Negli ultimi anni lo studio sulle sorgenti ha acquisito un ruolo sempre più preponderante nel campo ambientale, conseguenza dell’esigenza di definire nel modo più preciso ed univoco possibile le quantità di risorse idriche disponibili per l’approvvigionamento nonché le caratteristiche fisico – chimiche al fine di valutarne l’idoneità al consumo umano e la loro tutela. Il territorio valdostano ha la peculiare caratteristica di possedere su di una superficie ridotta (3263 km2) un numero considerevole di sorgenti (circa 1700 di cui captate circa 600). Da ciò si evince come la salvaguardia e la tutela dei corpi idrici che alimentano queste sorgenti siano obbiettivi prioritari per la Pubblica Amministrazione di questa Regione. Attualmente, la Regione Autonoma Valle d’Aosta è sprovvista di un metodo standardizzato per la delimitazione delle aree di salvaguardia e la progettazione delle opere di presa. Pertanto, è nato un progetto di cooperazione transfrontaliera per cercare di rimediare a tali mancanze. Questa tesi di dottorato, si inserisce all’interno del progetto “Collaborazione di ricerca per la gestione delle sorgenti di montagna”, siglata tra il Politecnico di Torino e il Servizio Geologico della Regione Autonoma Valle d’Aosta, nell’ambito del “Programma di Cooperazione Transfrontaliera Italia Svizzera 2007 – 2013 STRADA”. La prima fase del lavoro svolto durante la tesi è stata quella di individuare alcune sorgenti-tipo, su cui condurre uno studio approfondito. Per fare ciò è stato necessario acquisire una serie di dati mediante il confronto critico tra i diversi database regionali. Tali banche dati, spesso non coerenti tra loro, hanno fornito il primo supporto per effettuare i numerosi sopralluoghi finalizzati alla scelta delle sorgenti da inserire nel progetto, alla loro strumentazione e al loro campionamento. Successivamente, sono stati effettuati circa 40 sopralluoghi finalizzati ad identificare quali sorgenti presentassero un’opera di captazione adatta o adattabile, con piccole modifiche, alle esigenze tecniche di misurazione e di posizionamento della sonda, come la presenza di una vasca di calma e di uno stramazzo. In questa occasione è stato eseguito anche un campionamento per la definizione delle caratteristiche chimiche di ogni sorgente visionata. Quindi, in relazione a considerazioni effettuate sul terreno e all’acquisizione di alcuni dati chimici forniti dalla Regione o dai diversi Comuni, oltre ai risultati delle analisi chimiche eseguite è stata effettuata un’ulteriore scelta che ha visto l’inserimento in questo studio delle 7 sorgenti più rappresentative di una particolare tipologia in relazione al chimismo, alla quota sul livello medio del mare o all’ubicazione in particolari contesti caratterizzati da elevato rischio di inquinamento e quindi particolarmente vulnerabili. Infine, le sorgenti scelte sono state strumentate con sonde multiparametriche. Ciò ha permesso di eseguire su ognuna di esse uno studio di dettaglio riguardante: le caratteristiche geologiche ed idrogeologiche; l’applicazione di metodi di analisi dell’idrogramma, quali l’analisi della curva d’esaurimento e l’analisi sulle time series, ed infine l’applicazione ed il miglioramento di metodi volti all’assegnazione di un grado di vulnerabilità intrinseca il quale consente di delimitare le relative aree di salvaguardia secondo la normativa vigente. I risultati forniti da questa tesi di dottorato saranno la base scientifica su cui la Pubblica Amministrazione si baserà per ottimizzare la gestione e la progettazione delle sorgenti montane site nel territorio valdostano. In questo modo si potrà attuare un uso più razionale della risorsa ed una sua miglior tutela, le quali sono azioni fondamentali e prioritarie per una Regione in cui i principali settori economici sono il primario ed il turistico/ricreativo.

Valutazione della vulnerabilità intrinseca di sorgenti in aree montane / Amanzio, Gianpiero. - (2014).

