Dalla seconda metà del Seicento alcuni cantieri monumentali torinesi vedono la comparsa di un materiale di pregio di provenienza estera: il granito del Lago Maggiore. Tra i primi a ricorrere all’uso di questo litotipo dalle ottime prestazioni fisico-meccaniche, nelle sue due originarie varietà, si annoverano grandi ingegneri e architetti tra i quali Ascanio Vittozzi, impegnato nel cantiere della Basilica del Corpus Domini , Francesco Lanfranchi nel nuovo Palazzo di Città, e il padre Andrea Costaguta nell’intervento della Chiesa di San Francesco da Paola. La prestigiosa facies dei manufatti e la visibilità dei primi casi applicativi generano nel Settecento una crescente domanda, legata in particolar modo ai cantieri dei palazzi aristocratici che sorgono nelle aree di ampliamento urbano, ancor più favorita dall’annessione del versante occidentale del Lago Maggiore , luogo di coltivazione del granito. Sebbene la distanza tra Torino e le cave rappresenti un ostacolo, acuito dalla situazione dell’allora sistema stradale, la numerosità e le dimensioni dei monoliti testimoniano per contro un vivace dialogo tra la capitale sabauda e le cave lacustri: una ricerca bibliografica e fonti archivistiche hanno perciò messo in luce alcuni fatti inediti legati al trasporto fluviale, già suggeriti da una tela di Bernardo Bellotto, che rivelano l’esistenza di una «Pearda di Po», uno scalo merci lungo il corso d’acqua oggetto, qualche anno dopo, di un progetto di ampliamento. È a questo sistema di trasporto che si può ricondurre l’approvvigionamento di materiale per il grandioso cantiere del Seminario Arcivescovile, primo intervento monumentale torinese con un così poderoso impiego di granito rosa di Baveno. Le vicende della fabbrica, ricca di rimandi alle architetture milanesi, e ancora suscettibile di studi più approfonditi, possono portare alla luce le relazioni tra cantiere, contesto, progettisti e metodi di trasporto di un materiale di così evidente pregio, ancor più esaltate da inediti documenti e iconografie d’archivio.

Archivi e cantieri per interpretare il patrimonio. Fonti, metodi, prospettive. Archives et chantiers pou l’interprétation du patrimoine. Sources, méthodes, mise en perspective / Bronzino, Giosuè (HEREDIUM). - In: Archivi e cantieri per interpretare il patrimonio. Fonti, metodi, prospettive. Archives et chantiers pou l’interprétation du patrimoine. Sources, méthodes, mise en perspective. / Devoti C., Naretto M.. - STAMPA. - Sesto Fiorentino (FI) : All'Insegna del Giglio, 2021. - ISBN 978-88-9285-041-5. - pp. 37-52

Archivi e cantieri per interpretare il patrimonio. Fonti, metodi, prospettive. Archives et chantiers pou l’interprétation du patrimoine. Sources, méthodes, mise en perspective

Bronzino, Giosuè
2021

Abstract

Dalla seconda metà del Seicento alcuni cantieri monumentali torinesi vedono la comparsa di un materiale di pregio di provenienza estera: il granito del Lago Maggiore. Tra i primi a ricorrere all’uso di questo litotipo dalle ottime prestazioni fisico-meccaniche, nelle sue due originarie varietà, si annoverano grandi ingegneri e architetti tra i quali Ascanio Vittozzi, impegnato nel cantiere della Basilica del Corpus Domini , Francesco Lanfranchi nel nuovo Palazzo di Città, e il padre Andrea Costaguta nell’intervento della Chiesa di San Francesco da Paola. La prestigiosa facies dei manufatti e la visibilità dei primi casi applicativi generano nel Settecento una crescente domanda, legata in particolar modo ai cantieri dei palazzi aristocratici che sorgono nelle aree di ampliamento urbano, ancor più favorita dall’annessione del versante occidentale del Lago Maggiore , luogo di coltivazione del granito. Sebbene la distanza tra Torino e le cave rappresenti un ostacolo, acuito dalla situazione dell’allora sistema stradale, la numerosità e le dimensioni dei monoliti testimoniano per contro un vivace dialogo tra la capitale sabauda e le cave lacustri: una ricerca bibliografica e fonti archivistiche hanno perciò messo in luce alcuni fatti inediti legati al trasporto fluviale, già suggeriti da una tela di Bernardo Bellotto, che rivelano l’esistenza di una «Pearda di Po», uno scalo merci lungo il corso d’acqua oggetto, qualche anno dopo, di un progetto di ampliamento. È a questo sistema di trasporto che si può ricondurre l’approvvigionamento di materiale per il grandioso cantiere del Seminario Arcivescovile, primo intervento monumentale torinese con un così poderoso impiego di granito rosa di Baveno. Le vicende della fabbrica, ricca di rimandi alle architetture milanesi, e ancora suscettibile di studi più approfonditi, possono portare alla luce le relazioni tra cantiere, contesto, progettisti e metodi di trasporto di un materiale di così evidente pregio, ancor più esaltate da inediti documenti e iconografie d’archivio.
2021
978-88-9285-041-5
9788892850422
Archivi e cantieri per interpretare il patrimonio. Fonti, metodi, prospettive. Archives et chantiers pou l’interprétation du patrimoine. Sources, méthodes, mise en perspective.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2905554