La tesi discute e colloca storiograficamente l’attività di uno studio professionale fondato negli anni sessanta da un gruppo di giovani architetti torinesi, strettamente legati alla cultura comunista: il Collettivo di Architettura di Torino. Quella del Collettivo è un’esperienza che si caratterizza, come facilmente intuibile dal nome dato allo studio, per la struttura collegiale, scelta non come strategia professionale, ma come espressione della società di quegli anni, attraversata da un momento di forte politicizzazione, nel quale la politica e le sue ideologie permeano tutti gli aspetti della vita e dove, per alcuni, è impossibile scindere un elemento dall’altro. Un clima culturale che porta questo gruppo a una piena adesione non solo alla pratica professionale, ma anche a quella politica e culturale, intese come componenti da cui la professione non può prescindere. Le forme attraverso le quali questa esperienza si sviluppa e il momento particolarmente significativo del quadro politico-culturale e disciplinare italiano in cui si inserisce, permettono a un’analisi di carattere monografico, di restituire spunti interessanti intorno al rapporto tra evoluzione della professione ed evoluzione della società, di ragionare intorno a una componente ancora poco indagata del professionismo torinese nel corso del secondo dopoguerra, di ripercorrere alcuni degli aspetti più significativi del dibattito disciplinare degli anni sessanta e settanta, visti attraverso uno sguardo molto caratterizzato, e a ricostruire parti del discorso architettonico e urbanistico locale. La ricerca segue il Collettivo dalle sue origini fino alla prima metà degli anni ottanta, ripercorrendo la fase più interessante dell’attività del gruppo, con uno sguardo circoscritto alle elaborazioni inerenti l’area metropolitana torinese.
Il Collettivo di Architettura di Torino 1960-1983 / Andrini, Emanuela. - (2015). [10.6092/polito/porto/2620669]
Il Collettivo di Architettura di Torino 1960-1983.
ANDRINI, EMANUELA
2015
Abstract
La tesi discute e colloca storiograficamente l’attività di uno studio professionale fondato negli anni sessanta da un gruppo di giovani architetti torinesi, strettamente legati alla cultura comunista: il Collettivo di Architettura di Torino. Quella del Collettivo è un’esperienza che si caratterizza, come facilmente intuibile dal nome dato allo studio, per la struttura collegiale, scelta non come strategia professionale, ma come espressione della società di quegli anni, attraversata da un momento di forte politicizzazione, nel quale la politica e le sue ideologie permeano tutti gli aspetti della vita e dove, per alcuni, è impossibile scindere un elemento dall’altro. Un clima culturale che porta questo gruppo a una piena adesione non solo alla pratica professionale, ma anche a quella politica e culturale, intese come componenti da cui la professione non può prescindere. Le forme attraverso le quali questa esperienza si sviluppa e il momento particolarmente significativo del quadro politico-culturale e disciplinare italiano in cui si inserisce, permettono a un’analisi di carattere monografico, di restituire spunti interessanti intorno al rapporto tra evoluzione della professione ed evoluzione della società, di ragionare intorno a una componente ancora poco indagata del professionismo torinese nel corso del secondo dopoguerra, di ripercorrere alcuni degli aspetti più significativi del dibattito disciplinare degli anni sessanta e settanta, visti attraverso uno sguardo molto caratterizzato, e a ricostruire parti del discorso architettonico e urbanistico locale. La ricerca segue il Collettivo dalle sue origini fino alla prima metà degli anni ottanta, ripercorrendo la fase più interessante dell’attività del gruppo, con uno sguardo circoscritto alle elaborazioni inerenti l’area metropolitana torinese.File | Dimensione | Formato | |
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