17 settembre 1831: Alessandro Antonelli, a Roma ormai da cinque anni, invia all’Accademia Albertina di Belle Arti a Torino il saggio conclusivo dell’alunnato di perfezionamento in architettura, trascorso frequentando i corsi della Scuola pontificia degli Ingegneri e le lezioni tenute presso l’Accademia di San Luca. La mente giovane ed entusiasta di Antonelli ha “inventato” un foro neoclassico per Torino, in cui le scelte urbanistiche avanzate durante l’occupazione napoleonica si uniscono alla lezione formale appresa a San Luca. Il tema della nuova cattedrale monumentale diventa il pretesto per ripensare all’intera “zona di comando” e per proporre una nuova veste architettonica a piazza Castello. La perentorietà con cui Antonelli pensa di intervenire sulla struttura storica del tessuto urbano lascia intuire una solida preparazione legata alla spavalderia della giovinezza, oltre che alla volontà di stupire e richiamare l’attenzione sul proprio operato.
"Un cospicuo lavoro che di rado s'incontra fra gli architetti anche di grido". Alessandro Antonelli e il progetto per il nuovo foro di Torino capitale / Dameri, Annalisa. - (2016), pp. 64-64. (Intervento presentato al convegno Theatroeideis: L'immagine della città, la città delle immagini tenutosi a Bari nel giugno 2016).
"Un cospicuo lavoro che di rado s'incontra fra gli architetti anche di grido". Alessandro Antonelli e il progetto per il nuovo foro di Torino capitale
DAMERI, Annalisa
2016
Abstract
17 settembre 1831: Alessandro Antonelli, a Roma ormai da cinque anni, invia all’Accademia Albertina di Belle Arti a Torino il saggio conclusivo dell’alunnato di perfezionamento in architettura, trascorso frequentando i corsi della Scuola pontificia degli Ingegneri e le lezioni tenute presso l’Accademia di San Luca. La mente giovane ed entusiasta di Antonelli ha “inventato” un foro neoclassico per Torino, in cui le scelte urbanistiche avanzate durante l’occupazione napoleonica si uniscono alla lezione formale appresa a San Luca. Il tema della nuova cattedrale monumentale diventa il pretesto per ripensare all’intera “zona di comando” e per proporre una nuova veste architettonica a piazza Castello. La perentorietà con cui Antonelli pensa di intervenire sulla struttura storica del tessuto urbano lascia intuire una solida preparazione legata alla spavalderia della giovinezza, oltre che alla volontà di stupire e richiamare l’attenzione sul proprio operato.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11583/2644010
Attenzione
Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo