Dal momento dell’istituzione della Facoltà di Architettura al Politecnico di Milano, nel 1933, la Tecnologia dell’architettura compare nei programmi come disciplina autonoma solo a partire dal 1969, con l’emanazione del D.P.R. n. 995 del 31 ottobre di quell’anno. Occupandosi di sviluppare tra il progetto architettonico, la ricerca scientifica e la produzione industriale relazioni concrete e utili ai fini del progresso sociale, il nuovo insegnamento sostituisce e assorbe il precedente corso di Elementi costruttivi, da sempre presente nel piano degli studi della scuola milanese, notevolmente modificato e reinterpretato nei contenuti e nell’approccio alla tecnica e al progresso, a favore di un più serrato legame dell’intervento dei professionisti con le urgenze sociali, urbane, ambientali, politiche ed economiche del contesto di studio. Il processo di maturazione di una posizione culturale più complessa rispetto all’insegnamento della tecnica e di scorporamento della disciplina dalla Composizione architettonica, per divenire un settore di studi specifico, promosso e curato nel suo progredire da un Istituto apposito, conosce un’evoluzione relativamente lenta e graduale, che può essere ben evidenziata seguendo le vicende e il dibattito sulla formazione dell’architetto che hanno animato la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Nella Scuola milanese le contestazioni studentesche si avviano infatti precocemente rispetto al resto della Penisola, manifestando in modo evidente i primi dissensi già dal 1963, e, più che in altri poli, hanno carattere continuativo e si mantengono generalmente a livello di politica accademica e di didattica. L’indagine proposta dal presente lavoro di ricerca delinea le condizioni e i fattori che determinano il passaggio dall’insegnamento degli Elementi costruttivi all’esplorazione Tecnologica, ovvero da una dimensione pragmatica e concreta del progetto a una più ideale e teorica, considerando le peculiarità del contesto culturale del Politecnico e della città, i termini della riforma delineata dai contestatori e le forze di resistenza al cambiamento, che cercano di limitare la portata didattica dei corsi propedeutici e orientano gli studenti verso un approccio più ideologico del progetto rispetto a uno più pragmatico. A questo proposito, si analizza in maniera approfondita l’esperienza didattica di Carlo Villa, scelto come figura simbolica della “cultura del dettaglio costruttivo”, cioè del sapere colto del fare architettura, per la sua lunga carriera nell’insegnamento degli Elementi costruttivi, di cui cura i corsi dal 1953 al 1974. Le conclusioni del percorso di ricerca raccolgono alcune considerazioni di sintesi sui cambiamenti registrati all’interno del periodo considerato, ponendoli in relazione con le aspettative emergenti nei piani di riforma, i caratteri del contesto geografico-sociale delineato e gli elementi del dibattito sulla formazione dell’architetto e sull’interpretazione generale delle scienze e della tecnica.

La Tecnologia dell'architettura al Politecnico di Milano nell'ambito del dibattito sulla formazione. Le origini della disciplina e l'esperienza di Carlo Villa (1945-1974) / Tenconi, Lucia. - STAMPA. - (2013). [10.6092/polito/porto/2510083]

La Tecnologia dell'architettura al Politecnico di Milano nell'ambito del dibattito sulla formazione. Le origini della disciplina e l'esperienza di Carlo Villa (1945-1974)

TENCONI, LUCIA
2013

Abstract

Dal momento dell’istituzione della Facoltà di Architettura al Politecnico di Milano, nel 1933, la Tecnologia dell’architettura compare nei programmi come disciplina autonoma solo a partire dal 1969, con l’emanazione del D.P.R. n. 995 del 31 ottobre di quell’anno. Occupandosi di sviluppare tra il progetto architettonico, la ricerca scientifica e la produzione industriale relazioni concrete e utili ai fini del progresso sociale, il nuovo insegnamento sostituisce e assorbe il precedente corso di Elementi costruttivi, da sempre presente nel piano degli studi della scuola milanese, notevolmente modificato e reinterpretato nei contenuti e nell’approccio alla tecnica e al progresso, a favore di un più serrato legame dell’intervento dei professionisti con le urgenze sociali, urbane, ambientali, politiche ed economiche del contesto di studio. Il processo di maturazione di una posizione culturale più complessa rispetto all’insegnamento della tecnica e di scorporamento della disciplina dalla Composizione architettonica, per divenire un settore di studi specifico, promosso e curato nel suo progredire da un Istituto apposito, conosce un’evoluzione relativamente lenta e graduale, che può essere ben evidenziata seguendo le vicende e il dibattito sulla formazione dell’architetto che hanno animato la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Nella Scuola milanese le contestazioni studentesche si avviano infatti precocemente rispetto al resto della Penisola, manifestando in modo evidente i primi dissensi già dal 1963, e, più che in altri poli, hanno carattere continuativo e si mantengono generalmente a livello di politica accademica e di didattica. L’indagine proposta dal presente lavoro di ricerca delinea le condizioni e i fattori che determinano il passaggio dall’insegnamento degli Elementi costruttivi all’esplorazione Tecnologica, ovvero da una dimensione pragmatica e concreta del progetto a una più ideale e teorica, considerando le peculiarità del contesto culturale del Politecnico e della città, i termini della riforma delineata dai contestatori e le forze di resistenza al cambiamento, che cercano di limitare la portata didattica dei corsi propedeutici e orientano gli studenti verso un approccio più ideologico del progetto rispetto a uno più pragmatico. A questo proposito, si analizza in maniera approfondita l’esperienza didattica di Carlo Villa, scelto come figura simbolica della “cultura del dettaglio costruttivo”, cioè del sapere colto del fare architettura, per la sua lunga carriera nell’insegnamento degli Elementi costruttivi, di cui cura i corsi dal 1953 al 1974. Le conclusioni del percorso di ricerca raccolgono alcune considerazioni di sintesi sui cambiamenti registrati all’interno del periodo considerato, ponendoli in relazione con le aspettative emergenti nei piani di riforma, i caratteri del contesto geografico-sociale delineato e gli elementi del dibattito sulla formazione dell’architetto e sull’interpretazione generale delle scienze e della tecnica.
2013
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