politiche e nuovi dispositivi progettuali. Il caso di Torino è esemplare di questo processo in Italia. Città simbolo del fordismo italiano, a partire dagli anni '80 viene investita da un processo incrementale di dismissione di ampie aree industriali a causa della crisi della produzione di massa. A partire da quegli anni Torino prova a reinventarsi proprio nei suoi ex spazi produttivi, rinnegando la sua immagine industriale e rivolgendosi ad altri immaginari egualmente evocativi che segneranno fortemente politiche e progetti negli anni a venire. La crisi iniziata nel 2008 segna uno spartiacque in questo processo. E paradossalmente fa tornare protagonista il sistema manifatturiero torinese, quella parte del sistema economico locale che meglio reagisce negli anni più difficili della crisi economica. Un sistema manifatturiero fortemente ridimensionato rispetto alla stagione fordista ma ancora centrale e capace di creare effetti virtuosi sugli altri comparti economici del territorio. Con questo rinnovato protagonismo del sistema produttivo torinese molte imprese manifatturiere “tornano in città” radicandosi sovente in ex spazi produttivi fordisti, proprio quegli spazi dove negli ultimi vent’anni si era provato a rifondare la città postindustriale. Questo testo si propone di parlare di come, dopo la fine del primo ciclo postfordista, gli spazi della dismissione accolgano non solo pratiche abitative o terziarie come nel trentennio neoliberale, ma anche nuove funzioni produttive. Lo fa con un approccio descrittivo raccontando il mutamento del sistema produttivo torinese e descrivendo tre casi esemplari della nuova Torino produttiva: la nuova Pirelli di Settimo Torinese, Lavazza e il nuovo Manufacturing Center di Mirafiori. Tutti nuovi spazi industriali legati a un modello produttivo radicalmente diverso da quello novecentesco, modello che genera spazi nuovi, corrompendo, riscrivendo e mutando il vecchio capitale fisso della passata stagione industriale fordista. In questo processo pare si possa cogliere un cambiamento di paradigma nel progetto della città contemporanea, che non nega ma accoglie le pratiche produttive. Tuttavia questo nuovo modello di città produttiva in Occidente necessita con urgenza di ridefinire visioni, immaginari e pratiche del progetto contemporaneo.
2023
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