Riportare la vita nei luoghi dell’abbandono è un processo complesso e richiede innovativi approcci disciplinari. Il progetto di didattica e ricerca "Riabitare Le Alpi" propone un modello nuovo nella multidisciplinarietà a largo spettro. Cresciuto su progetti specifici, ha coinvolto negli ultimi anni tutte le discipline che si occupano di territorio, città, ambiente, architettura, sistemi sociali e antropici; l’incrocio delle analisi ha consentito di fotografare il passato e il presente del territorio alpino e insieme di prefigurare scenari di valorizzazione sostenibili. Molti i temi trattati: dalle “filiere corte” (sistema agrosilvopastorale e agronomico) all’accessibilità sostenibile, ai percorsi (naturalistici, storici), dalle energie rinnovabili (acqua, sole, eolico) alle cave di pietra, dagli approcci olistici (permacultura ed eco villaggi), alle scuole in quota, dalle attività sportive soft a quelle culturali, al lavoro e alle attività produttive, ai manuali di buone pratiche, alle mappe di comunità, alle applicazioni del piano paesistico regionale, agli strumenti per la redazione di piani recupero integrali, al restauro e al progetto di recupero del patrimonio architettonico. Negli ultimi due anni la ricerca si è concentrata nella Valle Stura di Demonte nel Piemonte Sud Occidentale e ha consentito di implementare le carte regionali in nuove carte tematiche; i workshop con lavoro sul campo, le analisi sulla storia del territorio, la morfologia del paesaggio e l’uso del suolo, la ricerca sull’armatura e le infrastrutture di comunicazione, le risorse naturali, gli insediamenti e le forme di aggregazione, i tipi edilizi, sono stati materia progettuale per nuovi scenari. Scenari sostenibili perché i progetti si mostrano attenti, in senso non retorico, ad un corretto uso delle risorse e all’impatto ambientale, nonché alla ricerca sui materiali locali. Scenari condivisi presentati e discussi con le comunità e con tutti gli attori del territorio, legando il sapere degli operatori del progettare e costruire, attraverso la formazione delle imprese, alle conoscenze dei mestieri tradizionali, con il progetto delle scuole dei mestieri in quota. Un aspetto di particolare interesse tra le esperienze proposte è la coscienza dell’importanza rivestita da nuove forme di attivazione di elementi strategici per la sopravvivenza delle economie montane, in rapporto alla contemporaneità e alle prospettive future. L’architettura in quanto disciplina insieme tradizionale e innovativa si mette in gioco e quasi in “secondo piano” rispetto alle valenze della rinascita delle comunità locali in tema di restauro del patrimonio architettonico storico, così come nel confrontarsi con progetti di valorizzazione e recupero del “moderno”, dalle stazioni sciistiche e dei manufatti edilizi del Novecento che segnano il territorio. Presente e futuro ritrovano in termini nuovi il rapporto sano ed etico tra il sapere, il fare e la comunità.

Riabitare le Alpi / Cuneo, Cristina; Regis, Daniele; Spanò, Antonia. - In: ARCHISTOR. - ISSN 2384-8898. - ELETTRONICO. - Extra 7 13/2020:parte II(2020), pp. 1010-1037.

Riabitare le Alpi

Cuneo, Cristina;Regis, Daniele;Spanò, Antonia
2020

Abstract

Riportare la vita nei luoghi dell’abbandono è un processo complesso e richiede innovativi approcci disciplinari. Il progetto di didattica e ricerca "Riabitare Le Alpi" propone un modello nuovo nella multidisciplinarietà a largo spettro. Cresciuto su progetti specifici, ha coinvolto negli ultimi anni tutte le discipline che si occupano di territorio, città, ambiente, architettura, sistemi sociali e antropici; l’incrocio delle analisi ha consentito di fotografare il passato e il presente del territorio alpino e insieme di prefigurare scenari di valorizzazione sostenibili. Molti i temi trattati: dalle “filiere corte” (sistema agrosilvopastorale e agronomico) all’accessibilità sostenibile, ai percorsi (naturalistici, storici), dalle energie rinnovabili (acqua, sole, eolico) alle cave di pietra, dagli approcci olistici (permacultura ed eco villaggi), alle scuole in quota, dalle attività sportive soft a quelle culturali, al lavoro e alle attività produttive, ai manuali di buone pratiche, alle mappe di comunità, alle applicazioni del piano paesistico regionale, agli strumenti per la redazione di piani recupero integrali, al restauro e al progetto di recupero del patrimonio architettonico. Negli ultimi due anni la ricerca si è concentrata nella Valle Stura di Demonte nel Piemonte Sud Occidentale e ha consentito di implementare le carte regionali in nuove carte tematiche; i workshop con lavoro sul campo, le analisi sulla storia del territorio, la morfologia del paesaggio e l’uso del suolo, la ricerca sull’armatura e le infrastrutture di comunicazione, le risorse naturali, gli insediamenti e le forme di aggregazione, i tipi edilizi, sono stati materia progettuale per nuovi scenari. Scenari sostenibili perché i progetti si mostrano attenti, in senso non retorico, ad un corretto uso delle risorse e all’impatto ambientale, nonché alla ricerca sui materiali locali. Scenari condivisi presentati e discussi con le comunità e con tutti gli attori del territorio, legando il sapere degli operatori del progettare e costruire, attraverso la formazione delle imprese, alle conoscenze dei mestieri tradizionali, con il progetto delle scuole dei mestieri in quota. Un aspetto di particolare interesse tra le esperienze proposte è la coscienza dell’importanza rivestita da nuove forme di attivazione di elementi strategici per la sopravvivenza delle economie montane, in rapporto alla contemporaneità e alle prospettive future. L’architettura in quanto disciplina insieme tradizionale e innovativa si mette in gioco e quasi in “secondo piano” rispetto alle valenze della rinascita delle comunità locali in tema di restauro del patrimonio architettonico storico, così come nel confrontarsi con progetti di valorizzazione e recupero del “moderno”, dalle stazioni sciistiche e dei manufatti edilizi del Novecento che segnano il territorio. Presente e futuro ritrovano in termini nuovi il rapporto sano ed etico tra il sapere, il fare e la comunità.
2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2851578