Il percorso di testimonianze medievali sul territorio piemontese è di estremo interesse, in particolare l’area albese risulta essere ampia e ricca di architetture medievali che insieme costituiscono un patrimonio inestimabile. Gli edifici sacri sono gli elementi chiave di questa ricerca: chiese, pievi, monasteri, cappelle, formano una maglia territoriale da ripercorrere in modo diacronico. L’Albese è un’area apprezzata, ma rischia di essere valorizzato un solo settore del patrimonio culturale. L’obiettivo di questa ricerca è quindi anche quello di mettere in evidenza dei beni culturali cosiddetti minori. Essi non sono le mete dei grandi flussi turistici, piuttosto elementi altrettanto rappresentativi della storia dei luoghi, più adatti ad una categoria di utenti indirizzata verso un turismo culturale, lento, contemplativo. La ricerca è stata impostata secondo una prima parte di studio generale del territorio e della storia della diocesi, con particolare attenzione alla cattedrale di Alba che è stata considerata il principale termine di paragone per le chiese analizzate, di particolare interesse anche per la sua posizione geografica assolutamente poco baricentrica rispetto all’estensione diocesana, all’estremo nord, cosa che lascia supporre la mancanza di relazioni forti con quelle chiese nelle aree meridionali più periferiche. Avendo creato un primo quadro generale, si è proceduto a ripercorrere detta maglia, così da mettere in relazione la maggior parte degli edifici individuati. In particolare, questi studi e le ipotesi di trama territoriale medievale si sono restituiti tramite il loro georeferimento su mappa, che ha permesso l’interazione dei dati raccolti e delle carte prodotte. Sono state rappresentate all’interno del territorio diocesano medievale le differenti categorie di chiese, verificando la presenza di tipologie simili, murature o apparati decorativi ricorrenti. È stato altresì utile, per comprendere le modifiche subite dalla diocesi, ragionare sui confini e sulle loro trasformazioni nel tempo, così come sugli abbandoni e trasformazioni. Sono state confrontate circa 30 schede che hanno messo in evidenza aspetti quali lo stato di conservazione, le differenti proprietà, la presenza di elementi ricorrenti, i rapporti comuni. Nella seconda parte si è posta l’attenzione sulle murature. È stata affrontata un’indagine bibliografica estesa da cui si è dedotta la metodologia di analisi. Mirati rilievi murari sono stati realizzati per attuare uno studio comparativo tramite un abaco murario che ha permesso, per quanto possibile, di ipotizzare delle datazioni laddove le architetture non presentassero fonti documentarie esistenti. La realizzazione di un atlante delle tecniche murarie, basato su un censimento esaustivo del sopravvissuto vorrebbe così costituire uno strumento assolutamente efficace e privilegiato per la conservazione dei beni culturali, utile e necessario proprio perché lo studio ha messo in evidenza come gli interventi eseguiti sui beni siano stati spesso incongruenti e incompatibili. In particolare, si è fatto riferimento a delle unità murarie schedate, che identificano le diverse fasi costruttive caratteristiche di ciascuna architettura. Questa fase è stata supportata dall’esame dei cosiddetti elementi datanti laddove fossero ancora presenti sulla muratura originaria: archetti pensili e monofore. Risulta quindi evidente l’importanza della sovrapposizione dei diversi dati estrapolati dalle precedenti fasi di studio: le fonti documentarie e bibliografiche, le tipologie e gli elementi architettonici riscontrabili sul territorio, l’inquadramento in categorie delle unità murarie, la comparazione degli elementi decorativi e, infine, il confronto con le architetture appartenenti alle aree circostanti, quali l’Astigiano, l’Acquese, la Liguria. Si tratta di un’analisi complessiva di un vasto patrimonio che, architettura per architettura, vuole dimostrare l’eccezionalità del territorio in questione, tentando di rispondere alla domanda: si tratta di un unicum territoriale? Ci sono degli elementi che si riscontrano costantemente, legati alle caratteristiche territoriali, riguardanti cioè i materiali (arenaria, assenza di ciottoli, assenza di corsi decorativi in materiale differente). Tuttavia, non ci sono corrispondenze tipologiche fisse. Si riscontra un’area a nord est che è legata a una muratura più curata e regolare, tipica di edifici definiti come “esenti” nel XIV secolo, quali priorati o monasteri. Un’altra zona con caratteristiche simili è quella più a sud, in cui si riscontrano delle influenze provenienti dal Ponente ligure. È quindi dimostrato come il rapporto con la cattedrale sia quasi nullo, se non per l’identificazione di pochi caratteri riscontrabili in modo sporadico nelle architetture all’interno del territorio, dimostrando perciò la tesi iniziale.

L’architettura religiosa medievale nella diocesi di Alba. Un’analisi territoriale su relazioni, tipologie e caratteristiche delle chiese albesi tra X e XIII secolo / RAMELLA GAL, Martina. - (2018 Jul 02). [10.6092/polito/porto/2710705]

L’architettura religiosa medievale nella diocesi di Alba. Un’analisi territoriale su relazioni, tipologie e caratteristiche delle chiese albesi tra X e XIII secolo.

