Il progetto di ricerca (in corso) si propone di studiare il ruolo dell’atlante Plantas de las fortificaciones de las Ciudades, Plazas y Castillos del Estado de Milan, dato alle stampe da Joseph Chafrion nel 1687, all’interno dell'inedito contesto culturale di cui è frutto. Se alla fine del Cinquecento iniziano a circolare in Europa alcune raccolte di planimetrie urbane prodotte dagli ingegneri militari, è solo nel corso del XVII secolo che gli atlanti di città acquistano una raffinatezza che li porta a diventare oggetti tecnici ma al contempo artistici, destinati a “utenti” diversi: ingegneri, architetti, eruditi, collezionisti. Tra gli atlanti di epoca barocca, quello di Chafrion si differenzia grazie alla scelta dell’autore di non “fotografare” la città nel modo più aggiornato possibile, ma di diffondere l’immagine della città stessa nel suo contesto paesaggistico. In particolare, l’impaginato d’eccezione di ogni tavola dimostra come il processo di ingentilimento dell’opera, pensato per il mercato del collezionismo, sia perfettamente inserito all’interno del dibattito di epoca barocca: in primo piano sovradimensionati personaggi animano ogni città quasi fossero attori protagonisti in una scenografia privilegiata che è la città stessa. Giocoforza l’alto livello tecnico di rappresentazione del progetto editoriale curato da Chafrion lo trasforma, ben presto, in un oggetto desiderato, collezionato e anche plagiato. Marino Viganò (2007) ha già evidenziato, infatti, come l’atlante a stampa di G. B. Sesti (1707) sia un “plagio” di quello del collega spagnolo. Lo studio in atto di altre due raccolte (la versione acquerellata di Sesti conservata a Madrid e un atlante, senza autore e data, a Torino), permette di provare come entrambi si siano ispirati fortemente all’opera di Chafrion. Marc Bloch ci ha insegnato che «le ricerche storiche non sopportano l’autarchia. Isolato, ognuno di [noi] non capirà mai niente se non a metà, fosse pure nel proprio campo di studi» . Dato per assodato che l’architettura e la città siano tra gli oggetti/fenomeni che per essere studiati e capiti più chiamano in causa l’approccio inter - multi - e trans - disciplinare, spesso è difficile trovare la sede del confronto auspicato. L’occasione della Summer School “Ripensare il Barocco (secc. XVII-XVIII). Nuove prospettive storico-critiche”, invece, si è rivelata un terreno florido in cui approfondire alcuni temi, ma anche metterne in discussione altri. In particolare, il lavoro in gruppo, coordinato dal Dott.ssa Elisabetta Lurgo e dal Dott. Giuliano Mori, svolto in occasione della scuola mi ha permesso di guardare da prospettive differenti il mio progetto di ricerca. L’occhio disincantato – in relazione agli studi da me presentati - dei miei compagni di gruppo mi ha permesso di mettere in luce come per poter capire a fondo l’opera di Chafrion sia indispensabile approfondire le discipline della storia del pensiero politico e della filosofia barocca. Un approfondimento che, dal mio punto di vista, deve essere teso a sviluppare il rapporto con i colleghi delle altre discipline per poter costruire un vocabolario comune e poter condividere esperienze, suggerimenti, approcci e metodi di ricerca. Solo attraverso una consapevolezza della propria limitatezza, ogni specialismo riuscirà a esprimere le proprie possibilità sollecitando i confronti e il dialogo tra saperi umanistici e tecno-scientifici.

Ingegneri militari per il disegno della città barocca: l'atlante "Plantas de las fortificaciones de las ciudades, plazas y castillos del estrado de Milan" di Joseph Chafrion (1687) / Pozzati, Alice. - STAMPA. - Summer School "Ripensare il Barocco (secoli XVII e XVIII). Nuove prospettive storico-critiche":(2019), pp. 44-45. (Intervento presentato al convegno Summer School "Ripensare il Barocco (secoli XVII e XVIII). Nuove prospettive storico-critiche" tenutosi a Torino nel 2-7 settembre 2019).

