L’interesse della monarchia sabauda per le ‘strade ferrate’ è relativamente precoce: già negli anni trenta dell’Ottocento, nel contesto dell’assetto territoriale definitosi con la Restaurazione, la necessità di un efficace collegamento sia con i porti del Mar Ligure (cui era venuto ora aggiungendosi quello di Genova per la parte commerciale e quello di Savona da un punto di vista militare, rendendo se non superfluo, almeno obsoleto il precedente sistema Nizza-Villefranche), sia con i confini orientali del Lombardo-Veneto, sia con quelli transalpini di Francia e Svizzera, anche nell’ambito delle relazioni e dei rapporti di forza con gli altri Stati e con l’Italia preunitaria, un programma di realizzazione di ferrovie appare come imprescindibile. D’altro canto l’esperienza della guerra di Crimea (che vede la realizzazione della linea ferrata da Balaklava a Sebastopoli) dimostra l’importanza di questa infrastruttura sia nelle logiche di guerra, sia in quelle mediche, per le quali si rivela di pari significato. Successivamente, tra Risorgimento e Unità d’Italia, anche grazie all’interessamento di Cavour, al mutare dei confini politici e soprattutto alla nuova gravitazione che abbandona il plesso alpino come area di permeabilità per assumerlo come limite nazionale, si associa un’estesa revisione dell’impianto ferroviario quale ossatura dello Stato, con echi che vanno fino al terremoto di Messina (1908) e alla Prima Guerra Mondiale

L'esordio delle ferrovie dalla Restaurazione all'Unità: un'importante infrastruttura per le forze armate / Guardamagna, Laura Antonietta. - In: STORIA DELL'URBANISTICA. - ISSN 2035-8733. - STAMPA. - Gli spazi dei militari e l'urbanistica della città. L'Italia del nord-ovest (1815-1918) (a cura di Chiara Devoti), "Storia dell'Urbanistica":10/2018(2018), pp. 327-351.

L'esordio delle ferrovie dalla Restaurazione all'Unità: un'importante infrastruttura per le forze armate

Laura Guardamagna
2018

Abstract

L’interesse della monarchia sabauda per le ‘strade ferrate’ è relativamente precoce: già negli anni trenta dell’Ottocento, nel contesto dell’assetto territoriale definitosi con la Restaurazione, la necessità di un efficace collegamento sia con i porti del Mar Ligure (cui era venuto ora aggiungendosi quello di Genova per la parte commerciale e quello di Savona da un punto di vista militare, rendendo se non superfluo, almeno obsoleto il precedente sistema Nizza-Villefranche), sia con i confini orientali del Lombardo-Veneto, sia con quelli transalpini di Francia e Svizzera, anche nell’ambito delle relazioni e dei rapporti di forza con gli altri Stati e con l’Italia preunitaria, un programma di realizzazione di ferrovie appare come imprescindibile. D’altro canto l’esperienza della guerra di Crimea (che vede la realizzazione della linea ferrata da Balaklava a Sebastopoli) dimostra l’importanza di questa infrastruttura sia nelle logiche di guerra, sia in quelle mediche, per le quali si rivela di pari significato. Successivamente, tra Risorgimento e Unità d’Italia, anche grazie all’interessamento di Cavour, al mutare dei confini politici e soprattutto alla nuova gravitazione che abbandona il plesso alpino come area di permeabilità per assumerlo come limite nazionale, si associa un’estesa revisione dell’impianto ferroviario quale ossatura dello Stato, con echi che vanno fino al terremoto di Messina (1908) e alla Prima Guerra Mondiale
2018
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