La nozione di progettare ha un’ambiguità tale da sfidare i capisaldi concettuali che siamo abituati a usare, basati su coppie oppositive come ontologia-epistemologia, o teoria dell’architettura-teoria del progetto. Rompere queste coppie per snidarne le ambiguità è particolarmente ostico perché richiede uno sguardo esterno e terzo, uno sguardo che superi le trattazioni e ne riporti gli effetti – e non le trattazioni stesse – nell’agire. Per questo, l’articolo propone una lettura parallela sui temi: da un lato il progettare nell’ottica della riflessione filosofica, dall’altro in quella strettamente legata all’agire dell’architetto. Senza intersezioni se non l’organizzazione per macro-temi. Al lettore è lasciato il compito, e la libertà, di costruire i ponti tra le due letture, nell’idea che gli spunti di una parte nutrano evoluzioni possibili anche per l’altra. Come due facce della stessa medaglia, le parti sono legate da una concordanza di pensiero e di intenti, e da una serie di riscontranze nei risultati dei processi logici, che offrono due dimostrazioni parallele. Ma al tempo stesso, coerentemente con la tesi proposta, il loro contenuto non può, ai fini del futuro che genera e influenza, considerarsi concluso nelle sue parole, senza cioè che quei ponti, volontariamente o meno, siano creati. Non si propone quindi un dialogo tra sordi bensì, come nella quarta sinfonia di Charles Ives, due orchestre che suonano contemporaneamente due parti indipendenti, associate solo da un coro in distanza. Quel coro, quel referente, è il progettare, ovvero l’azione di conoscenza, svelamento e decisione tentativa e auspicativa del futuro: e la chiave di rottura concettuale è uno sguardo che guarda al progettare come a un efficace sviluppo strategico del potenziale. The concept of design, and designing, is so ambiguous that even the most obvious cornerstones, commonly built around opposite couples like the opposition between ontology and epistemology, or architectural theory and design theory. Going beyond those couples, as difficult as it may be, requires a third glance, whose reasoning may generate a new way of looking at things and, thus, act. That's why we propose a Sideby- side Reading: on the one hand, a philosophical though about design, on the other, an architectural one. No intersections are provided, other than paragraph articulation. The reader will have the chance, and the power, to build as many bridges between the two parts as he'll desire, so that the punctual inspiration of one part could serve also for the other. Concerning the general meanings, the premises and the actual conceptual outcomes, the two parts are totally on the same side. But at the same time, their ultimate meaning should not be limited to the words, without those conceptual bridges, even unconscious ones: also, that's consistent with the contents of the paper. No dialogues of the deaf, here: the paper propose something more like the Fourth Simphony by Charles Ives, where two orchestra plays two different things at the same time, connected by a third element - a distant chorus. Here, the chorus, the referent, is the act of design, or the act of knowing, unveiling, deciding, hoping a future: and the key for breaking the opposite couples is a new glance aimed at considering design as the effective strategic exploitation of potential.

Il filo e la marionetta: Verso un progettare strategico / Deregibus, Carlo; Giustiniano, Alberto. - In: RIVISTA DI ESTETICA. - ISSN 0035-6212. - STAMPA. - 71:71(2019), pp. 187-203. [10.4000/ESTETICA.6406]

Il filo e la marionetta: Verso un progettare strategico

Deregibus Carlo;
2019

Abstract

La nozione di progettare ha un’ambiguità tale da sfidare i capisaldi concettuali che siamo abituati a usare, basati su coppie oppositive come ontologia-epistemologia, o teoria dell’architettura-teoria del progetto. Rompere queste coppie per snidarne le ambiguità è particolarmente ostico perché richiede uno sguardo esterno e terzo, uno sguardo che superi le trattazioni e ne riporti gli effetti – e non le trattazioni stesse – nell’agire. Per questo, l’articolo propone una lettura parallela sui temi: da un lato il progettare nell’ottica della riflessione filosofica, dall’altro in quella strettamente legata all’agire dell’architetto. Senza intersezioni se non l’organizzazione per macro-temi. Al lettore è lasciato il compito, e la libertà, di costruire i ponti tra le due letture, nell’idea che gli spunti di una parte nutrano evoluzioni possibili anche per l’altra. Come due facce della stessa medaglia, le parti sono legate da una concordanza di pensiero e di intenti, e da una serie di riscontranze nei risultati dei processi logici, che offrono due dimostrazioni parallele. Ma al tempo stesso, coerentemente con la tesi proposta, il loro contenuto non può, ai fini del futuro che genera e influenza, considerarsi concluso nelle sue parole, senza cioè che quei ponti, volontariamente o meno, siano creati. Non si propone quindi un dialogo tra sordi bensì, come nella quarta sinfonia di Charles Ives, due orchestre che suonano contemporaneamente due parti indipendenti, associate solo da un coro in distanza. Quel coro, quel referente, è il progettare, ovvero l’azione di conoscenza, svelamento e decisione tentativa e auspicativa del futuro: e la chiave di rottura concettuale è uno sguardo che guarda al progettare come a un efficace sviluppo strategico del potenziale. The concept of design, and designing, is so ambiguous that even the most obvious cornerstones, commonly built around opposite couples like the opposition between ontology and epistemology, or architectural theory and design theory. Going beyond those couples, as difficult as it may be, requires a third glance, whose reasoning may generate a new way of looking at things and, thus, act. That's why we propose a Sideby- side Reading: on the one hand, a philosophical though about design, on the other, an architectural one. No intersections are provided, other than paragraph articulation. The reader will have the chance, and the power, to build as many bridges between the two parts as he'll desire, so that the punctual inspiration of one part could serve also for the other. Concerning the general meanings, the premises and the actual conceptual outcomes, the two parts are totally on the same side. But at the same time, their ultimate meaning should not be limited to the words, without those conceptual bridges, even unconscious ones: also, that's consistent with the contents of the paper. No dialogues of the deaf, here: the paper propose something more like the Fourth Simphony by Charles Ives, where two orchestra plays two different things at the same time, connected by a third element - a distant chorus. Here, the chorus, the referent, is the act of design, or the act of knowing, unveiling, deciding, hoping a future: and the key for breaking the opposite couples is a new glance aimed at considering design as the effective strategic exploitation of potential.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2841666