Ingegneri militari per il disegno della città barocca: l'atlante "Plantas de las fortificaciones de las ciudades, plazas y castillos del estrado de Milan" di Joseph Chafrion (1687)

Alice Pozzati
2019

Abstract

Il progetto di ricerca (in corso) si propone di studiare il ruolo dell’atlante Plantas de las fortificaciones de las Ciudades, Plazas y Castillos del Estado de Milan, dato alle stampe da Joseph Chafrion nel 1687, all’interno dell'inedito contesto culturale di cui è frutto. Se alla fine del Cinquecento iniziano a circolare in Europa alcune raccolte di planimetrie urbane prodotte dagli ingegneri militari, è solo nel corso del XVII secolo che gli atlanti di città acquistano una raffinatezza che li porta a diventare oggetti tecnici ma al contempo artistici, destinati a “utenti” diversi: ingegneri, architetti, eruditi, collezionisti. Tra gli atlanti di epoca barocca, quello di Chafrion si differenzia grazie alla scelta dell’autore di non “fotografare” la città nel modo più aggiornato possibile, ma di diffondere l’immagine della città stessa nel suo contesto paesaggistico. In particolare, l’impaginato d’eccezione di ogni tavola dimostra come il processo di ingentilimento dell’opera, pensato per il mercato del collezionismo, sia perfettamente inserito all’interno del dibattito di epoca barocca: in primo piano sovradimensionati personaggi animano ogni città quasi fossero attori protagonisti in una scenografia privilegiata che è la città stessa. Giocoforza l’alto livello tecnico di rappresentazione del progetto editoriale curato da Chafrion lo trasforma, ben presto, in un oggetto desiderato, collezionato e anche plagiato. Marino Viganò (2007) ha già evidenziato, infatti, come l’atlante a stampa di G. B. Sesti (1707) sia un “plagio” di quello del collega spagnolo. Lo studio in atto di altre due raccolte (la versione acquerellata di Sesti conservata a Madrid e un atlante, senza autore e data, a Torino), permette di provare come entrambi si siano ispirati fortemente all’opera di Chafrion. Marc Bloch ci ha insegnato che «le ricerche storiche non sopportano l’autarchia. Isolato, ognuno di [noi] non capirà mai niente se non a metà, fosse pure nel proprio campo di studi» . Dato per assodato che l’architettura e la città siano tra gli oggetti/fenomeni che per essere studiati e capiti più chiamano in causa l’approccio inter - multi - e trans - disciplinare, spesso è difficile trovare la sede del confronto auspicato. L’occasione della Summer School “Ripensare il Barocco (secc. XVII-XVIII). Nuove prospettive storico-critiche”, invece, si è rivelata un terreno florido in cui approfondire alcuni temi, ma anche metterne in discussione altri. In particolare, il lavoro in gruppo, coordinato dal Dott.ssa Elisabetta Lurgo e dal Dott. Giuliano Mori, svolto in occasione della scuola mi ha permesso di guardare da prospettive differenti il mio progetto di ricerca. L’occhio disincantato – in relazione agli studi da me presentati - dei miei compagni di gruppo mi ha permesso di mettere in luce come per poter capire a fondo l’opera di Chafrion sia indispensabile approfondire le discipline della storia del pensiero politico e della filosofia barocca. Un approfondimento che, dal mio punto di vista, deve essere teso a sviluppare il rapporto con i colleghi delle altre discipline per poter costruire un vocabolario comune e poter condividere esperienze, suggerimenti, approcci e metodi di ricerca. Solo attraverso una consapevolezza della propria limitatezza, ogni specialismo riuscirà a esprimere le proprie possibilità sollecitando i confronti e il dialogo tra saperi umanistici e tecno-scientifici.
2019
9788899808211
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11583/2789050