RAMELLA GAL, MARTINA
2018

Abstract

Il percorso di testimonianze medievali sul territorio piemontese è di estremo interesse, in particolare l’area albese risulta essere ampia e ricca di architetture medievali che insieme costituiscono un patrimonio inestimabile. Gli edifici sacri sono gli elementi chiave di questa ricerca: chiese, pievi, monasteri, cappelle, formano una maglia territoriale da ripercorrere in modo diacronico. L’Albese è un’area apprezzata, ma rischia di essere valorizzato un solo settore del patrimonio culturale. L’obiettivo di questa ricerca è quindi anche quello di mettere in evidenza dei beni culturali cosiddetti minori. Essi non sono le mete dei grandi flussi turistici, piuttosto elementi altrettanto rappresentativi della storia dei luoghi, più adatti ad una categoria di utenti indirizzata verso un turismo culturale, lento, contemplativo. La ricerca è stata impostata secondo una prima parte di studio generale del territorio e della storia della diocesi, con particolare attenzione alla cattedrale di Alba che è stata considerata il principale termine di paragone per le chiese analizzate, di particolare interesse anche per la sua posizione geografica assolutamente poco baricentrica rispetto all’estensione diocesana, all’estremo nord, cosa che lascia supporre la mancanza di relazioni forti con quelle chiese nelle aree meridionali più periferiche. Avendo creato un primo quadro generale, si è proceduto a ripercorrere detta maglia, così da mettere in relazione la maggior parte degli edifici individuati. In particolare, questi studi e le ipotesi di trama territoriale medievale si sono restituiti tramite il loro georeferimento su mappa, che ha permesso l’interazione dei dati raccolti e delle carte prodotte. Sono state rappresentate all’interno del territorio diocesano medievale le differenti categorie di chiese, verificando la presenza di tipologie simili, murature o apparati decorativi ricorrenti. È stato altresì utile, per comprendere le modifiche subite dalla diocesi, ragionare sui confini e sulle loro trasformazioni nel tempo, così come sugli abbandoni e trasformazioni. Sono state confrontate circa 30 schede che hanno messo in evidenza aspetti quali lo stato di conservazione, le differenti proprietà, la presenza di elementi ricorrenti, i rapporti comuni. Nella seconda parte si è posta l’attenzione sulle murature. È stata affrontata un’indagine bibliografica estesa da cui si è dedotta la metodologia di analisi. Mirati rilievi murari sono stati realizzati per attuare uno studio comparativo tramite un abaco murario che ha permesso, per quanto possibile, di ipotizzare delle datazioni laddove le architetture non presentassero fonti documentarie esistenti. La realizzazione di un atlante delle tecniche murarie, basato su un censimento esaustivo del sopravvissuto vorrebbe così costituire uno strumento assolutamente efficace e privilegiato per la conservazione dei beni culturali, utile e necessario proprio perché lo studio ha messo in evidenza come gli interventi eseguiti sui beni siano stati spesso incongruenti e incompatibili. In particolare, si è fatto riferimento a delle unità murarie schedate, che identificano le diverse fasi costruttive caratteristiche di ciascuna architettura. Questa fase è stata supportata dall’esame dei cosiddetti elementi datanti laddove fossero ancora presenti sulla muratura originaria: archetti pensili e monofore. Risulta quindi evidente l’importanza della sovrapposizione dei diversi dati estrapolati dalle precedenti fasi di studio: le fonti documentarie e bibliografiche, le tipologie e gli elementi architettonici riscontrabili sul territorio, l’inquadramento in categorie delle unità murarie, la comparazione degli elementi decorativi e, infine, il confronto con le architetture appartenenti alle aree circostanti, quali l’Astigiano, l’Acquese, la Liguria. Si tratta di un’analisi complessiva di un vasto patrimonio che, architettura per architettura, vuole dimostrare l’eccezionalità del territorio in questione, tentando di rispondere alla domanda: si tratta di un unicum territoriale? Ci sono degli elementi che si riscontrano costantemente, legati alle caratteristiche territoriali, riguardanti cioè i materiali (arenaria, assenza di ciottoli, assenza di corsi decorativi in materiale differente). Tuttavia, non ci sono corrispondenze tipologiche fisse. Si riscontra un’area a nord est che è legata a una muratura più curata e regolare, tipica di edifici definiti come “esenti” nel XIV secolo, quali priorati o monasteri. Un’altra zona con caratteristiche simili è quella più a sud, in cui si riscontrano delle influenze provenienti dal Ponente ligure. È quindi dimostrato come il rapporto con la cattedrale sia quasi nullo, se non per l’identificazione di pochi caratteri riscontrabili in modo sporadico nelle architetture all’interno del territorio, dimostrando perciò la tesi iniziale.
2-lug-2018
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