Algiers is presented as a laboratory of modernity in a 'third world’ country. A modernity at first suffered, then sought and finally betrayed. Based on a comparison of a number of qualified bibliographic sources the paper sums up its urban evolution by critically selecting the most salient aspects of the social and political context, the authors and main works. As such, the following main events are focused: the first form of ‘manu military’ modernization, achieved through the demolition and reconstruction of the lower Casbah; the modernity of the real estate market and the major public policies for the construction of the French city; the advent of Neo Moorish style and related innovations in combining past and present, East and West; the lesson of Perret and its structural classicism; the birth of a first national planning and the role of the several plans signed by Danger, Prost, Rotival etc.; the controversial contribution of Le Corbusier and the work of a group of architects who followed his lesson; the relevant cycle of social housing programs in the 1950s, starting by the shanty towns regeneration to the new ones; the role of the Planning Agency in the failed attempt to order the chaotic process of city building; the modernization by prefabricated components, according to a pacification policy, following the Plan of Constantine (1958); the great works of Fernand Pouillon, which introduces a new concept of urbanity; the attempt to built an Algerian and socialist modernity, after the liberation in 1963 and the search for a new identity; finally, the gradual loss of the values of modernity, on the edge of architectural design and urban project, and the general decline towards a post-modernity. Algiers emerges as a paradigm of the difficulties encountered in post-colonial countries to build their own urban identity starting from the concepts and techniques of the modern canon, as borrowed from European countries. * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * Algeri è qui presentata come un laboratorio della modernità esportata nel ‘terzo mondo’ coloniale, dapprima subita, poi ricercata e infine tradita. Il testo, basandosi sul confronto di numerose e qualificate fonti bibliografiche, ne ricostruisce criticamente l’evoluzione selezionandone i temi e gli aspetti più salienti, con riferimento al contesto sociale e politico di riferimento, agli autori e alle opere. Vengono così richiamati: la prima forma di modernizzazione manu militari, operata attraverso la demolizione e la ricostruzione della bassa Casbah; la modernità della libera impresa e dei grandi interventi della mano pubblica nella costruzione della città francese; l’avvento del Neo moresco e le connesse innovazioni nel coniugare passato e presente, oriente e occidente; la lezione di Perret e il suo classicismo strutturale, di enorme rilevanza nella formazione della élite professionale locale; la nascita di una prima urbanistica ‘di Stato’ e il ruolo dei numerosi piani che si susseguiranno a firma di Danger, Prost, Rotival ecc.; il controverso apporto di Le Corbusier e la formazione di un gruppo di architetti che ne elaborano la lezione in versione meno dogmatica; il grande ciclo di realizzazioni dei quartieri popolari degli anni ‘50, a partire dalle cités de recasement delle bidonvilles, che ricercano un rapporto con i modi di vita e il contesto fisico locali; il ruolo dell’Agence du Plan, nel tentativo non riuscito di ordinare il caotico processo di produzione edilizia; il fertile confronto tra i seguaci del canone lecorbuseriano e gli ‘algerianistes’; la modernizzazione ‘prefabbricata’, in funzione della pacificazione politica, ricercata con il Plan de Costantine del 1958; le grandi opere di Fernand Pouillon, che introduce un nuovo concetto di urbanità, capace di far dialogare le forme del passato e le nuove forme dell’abitare; il faticoso avvio di una modernità algerina e socialista, dopo la liberazione nel 1963, e la ricerca di una nuova identità; infine, la graduale perdita dei valori della modernità, maturati nel corso di mezzo secolo sul filo del progetto di architettura e del progetto di città, e il generale declino verso la post modernità. Algeri ne emerge come paradigma delle difficoltà incontrate nei paesi post coloniali nel costruire una propria identità urbana a partire dagli strumenti concettuali e tecnici del canone moderno, mutuati dai paesi europei.

