Borgo Mezzanone è una scheggia di città africana tra i campi coltivati della Capitanata. Qui abbiamo di fronte qualcosa di estremo. Qualcosa che riusciamo a fatica a raccontare con gli strumenti, i discorsi le immagini dei nostri saperi. Segnato, scrive Camilla Rondot nel libro in cui il saggio è contenuto, da una fondamentale opacità. Una potente macchina produttiva che produce corpi, identità, comportamenti, modi di vivere e di pensare. “Il potere produce”: produce il reale, produce campi di oggetti e individui, produce resistenza . Questa indagine parte dai corpi nei loro rapporti con lo spazio e con il potere, dai corpi di coloro che risiedono nell’accampamento informale costruito sulla pista in disuso della Nato o nel vecchio borgo fasci-sta, dai corpi di chi lavora nei campi, di chi trasporta i lavoratori e le merci lungo la piana, di chi assiste i lavoratori e si reca sulla pista periodicamente, di chi ha accettato di parlare, essere incontrato e intervistato e di chi ha preferito celarsi, tacere. Da quei corpi che agiscono e patiscono “alla pena del lavoro”, che, come scrive Nancy, “sono in viaggio verso il lavoro, di ritorno dal lavoro, ad aspettare il riposo, a prenderselo e a liberarsene subito. Corpi che, in figure e in movimenti, si accordano con l’intero sistema” . Cartografie che si costruiscono su movimenti orbitali.

Corpi alla pena del lavoro / Bianchetti, ANNA MARIA CRISTINA - In: Abitare l'opacità / Rondot C.. - STAMPA. - Siracusa : Lettera Ventidue, 2022. - ISBN 9788862427364. - pp. 8-15

Corpi alla pena del lavoro

Bianchetti
2022

Abstract

Borgo Mezzanone è una scheggia di città africana tra i campi coltivati della Capitanata. Qui abbiamo di fronte qualcosa di estremo. Qualcosa che riusciamo a fatica a raccontare con gli strumenti, i discorsi le immagini dei nostri saperi. Segnato, scrive Camilla Rondot nel libro in cui il saggio è contenuto, da una fondamentale opacità. Una potente macchina produttiva che produce corpi, identità, comportamenti, modi di vivere e di pensare. “Il potere produce”: produce il reale, produce campi di oggetti e individui, produce resistenza . Questa indagine parte dai corpi nei loro rapporti con lo spazio e con il potere, dai corpi di coloro che risiedono nell’accampamento informale costruito sulla pista in disuso della Nato o nel vecchio borgo fasci-sta, dai corpi di chi lavora nei campi, di chi trasporta i lavoratori e le merci lungo la piana, di chi assiste i lavoratori e si reca sulla pista periodicamente, di chi ha accettato di parlare, essere incontrato e intervistato e di chi ha preferito celarsi, tacere. Da quei corpi che agiscono e patiscono “alla pena del lavoro”, che, come scrive Nancy, “sono in viaggio verso il lavoro, di ritorno dal lavoro, ad aspettare il riposo, a prenderselo e a liberarsene subito. Corpi che, in figure e in movimenti, si accordano con l’intero sistema” . Cartografie che si costruiscono su movimenti orbitali.
2022
9788862427364
Abitare l'opacità
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2973601