L’incrocio tra il diritto e la sociologia urbana apre a scenari di sperimentazione di modelli democratici nuovi, permettendoci di ridefinire servizi pubblici, spazi urbani, territori come beni comuni. Secondo la prospettiva che proponiamo in questo contributo, le pratiche sempre più diffuse di cittadinanza attiva, che si prende cura dei beni comuni, trasformano i cittadini/abitanti da utilizzatori/consumatori di servizi e spazi a prosumers, suggerendoci che siamo in una fase di cambio di paradigma nella rappresentazione e definizione delle istituzioni pubbliche e della loro funzione di governo e tutela dell’interesse generale, ma anche che ci stiamo avvicinando a modelli democratici sperimentali, che concepiscono il ruolo “contributivo” dei cittadini alla produzione di politiche, servizi e spazi, e non solo alla decisione. Gli strumenti del diritto che si fanno interpreti di questa nuova realtà, diventano dispositivi abilitanti necessari per dare piena espressione a questa nuova relazione tra amministratori e amministrati, permettendo di fatto di ridisegnare anche le geometrie del potere, secondo il principio della sussidiarietà orizzontale. Come campo di sperimentazione per eccellenza, questo contributo propone la scuola, nel suo passaggio da servizio pubblico a bene comune, quando cioè diventa oggetto di cura di tutta la “comunità educante” e quando è in grado di territorializzarsi, uscendo da logiche di performance del servizio, per disegnarsi sui caratteri socio-spaziali del bisogno educativo.

Il diritto alla cura dei beni comuni come palestra di democrazia / Ciaffi, D.; Saporito, E.. - In: SOCIOLOGIA URBANA E RURALE. - ISSN 0392-4939. - STAMPA. - 127:(2022). [10.3280/SUR2022-127004]

Il diritto alla cura dei beni comuni come palestra di democrazia

Ciaffi D.;Saporito E.
2022

Abstract

L’incrocio tra il diritto e la sociologia urbana apre a scenari di sperimentazione di modelli democratici nuovi, permettendoci di ridefinire servizi pubblici, spazi urbani, territori come beni comuni. Secondo la prospettiva che proponiamo in questo contributo, le pratiche sempre più diffuse di cittadinanza attiva, che si prende cura dei beni comuni, trasformano i cittadini/abitanti da utilizzatori/consumatori di servizi e spazi a prosumers, suggerendoci che siamo in una fase di cambio di paradigma nella rappresentazione e definizione delle istituzioni pubbliche e della loro funzione di governo e tutela dell’interesse generale, ma anche che ci stiamo avvicinando a modelli democratici sperimentali, che concepiscono il ruolo “contributivo” dei cittadini alla produzione di politiche, servizi e spazi, e non solo alla decisione. Gli strumenti del diritto che si fanno interpreti di questa nuova realtà, diventano dispositivi abilitanti necessari per dare piena espressione a questa nuova relazione tra amministratori e amministrati, permettendo di fatto di ridisegnare anche le geometrie del potere, secondo il principio della sussidiarietà orizzontale. Come campo di sperimentazione per eccellenza, questo contributo propone la scuola, nel suo passaggio da servizio pubblico a bene comune, quando cioè diventa oggetto di cura di tutta la “comunità educante” e quando è in grado di territorializzarsi, uscendo da logiche di performance del servizio, per disegnarsi sui caratteri socio-spaziali del bisogno educativo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2927970