Lo studio propone lo sviluppo di un percorso narrativo sul rapporto arte-industria che attraversa la seconda metà dell’Ottocento con la nascita dei Musei Artistico Industriali italiani, rivolti a incarnare le basi di una identità nazionale da costruire e sedimentare nelle coscienze collettive, per approdare alla fondazione della prima ISIA a Monza nel 1922 e le successive traversie dei MAI e Scuole Superiori d’Arte Applicata con le loro riconversioni in Istituti Statali d’Arte durante le due guerre e le conseguenti diaspore, riallocazioni e vicissitudini delle collezioni originali. L’obiettivo è ricostruire un primo quadro di sintesi delle principali istituzioni didattico-museali ottocentesche individuando le trasformazioni subite dopo la Riforma Gentile e la Grande Guerra (cambiamenti di titolazione, traslochi di sedi, orientamenti programmatici) nell’ottica di ricomporre virtuali ricomposizioni unitarie delle collezioni originali dei musei (si pensi ad esempio alle collezioni del MAI di Roma oggi smembrate in almeno nove istituzioni e musei romani e ai calchi e stampi in gesso del primo Museo dei Gessi nazionale, oppure alla ricostruzione della Gipsoteca dell’Istituto d’Arte fiorentino alias Scuola Superiore d’Arte Applicata) o di riconoscere identitari filoni didattici di collezioni in gesso oggi dimenticati o sconosciuti (tra gli esempi: le collezioni di gesso distribuite a tutte le scuole professionali del Regno da parte della Commissione Centrale per l’insegnamento artistico industriale, o le campagne di collezione di stampi organizzate dal Ministero della Pubblica Istruzione in collaborazione con il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, o le vicissitudini di collezioni intere come gli stampi d’arte greca del formatore Ferdinando Martinelli). Partendo quindi da una ricostruzione di istituzioni comunali e statali mirate a riconoscere un ruolo guida ai temi della didattica (scuola), con particolare attenzione alle classi operaie e agli artieri, e della tutela (museo), intesa come salvaguardia di un patrimonio storico-artistico in fase di scoperta, l’intento è ricostruire il lascito di queste tradizioni culturali come patrimonio identitario – del conoscere e del fare – estremamente attuale e utile a ripensare la funzione dei musei in un sistema museale integrato fruibile e appetibile per le nuove generazioni.
ISIA e MAI: le arti applicate nei processi didattici e collezionistici tra le due guerre / Pesando, ANNALISA B. - In: MUSEI IN EUROPA NEGLI ANNI TRA LE DUE GUERRE. LA CONFERENZA DI MADRID DEL 1934. UN DIBATTITO INTERNAZIONALE / FAILLA MB; DELLAPIANA E; VARALLO F (a cura di). - STAMPA. - Genova : Sagep, 2020. - ISBN 978-88-6373-743-1. - pp. 231-242
ISIA e MAI: le arti applicate nei processi didattici e collezionistici tra le due guerre
ANNALISA B. PESANDO
2020
Abstract
Lo studio propone lo sviluppo di un percorso narrativo sul rapporto arte-industria che attraversa la seconda metà dell’Ottocento con la nascita dei Musei Artistico Industriali italiani, rivolti a incarnare le basi di una identità nazionale da costruire e sedimentare nelle coscienze collettive, per approdare alla fondazione della prima ISIA a Monza nel 1922 e le successive traversie dei MAI e Scuole Superiori d’Arte Applicata con le loro riconversioni in Istituti Statali d’Arte durante le due guerre e le conseguenti diaspore, riallocazioni e vicissitudini delle collezioni originali. L’obiettivo è ricostruire un primo quadro di sintesi delle principali istituzioni didattico-museali ottocentesche individuando le trasformazioni subite dopo la Riforma Gentile e la Grande Guerra (cambiamenti di titolazione, traslochi di sedi, orientamenti programmatici) nell’ottica di ricomporre virtuali ricomposizioni unitarie delle collezioni originali dei musei (si pensi ad esempio alle collezioni del MAI di Roma oggi smembrate in almeno nove istituzioni e musei romani e ai calchi e stampi in gesso del primo Museo dei Gessi nazionale, oppure alla ricostruzione della Gipsoteca dell’Istituto d’Arte fiorentino alias Scuola Superiore d’Arte Applicata) o di riconoscere identitari filoni didattici di collezioni in gesso oggi dimenticati o sconosciuti (tra gli esempi: le collezioni di gesso distribuite a tutte le scuole professionali del Regno da parte della Commissione Centrale per l’insegnamento artistico industriale, o le campagne di collezione di stampi organizzate dal Ministero della Pubblica Istruzione in collaborazione con il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, o le vicissitudini di collezioni intere come gli stampi d’arte greca del formatore Ferdinando Martinelli). Partendo quindi da una ricostruzione di istituzioni comunali e statali mirate a riconoscere un ruolo guida ai temi della didattica (scuola), con particolare attenzione alle classi operaie e agli artieri, e della tutela (museo), intesa come salvaguardia di un patrimonio storico-artistico in fase di scoperta, l’intento è ricostruire il lascito di queste tradizioni culturali come patrimonio identitario – del conoscere e del fare – estremamente attuale e utile a ripensare la funzione dei musei in un sistema museale integrato fruibile e appetibile per le nuove generazioni.File | Dimensione | Formato | |
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