Algeri / Cina', Giuseppe - In: Architettura del Novecento. Opere, progetti, luoghi. Vol.2-3. / BIRAGHI M., FERLENGA A., a cura di. - STAMPA. - Torino : Einaudi, 2013. - ISBN 9788806182441. - pp. 22-31

Algeri

CINA', GIUSEPPE
2013

Abstract

Algiers is presented as a laboratory of modernity in a 'third world’ country. A modernity at first suffered, then sought and finally betrayed. Based on a comparison of a number of qualified bibliographic sources the paper sums up its urban evolution by critically selecting the most salient aspects of the social and political context, the authors and main works. As such, the following main events are focused: the first form of ‘manu military’ modernization, achieved through the demolition and reconstruction of the lower Casbah; the modernity of the real estate market and the major public policies for the construction of the French city; the advent of Neo Moorish style and related innovations in combining past and present, East and West; the lesson of Perret and its structural classicism; the birth of a first national planning and the role of the several plans signed by Danger, Prost, Rotival etc.; the controversial contribution of Le Corbusier and the work of a group of architects who followed his lesson; the relevant cycle of social housing programs in the 1950s, starting by the shanty towns regeneration to the new ones; the role of the Planning Agency in the failed attempt to order the chaotic process of city building; the modernization by prefabricated components, according to a pacification policy, following the Plan of Constantine (1958); the great works of Fernand Pouillon, which introduces a new concept of urbanity; the attempt to built an Algerian and socialist modernity, after the liberation in 1963 and the search for a new identity; finally, the gradual loss of the values of modernity, on the edge of architectural design and urban project, and the general decline towards a post-modernity. Algiers emerges as a paradigm of the difficulties encountered in post-colonial countries to build their own urban identity starting from the concepts and techniques of the modern canon, as borrowed from European countries. * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * Algeri è qui presentata come un laboratorio della modernità esportata nel ‘terzo mondo’ coloniale, dapprima subita, poi ricercata e infine tradita. Il testo, basandosi sul confronto di numerose e qualificate fonti bibliografiche, ne ricostruisce criticamente l’evoluzione selezionandone i temi e gli aspetti più salienti, con riferimento al contesto sociale e politico di riferimento, agli autori e alle opere. Vengono così richiamati: la prima forma di modernizzazione manu militari, operata attraverso la demolizione e la ricostruzione della bassa Casbah; la modernità della libera impresa e dei grandi interventi della mano pubblica nella costruzione della città francese; l’avvento del Neo moresco e le connesse innovazioni nel coniugare passato e presente, oriente e occidente; la lezione di Perret e il suo classicismo strutturale, di enorme rilevanza nella formazione della élite professionale locale; la nascita di una prima urbanistica ‘di Stato’ e il ruolo dei numerosi piani che si susseguiranno a firma di Danger, Prost, Rotival ecc.; il controverso apporto di Le Corbusier e la formazione di un gruppo di architetti che ne elaborano la lezione in versione meno dogmatica; il grande ciclo di realizzazioni dei quartieri popolari degli anni ‘50, a partire dalle cités de recasement delle bidonvilles, che ricercano un rapporto con i modi di vita e il contesto fisico locali; il ruolo dell’Agence du Plan, nel tentativo non riuscito di ordinare il caotico processo di produzione edilizia; il fertile confronto tra i seguaci del canone lecorbuseriano e gli ‘algerianistes’; la modernizzazione ‘prefabbricata’, in funzione della pacificazione politica, ricercata con il Plan de Costantine del 1958; le grandi opere di Fernand Pouillon, che introduce un nuovo concetto di urbanità, capace di far dialogare le forme del passato e le nuove forme dell’abitare; il faticoso avvio di una modernità algerina e socialista, dopo la liberazione nel 1963, e la ricerca di una nuova identità; infine, la graduale perdita dei valori della modernità, maturati nel corso di mezzo secolo sul filo del progetto di architettura e del progetto di città, e il generale declino verso la post modernità. Algeri ne emerge come paradigma delle difficoltà incontrate nei paesi post coloniali nel costruire una propria identità urbana a partire dagli strumenti concettuali e tecnici del canone moderno, mutuati dai paesi europei.
2013
9788806182441
Architettura del Novecento. Opere, progetti, luoghi. Vol.2-3.
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