Valutazione della vulnerabilità intrinseca di sorgenti in aree montane

AMANZIO, GIANPIERO
2014

Abstract

Negli ultimi anni lo studio sulle sorgenti ha acquisito un ruolo sempre più preponderante nel campo ambientale, conseguenza dell’esigenza di definire nel modo più preciso ed univoco possibile le quantità di risorse idriche disponibili per l’approvvigionamento nonché le caratteristiche fisico – chimiche al fine di valutarne l’idoneità al consumo umano e la loro tutela. Il territorio valdostano ha la peculiare caratteristica di possedere su di una superficie ridotta (3263 km2) un numero considerevole di sorgenti (circa 1700 di cui captate circa 600). Da ciò si evince come la salvaguardia e la tutela dei corpi idrici che alimentano queste sorgenti siano obbiettivi prioritari per la Pubblica Amministrazione di questa Regione. Attualmente, la Regione Autonoma Valle d’Aosta è sprovvista di un metodo standardizzato per la delimitazione delle aree di salvaguardia e la progettazione delle opere di presa. Pertanto, è nato un progetto di cooperazione transfrontaliera per cercare di rimediare a tali mancanze. Questa tesi di dottorato, si inserisce all’interno del progetto “Collaborazione di ricerca per la gestione delle sorgenti di montagna”, siglata tra il Politecnico di Torino e il Servizio Geologico della Regione Autonoma Valle d’Aosta, nell’ambito del “Programma di Cooperazione Transfrontaliera Italia Svizzera 2007 – 2013 STRADA”. La prima fase del lavoro svolto durante la tesi è stata quella di individuare alcune sorgenti-tipo, su cui condurre uno studio approfondito. Per fare ciò è stato necessario acquisire una serie di dati mediante il confronto critico tra i diversi database regionali. Tali banche dati, spesso non coerenti tra loro, hanno fornito il primo supporto per effettuare i numerosi sopralluoghi finalizzati alla scelta delle sorgenti da inserire nel progetto, alla loro strumentazione e al loro campionamento. Successivamente, sono stati effettuati circa 40 sopralluoghi finalizzati ad identificare quali sorgenti presentassero un’opera di captazione adatta o adattabile, con piccole modifiche, alle esigenze tecniche di misurazione e di posizionamento della sonda, come la presenza di una vasca di calma e di uno stramazzo. In questa occasione è stato eseguito anche un campionamento per la definizione delle caratteristiche chimiche di ogni sorgente visionata. Quindi, in relazione a considerazioni effettuate sul terreno e all’acquisizione di alcuni dati chimici forniti dalla Regione o dai diversi Comuni, oltre ai risultati delle analisi chimiche eseguite è stata effettuata un’ulteriore scelta che ha visto l’inserimento in questo studio delle 7 sorgenti più rappresentative di una particolare tipologia in relazione al chimismo, alla quota sul livello medio del mare o all’ubicazione in particolari contesti caratterizzati da elevato rischio di inquinamento e quindi particolarmente vulnerabili. Infine, le sorgenti scelte sono state strumentate con sonde multiparametriche. Ciò ha permesso di eseguire su ognuna di esse uno studio di dettaglio riguardante: le caratteristiche geologiche ed idrogeologiche; l’applicazione di metodi di analisi dell’idrogramma, quali l’analisi della curva d’esaurimento e l’analisi sulle time series, ed infine l’applicazione ed il miglioramento di metodi volti all’assegnazione di un grado di vulnerabilità intrinseca il quale consente di delimitare le relative aree di salvaguardia secondo la normativa vigente. I risultati forniti da questa tesi di dottorato saranno la base scientifica su cui la Pubblica Amministrazione si baserà per ottimizzare la gestione e la progettazione delle sorgenti montane site nel territorio valdostano. In questo modo si potrà attuare un uso più razionale della risorsa ed una sua miglior tutela, le quali sono azioni fondamentali e prioritarie per una Regione in cui i principali settori economici sono il primario ed il turistico/ricreativo.
2014
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